Esentasse!
Una richiesta di esentare dalle tasse i residenti del centro storico...
Il centro, da quando è Storico, è morto e a questo ci si è abituati, e magari affezionati. Il turismo ossia l’ansia di venderlo più che di vederlo, ha spinto i negozianti e soprattutto i ristoranti a una occupazione stabile delle strade e delle piazze (inventandosi spazi e impalcature improbabili) che va ormai ben oltre la stagione o la scusa dell’estate. Poi ci sono gli Eventi: la sciagurata volontà di surrogare con colpi di vitalità e lampi di visibilità la mancanza di vita sociale e relazionale quotidiana. Anche questo non stupisce: infine al cimitero più che opere di bene si portano fiori, e la politica dei cento fiori della cultura domina anche le menti di destra come ieri le mani della sinistra (entrambe “storiche” e cioè morte anche loro). Quando poi ci si accorge che cominciano a scemare gli abitanti, si costruiscono nuovi alloggi, ma anche quelli restano loculi vuoti per anni, come succede all’ex-conservatorio di Via Fratti o alla zona della Torre degli Sciri e in molte altre situazioni già rifinite o da finire tutte in attesa di nuovi residenti di cui non si vede traccia. Al contrario, proprio in via Fratti, alcuni locali sono stati prontamente messi a disposizione della produzione dello sceneggiato sulla Luisa Spagnoli, preferendo chi li adopera “per finta” a chi potrebbe abitarci davvero. Almeno però il cinema ha ancora la necessità e la cura di adoperare l’acropoli come scenografia, mentre le altre iniziative vitalistiche e festivaliere sembrano lo scelgano solo perché è un’altura, un po’ come facevano un tempo gli eserciti invasori. Lo si capisce dalla disposizione e dall’abbondanza degli accampamenti dei cento mercatini – tutti tipici, per carità – oppure quando i baracconi ingombranti e francamente volgari di Eurochocolate ricoprono i monumenti che sembrano parcheggiati per caso in mezzo ai loro stand e se ne fanno beffe, anzi si leccano i baffi davanti alla facciata del duomo… Questa premessa è già troppo lunga, ma era utile per arrivare al sodo: la richiesta di esentare dalle tasse comunali gli ultimi residenti del centro storico. Lo confesso, faccio parte di questa élite e quindi sono parte in causa, ma ci sono cento ragioni per sostenere questa causa, anche eliminando i luoghi comuni e le false paure. Non si deve cioè evocare il degrado o la criminalità, anche perché l’incuria e l’insicurezza sono equamente distribuiti in tutto il territorio, e forse sono peggio in periferia che al centro. Però chi vive entro le mura soffre di esclusive disfunzioni e piccole noie e minimi accidenti che rendono la sua vita più svantaggiata, a partire dalla presa in giro del suo vantaggio, quello di stare in mezzo a case o cose belle che – per via dei troppi insediamenti e carnevali che durano ormai tutto l’anno – non si godono più. Ma è poi tutta la giornata del residente a sottolineare la beffa del vivere nel “salotto” della città, che intanto è così lontano dal bagno da essere sempre irrorato dal piscio degli avventori notturni. Insomma, a cominciare dal fare la spesa al mattino fino al riuscire a dormire la notte, non si può negare che il centro-residente se la passi peggio degli altri perugini dei dintorni. Cercare di acquistare frutta e verdura? Trovare alimenti in varietà sufficiente? La merce disponibile al centro è organizzata secondo due orientamenti, quello di lusso e quello di rappresentanza, cioè quello delle boutiques pretenziose e quello del marchio esclusivo (alla Coop del centro non si trovano che prodotti Coop): un riso normale che non sia carnaroli? o al contrario un etto di burro migliore di quello della grifolatte? Il mercato del centro è povero di scelte e di merci: per tacere del “mercato coperto” che dopo vent’anni di agonia ancora non è riuscito a darsi una morte dignitosa. Si può e si deve allora andare a fare la spesa altrove, magari al famoso chilometro zero che dista chilometri, ma partire con l’auto, per uno che vive al centro, significa non poter più tornare: i parcheggi gratuiti ancorché riservati sono nel frattempo stati occupati da chi abita fuori le mura e che conosce tutti i trucchi di una Ztl peraltro senza più controlli. Parcheggi a pagamento? Anche lì pochi posti e pochi risparmi per chi è residente, oltre alla ruggine che scende sulle auto che “risiedono” ovvero si fermano troppo tempo al piano coperto di via Pellini… Allora è meglio prendere un bus? I trasporti pubblici, diciamolo, non sono un vanto della città, ma anche quelli sembrano fatti per chi con calma e pazienza decide di venire “in su” anziché pensati per chi con urgenza deve recarsi “in giù”. Solo il minimetro è una benedizione almeno per andare allo stadio o alla stazione, ma lì ci prende il complesso di colpa di un deficit che pare incolmabile e di cui ci si sente colpevoli. La notte infine è piccola per noi, troppo piccolina. E non solo per via delle bande giovanili, che se la vivono lunga fino all’alba magari cantando e litigando in vicoli dove tutto rimbomba, ma anche per il rombo dei piccoli carri armati della solerte pulizia delle strade e delle piazze che, prima che sorga il sole, corrono a rimettere tutto a posto: per restituire il centro ai residenti ovvero il salotto ai ristoranti o infine per far finta che non sia passato nessuno? Il fatto è che un centro storico morto e vuoto è un campo santo che deve essere aperto a tutte le visite e le devozioni – e questo i residenti lo sanno e lo tollerano anche troppo bene. Non ritengono affatto di dover disturbare i disturbatori, non credono affatto di avere un diritto di proprietà più elevato del diritto d’uso e abuso degli altri cittadini o dei turisti. Cominciano invece a pensare di avere un “dovere” in più rispetto agli altri, forse addirittura un incarico per il quale sarebbe giusto ripagarli. La richiesta di un’esenzione dalle tasse potrebbe apparire paradossale e forse fino a qualche tempo fa lo era. Ma adesso che il ministro Franceschini ha deciso per decreto che i custodi di un museo o di un colosseo sono da considerare alla stregua degli addetti ai trasporti pubblici o agli ospedali, si può ammettere che nel loro piccolo anche i residenti del centro sono un po’ custodi dei beni culturali. Sono anzi dei figuranti attivi della vita sociale di una volta e – anche se non si vestono da centurioni abusivi o da armigeri del medioevo (almeno per ora) – sono comparse utili al film del turismo culturale. Non è che per questo debbano essere pagati, ma visto che alcuni comuni (Milano, se ricordo bene) stanno cominciando a non far pagare le tasse inventandosi dei baratti amministrativi con “lavori socialmente utili”, anche gli ultimi residenti del centro storico di Perugia fanno o meglio sono qualcosa di utile, visto che aggiungono una componente antropica al patrimonio dei beni culturali. Sono in effetti quelli che fanno del centro storico un museo vivente anzi vissuto, e magari anche gli unici a fare un po’ di educazione civica quando buttano le cartacce nei cestini, fanno l’elemosina ai questuanti, comprano ombrelli dai migranti o perfino quando, stanchi, si siedono e consumano al bar (visto che le panchine gratuite sono anch’esse storiche e poche, soltanto ai giardinetti). Dato poi che nel museo ci vivono dentro, stanno anche attenti a sporcare di meno e magari fanno i loro bisogni a casa propria, e infine rispettano i precisi orari di consegna dei loro rifiuti, da quando i bidoni dell’immondizia sono stati sostituiti dalla fila di sacchetti porta a porta, anche a vantaggio dei gatti (e dei topi). Insomma, se i residenti del centro non sono lavoratori utili sono almeno cittadini meritevoli e – in previsione della rivalutazione catastale che assegnerà loro il massimo livello di tassazione – chiedere l’esenzione delle tasse locali almeno durante tutta l’estate è una contropartita ragionevole. Nei mesi di duro inverno si potrà infatti tornare a pagare, almeno durante quei benedetti giorni di tramontana forte e di quaresima stretta, quando le strade e le piazze tornano ad essere zone davvero “residenziali”.
Piergiorgio Giacchè
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