Teatro Turreno: non sentono la cultura cittadina, perché la cultura non parla
Ma è possibile che per chi ha in mano le leve del comando il destino del Turreno sia solo una questione di mercato? Il silenzio della cultura e delle associazioni sta uccidendo il teatro popolare di Perugia, il Teatro Turreno
Si è aperta a Perugia una discussione sul futuro del Teatro Turreno che mi pare abbia visto coinvolti solo singoli cittadini attenti alla città, come me d'altronde. Non mi pare, invece, che il dibattito abbia visto interessate le forze politiche cittadine, gli eletti nelle istituzioni comunali e regionali, i sindacati, le associazioni, la soprintendenza. Ed anche chi dovrà prendere decisioni sul futuro del Turreno, a mio parere una delle più belle testimonianze del '900 a Perugia e vero teatro popolare cittadino, ha evitato accuratamente di consultare ufficialmente persone che a vario titolo nella loro vita si sono occupate di spettacolo ed eventi. Penso all'antropologo del teatro Piergiorgio Giacchè, a Brunello Cucinelli e Ruggeri per il ruolo svolto al Teatro Stabile, all'attore Frondini. Così come la stessa cosa dovrebbe essere fatta con i direttori di Umbria Jazz (Carlo Pagnotta) di Immaginario (Riccini Ricci) e del Festival del Giornalismo (Arianna Ciccone) e con gli organizzatori di concerti di musica, chiedendogli se alle loro manifestazioni sarebbe utile quello spazio e come e quanto pensino eventualmente di utilizzarlo. E poi verificare se in Umbria o in altre regioni ci sono stati recuperi o utilizzi positivi di spazi simili. Insomma tutto un lavoro di esplorazione prima di giungere ad una decisione. Invece, da un dibattito che ho letto su un quotidiano mi pare di aver capito che del Turreno e del suo destino se ne stiano occupando Fioroni, un assessore comunale che si occupa di marketing, Agostini di Sviluppumbria che si occupa di economia e Fernanda Cecchini assessore regionale che si occupa d'agricoltura. Ma è possibile che per chi ha in mano le leve del comando ora in Umbria e Perugia il destino del Turreno sia solo una questione di mercato? Che la cultura debba essere esclusa dal dibattito, che chi si interessa di cultura, antropologia, musica, eventi, teatro, cinema, giornalismo non abbia niente di interessante da dire? Forse hanno già deciso lo smantellamento del teatro e temono quello che si sentirebbero dire? ù Tutto questo, però, non deve distogliere dall'altra faccia della medaglia e da un'altra domanda: perché gli uomini e le donne di cultura di Perugia e dell'Umbria non parlano lo stesso? Perché la stessa cosa non fanno le associazioni cittadine? Che almeno sappiano che anche il loro silenzio sta uccidendo il teatro popolare di Perugia, il Teatro Turreno.
Claudio Belladonna
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