16/07/2024
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C'è bisogno di un nuovo Piano regionale dei rifiuti
...che traguardi la chiusura delle discariche umbre e riposizioni la nostra regione all'avanguardia dei comportamenti civili in Italia
Al di là di come andrà a finire la vicenda giudiziaria aperta dal Corpo Forestale e dalla Magistratura in merito alla gestione dei rifiuti nella nostra regione, si evidenzia come tutto sia incentrato sulle discariche e sulla loro attività. Nella messe di dati che in questi giorni stanno affollando le pagine dei giornali, quello che appare più significativo è la percentuale di scarti della discarica di Pietramelina, che dovrebbe produrre compost di qualità dalla frazione organica. Il 57% di residui, cioè più della metà dei rifiuti conferiti dalla raccolta differenziata, prendono la strada della discarica di Borgogiglione.
A chi si occupa di rifiuti dal fronte ambientalista o da quello degli utenti era un dato ben noto, tante volte denunciato. Il vero problema è che al di là di quello che dice il Piano Regionale dei Rifiuti e dei dati sulla raccolta differenziata, la verità concreta è che in Umbria il ciclo dei rifiuti si basa essenzialmente sulle discariche, in barba all’impegno civico dei cittadini chiamati a differenziare i rifiuti. Questo perché nella nostra regione il ciclo dei rifiuti è di fatto gestito in termini tecnologici e manageriali da grandi imprese romane che sono nate e cresciute nella gestione delle discariche e degli inceneritori. Quello sanno fare e quello fanno anche in Umbria!!
Per questo nell’aggiornamento del Piano dei Rifiuti, fatto a maggio, non si è voluto inserire neanche come obiettivi strategici, quanto proposto dalle Associazioni ambientaliste e degli utenti: la differenziazione tra le aziende che raccolgono e quelle che gestiscono le discariche, introducendo così un sistema concorrenziale tra le due fasi volto a favorire il riutilizzo ed il riciclaggio dei rifiuti. Né è stata prevista l’applicazione della tariffa puntuale, cioè quel sistema che fa pagare gli utenti solo per la quantità di rifiuti indifferenziati prodotti, né, tantomeno, si è voluto mettere mano alle arretratezze organizzative nella fase della raccolta, per realizzare risparmi nell’uso dei mezzi e della manodopera. Perché tutto ciò costituisce un sistema volto a ridurre i conferimenti in discarica, con conseguente diminuzione dei profitti di chi le gestisce.
Ha quindi ragione chi, come la CGIL, chiede un nuovo Piano Regionale dei Rifiuti, visto anche che l’aggiornamento di maggio è avvenuto senza realizzare alcuna fase partecipativa della società regionale. Un Piano che a partire dall’interruzione dei rapporti con le imprese che da oltre trent’anni operano in Umbria e che sanno solo gestire discariche, traguardi la chiusura delle discariche presenti nella nostra regione, almeno quelle più inquinanti, come indica chiaramente l’Europa e riposizioni la nostra regione all’avanguardia dei comportamenti civili in Italia, promuovendo la raccolta differenziata porta a porta in tutto il territorio regionale, il riuso ed il riciclo dei rifiuti.
In questo senso il Comune di Perugia, partner pubblico della Gesenu, può e deve svolgere un ruolo significativo, per questo già da tempo abbiamo chiesto un incontro all’Amministrazione comunale e siamo ancora in attesa di una risposta, ci auguriamo che in tempi brevi sia possibile riaprire il tavolo della discussione, altrimenti proporremo alle associazioni ambientaliste e alle altre organizzazioni degli utenti di coinvolgere direttamente i cittadini.


Acu Umbria

Inserito mercoledì 21 ottobre 2015


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Commenti

Nome: Antonio Fratini
Commento: Prima di andare nelle scuole a spiegare ai ragazzi come si fa la raccolta differenziata, imparate a farla Voi per davvero. Sarebbe come se una prostituta insegnasse alle ragazze la castità o come se una ditta mafiosa andasse nelle aule ad insegnare la legalità...(ma che paragone ho fatto?)

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