La cremazione a Perugia
Non è possibile che un’amministrazione comunale, che si propone come democratica, non riesca a risolvere un problema così delicato superando difficoltà burocratiche e finanziarie
La notizia che a Perugia il forno crematorio, unico in Umbria, è fuori uso da mesi e lo sarà per altri mesi è sconvolgente. Le bare vengono accatastate tristemente come pacchi postali in attesa e i familiari sono costretti ad un triste pellegrinaggio nelle vicine regioni più complicato e oneroso.
Va ricordato che il rito della cremazione nelle società moderne è sempre più una scelta culturale di civiltà, un diritto ormai riconosciuto e sofferto perché esprime una precisa volontà attraverso una disposizione testamentaria. Non è possibile che un’amministrazione comunale, che si propone come democratica, non riesca a risolvere un problema così delicato superando difficoltà burocratiche e finanziarie. Anche perché la città di Perugia si pregia di un’apposita associazione con un importante numero di iscritti, che si ispira a quella fondata in Perugia nell’anno 1885 della quale persegue gli ideali. Secondo la legge dello Stato ha uno statuto approvato dalla regione Umbria nel 1989 con successive modifiche. Viene gestita in modo assolutamente trasparente da un apposito consiglio d’amministrazione con un suo presidente. Opera con un’assemblea generale annuale pubblica, svolge una sua attività seminariale e ha arricchito la sua funzione con tutta una serie di accorgimenti quali la costruzione di una sala per il commiato aperta a tutte le religioni, un giardinetto della rimembranza, eccetera.
Lauro Ciurnelli
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