Ancora il nodo di Perugia
Come il ponte sullo Stretto: un'opera inutile e dannosa
Se c’è qualche mente disturbata che ripropone ancora la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, quando l’Italia frana sotto l’urto del dissesto idrogeologico, si giustifica anche la pena di riproporre la tangenziale Collestrada - Corciano per sciogliere il cosiddetto NODO di Perugia.
Allora, forse, serve ricordare che la questione NODO nel suo insieme è stata più volte affrontata in passato. E l’opera venne giudicata “inutile e dannosa”. Inutile, perché da studi di livello universitario la nuova tangenziale di circa 22 km non tiene conto che la maggior parte del traffico va verso Perugia e la sua costruzione assorbirebbe appena il 10% del flusso. Mentre per logica i problemi del traffico privato non si risolvono con aperture di nuove strade, facilmente subito insufficienti, se non si affronta il problema della mobilità alle origini, sconsigliando l’uso del mezzo privato e rendendo più funzionale e competitivo quello pubblico. E dannoso perché il prezzo che viene pagato dal territorio in fatto di impatto ambientale risulterebbe salatissimo, in quanto si dovrebbe prevedere la realizzazione di due gallerie naturali, tre gallerie artificiali, il viadotto “Caina”, nove sottovia e due ponti. Così va considerato il fatto che ne risulterebbe devastato completamente il paesaggio. Soprattutto proprio nel tratto Sant’Andrea D’Agliano – ospedale, perché verrebbero distrutte due delle ultime e più belle vallate con evidente significato paesaggistico dell’intero territorio comunale, quella che dai colli del perugino scende fino al Tevere e l’altra che corre sotto il paese di Pila.
Lauro Ciurnelli, ambientalista
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