Il Turreno: un bene storico-artistico e popolare
Salvarlo è salvare la cultura. E proprio per questo la Soprintendenza, tenendo anche conto della sua pregevole qualità artistica, non può permettersi di trascurarlo, insieme a esponenti politici e associazioni
L'ingegnere del Comune di Perugia Alessandro Arienti è stato uno degli interpreti delle necessità artistiche-architettoniche della Perugia post unità d'Italia, gli dobbiamo l'ingresso del Cimitero Monumentale di Perugia, il Palazzo della Provincia ed il Teatro Turreno che su suo disegno sorse alla fine dell'Ottocento nel luogo dove anni prima era stato costruito un anfiteatro di legno. Teatro poi riedificato nel 1953 su progetto dell'architetto Frenguelli. Con il Pavone teatro dei nobili, il Morlacchi teatro della borghesia il Turreno è stato pensato come luogo per l'intrattenimento più popolare ed ha sempre mantenuto questa caratteristica. Vi fu la prima rappresentazione cinematografica, una memorabile manifestazione futurista organizzata da Dottori e così via tra spettacoli di varietà, concerti di musica, convegni, manifestazioni politiche e tanto tanto tanto cinema. Proprio per questa natura popolare che lo ha fatto frequentare, fino a quando è stato aperto, da tutti i Perugini, ha svolto un'importante funzione sociale nella vita cittadina. E proprio per questo la Soprintendenza, tenendo anche conto della sua pregevole qualità artistica, non può permettersi di trascurarlo. Dovrebbe, anzi, accendere sul Teatro Turreno i suoi riflettori per impedire che quest'importante testimonianza sociale, architettonica e storica del Novecento vada dispersa e possa così, adeguandosi ai tempi, continuare la sua funzione anche nel secolo che stiamo vivendo. C'è da augurarsi che questa sensibilità l'abbiano inoltre esponenti politici che dicono che Perugia deve essere la città della cultura e delle università. Che anche loro si rendano conto che il Turreno deve continuare a far cultura popolare e non può essere trasformato in una inutile e antiquata già prima di nascere galleria commerciale. E che facciano la stessa cosa associazioni tipo Italia Nostra ed il Fai di Perugia, anche se la prima da quando Pietro Scarpellini non c'è più si è attivata solo quando poteva favorire le ambizioni politiche di qualcuno e danneggiare quelle di altri, mentre il Fai preferisce organizzare visite guidate non entrando più nel corpo vivo della protezione dei beni artistici come faceva quando suo presidente era la fondatrice Giulia Maria Crespi.
Francesca Berioli
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