Dov'è la Fontana?
Una Piazza usata come contenitore di tutto: purché non di se stessa. Ed è ora di capire che i magaeventi non salvano il centro dallo spopolamento e dalla desertificazione, ed anzi ne possono essere una concausa
Cerchiamo di essere chiari: non abbiamo nulla contro Umbria Jazz, così come non avevamo nulla contro il concertone della radio locale o il festival del calcio. Il punto è un altro: secondo noi, si è perso il senso della Piazza, la sua storia, il suo valore.
Si continuano a vedere i monumenti come se fossero oggetti scollegati dal contesti: un modo di vedere l'arte che ha perso il senso della funzionalità, il senso della relazione con il luogo e soprattutto del significato "politico" del monumento.
Se non si inquadra la Fontana nella Piazza, e quindi nella storia della repubblica perugina e delle sue istituzioni popolari, non si capisce niente né della Fontana né della città-
Ed infatti i turisti da mesi non fanno che fotografarsi davanti ai palloni, ai bottiglioni, alle più assurde strutture, trascurando allegramente la Fontana e le altre anticaglie lì intorno.
Ma lasciamo stare i turisti: chi ha perso il senso della Piazza e della Fontana e del loro valore "politico" è la città, e le sue istituzioni.
Altrimenti non si spiega il silenzio di tutti su questi continui abusi della Piazza: silenzio-assenso, che accomuna praticamente tutte le forze politiche. Ed infatti Regione e Comune, maggioranze ed opposizioni, cinquestelle e ex civici, associazioni culturali e ambientaliste, tutti sono accomunati da questo sostanziale accordo sull'uso della Piazza come spazio vuoto da riempire con qualsiasi cosa (purché non sia la partecipazione, per carità).
E tra questi abusi non mettiamo solo i baracconi commerciali, tra l'altro di pessimo gusto, che hanno occupato e occultato la Piazza nergli ultimi anni e mesi (a cominciare, tanto tempo fa, dalla fiera del cioccolato): anche iniziative culturali importanti, come ora Umbria jazz, finiscono per spossessare la città e i cittadini, occupando la Piazza con le loro megastrutture.
Per non parlare del pericolo, paventato dai più attenti, che le grandi vibrazioni create da una amplificazione aggressiva (e lontanissima dallo spirito del jazz) mettano a rischio gli stessi monumenti.
Insistiamo: è ora di ripensare alla collocazione dei grandi concerti. Ci sono varie soluzioni possibili, tutte decorose e attrattive, al di fuori della Piazza. Ed è ora di capire che i magaeventi non salvano il centro dallo spopolamento e dalla desertificazione, ed anzi ne possono essere una concausa: del resto, quarant'anni di megaeventi non hanno certo ripopolato e rivivificato il centro: hanno riempito le strade di gente per un'ora o due, e poi il giorno dopo era peggio di prima. Da quarant'anni, aumentano i grandi eventi e si impoverisce il centro. Sarà ora di rifletterci un po'. (foto di Pier Paolo Mariani)
|