Il 1416 non può essere una data identitaria
Il problema non è Braccio, uomo del suo tempo, protagonista del lavoro degli storici e di romanzi. Il problema è l'uso strumentale che si fa della storia e che tende a mistificare la realtà
In un intervento apparso giorni fa sul Corriere dell'Umbria, Mario Tosti, direttore del Dipartimento di Lettere dell'ateneo perugino e storico esperto di storia moderna, accusa gli storici che hanno criticato "Perugia 1416", la celebrazione del capitano di ventura Braccio di Fortebraccio decisa dall'amministrazione comunale.... "Lo storico vero non si schiera da una parte", sostiene, "non trancia giudizi, non esalta e non condanna". Aggiunge, Tosti, che l'amministrazione di centrodestra, avendo vinto le elezioni, "ha il diritto-dovere di proporre la ricetta che ritiene migliore per la rinascita della città, sempre nel rispetto delle dinamiche istituzionali e della trasparenza". Tosti, inoltre, mette praticamente sullo stesso piano le celebrazioni del XX Giugno - liberazione dallo Stato pontificio e liberazione di Perugia dal nazifascismo con quelle che ricorderanno 1º 1 e il 12 giugno la sconfitta di Perugia per mano del guerriero di Montone, che fece la sua fortuna con il mestiere mercenario delle armi. Afferma, infatti, che fino all'avvento delle amministrazioni di centro sinistra il XX Giugno non era una celebrazione di tutti. Tosti è stato nominato dal rettore dell'Università membro dell'associazione "Perugia 1416", della quale fanno parte tra l'altro tutti esponenti di centrodestra, candidati eletti e, soprattutto, non eletti alle ultime amministrative. Insomma, un organismo chiaramente di parte ospitato a Palazzo della Penna, museo civico e sede del l'assessorato comunale alla cultura. Tosti non teme di correre il rischio di essere considerato lui per primo storico di parte? In tanti coltivano dubbi persino riguardo alla legittimità di questa associazione privata con presenza pubblica. Ma sono pochi a dirlo, perché ormai la linea, su molti fronti, è quella di non esporsi nel dissentire: lasciamogliela fare, questa celebrazione, ormai si farà e se si farà che utilità ha contrapporsi? Tosti invece non tace e recita fino in fondo la parte in commedia. Il rappresentante dell'ateneo perugino mette come condizione il "rispetto della trasparenza". Quale, per amore di verità? Ad oggi non si sa ancora quanto e come spenderà i soldi l'amministrazione comunale per la sua costosissima, pare, iniziativa. Di trasparenza neppure l'ombra. Come manca la trasparenza sul milione di euro ricevuto dal ministero come capitale della cultura 2015. Come sono stati spesi quei soldi, e qual è la posta di bilancio per il grande evento di giugno? E' grave che non lo si dica. Ci si può dividere sul libero giudizio storico, ma sulla necessità di trasparenza delle spese del governo cittadino non è consentito. Che uno storico non possa valutare se Braccio e Perugia meritino a sei secoli di distanza la rievocazione in pompa magna del guerriero che sconfisse nel sangue la città, abbandonandola poco dopo, è opinione soggettiva dello storico Tosti. Come del resto lo è il giudizio storico, interpretazione soggettiva di avvenimenti, eventi, sulla base di ricerche e fonti. Senza esaltare o condannare, certo, ma considerando i fatti per quelli che sono: un mercenario sconfisse Perugia 600 anni fa, portando al potere i nobili all'inizio di un secolo che poi, per la città, fu di decadenza. Dove sta la ragione storica, culturale, politica, la necessità urgente e contemporanea per inventarsi nel 2016 un evento fantasmagorico che rigenera il contado, i pizzi, i velluti e i belletti, le spade e gli archibugi e fa spendere centinaia di migliaia di euro, la gran parte soldi pubblici? Deve essere il 1416 la data che certifica una nuova identi- ta della città? Un conto fare un convegno su Braccio. Non si nega a nessuno la necessità di studiare periodi e personaggi storici. Si contesta il fatto che il 1416 diventi data identitaria di Perugia. E se l'amministrazione ha fatto questa scelta tutta politica, chi non è d'accordo ha il diritto-dovere di esprimere pubblicame nte il proprio dissenso. Il problema non è Braccio, uomo del suo tempo, protagonista del lavoro degli storici e di romanzi. Il problema è l'uso strumentale che si fa della storia e che tende a mistificare la realtà. Ma visto che Tosti è storico al di sopra delle parti, ci dica lui se ci sono o non ci sono ragioni obiettive per tanto spreco di energie e di denaro. Se lascia che l'amministrazione faccia capricciosamente come ad essa pare, senza fondamento e solo perché a qualche assessore piace tanto Braccio il condottiero e in modo scaramantico anche il numero 16, allora il suo è un serio problema, non di storico, ma di cittadino adulto. Una ricetta non vale l'altra, per la rinascita della città, e il voto popolare non da mandato a chi amministra di fare ciò che gli pare. Chi comanda, comanda? Pensarlo significa avere una visione alterata della democrazia. Il grande evento di giugno non stava nel programma elettorale del centrodestra e a Palazzo dei Priori, per somma di voti, c'è una maggioranza grazie agli enetti della legge elettorale, non per l'effettivo consenso, inferiore al 30 per cento. E' davvero grave che Tosti, da anni presidente dell'Isuc (Istituto regionale per la storia contemporanea dell'Umbria), metta sullo stesso piano le celebrazioni del XX Giugno - d saranno quest'anno, tra l'altro? - con quelle dedicate con ossessiva cura al condottiero di Montone, considerandole entrambe legittime in quanto di parte. La liberazione di Perugia dallo Stato pontificio e, quasi un seco lo dopo, dal nazifascismo, è un patrimonio di tutti, indivisibile, oppure solo di quella parte che anni fa ha iniziato a celebrarlo? La città in quelle due date storiche si riconosce, perché deve al sacrificio di tanti perugini, uccisi dalle guardie svizzere del Papa e dai soldati nazisti, la propria libertà. Braccio non diede la libertà ai perugini, li sottomise con la forza e il sangue, era un nemico diventato conquistatore. Fa la differenza? Evidentemente per i cantori della grande celebrazione no. Certo, quando si iniziò a commemorare il XX Giugno non tutti erano d'accordo. Ampi settori clericali della città non lo erano. Perché erano di parte ed erano nostalgici dello Stato Pontificio. Il XX Giugno è un momento unificante della città. Braccio che riposa m pace da 600 anni divise Perugia allora e non ha smesso di farlo oggi. L'assessore Severini ha sostenuto poco tempo fa che gli storia che criticano i festeggiamenti di Braccio non amano Perugia. Ora Tosti sostiene che non sono neppure bravi storici. E' un atto ardito, persino presuntuoso, da parte di uno storico assumersi il compito di affibbiare la pagella agli altri storici. Non è ardimento foderare il proprio sapere e la propria coscienza civile e politica con spesse fette di opportunismo. Nelle parole di Tosti c'è tutto il poco dignitoso atteggiamento di laissez faire tenuto in questa vicenda dalle maggiori istituzioni culturali della città e da esponenti di prestigio della società perugina. Appunto, perché esporsi? Che convenienza c'è, oltre il buon senso, il rispetto della storia e degli interessi pubblici. In fondo piccole cose, davanti ad un corteo di dame e cavalieri con trine e sbuffi di stona damascata che bamboleggiando sfilano lungo il corso, facendosi ammirare dalla gente del contado.
dal CORRIERE DELL'UMBRIA del 05-04-2016
Lucia Baroncini
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