Per Pietro Scarpellini, coscienza critica della nostra città
Coltivava un'etica della città che ha sempre tentato di trasmetterci
Sono passati cinque anni dalla morte del professore Pietro Scarpellini, morto il 29 settembre 2010, il più grande storico dell'arte che l'Umbria abbia mai avuto, uno dei più grandi in Italia. Una persona che mai ha fatto qualcosa pensando al suo tornaconto, ma solo a tutelare le cose che gli stavano più a cuore: i beni culturali ed il paesaggio. Un'attività a favore del nostro patrimonio culturale pubblico che gli è valsa rispetto, affetto, gratitudine da parte di colleghi, allievi e semplici cittadini ed anche una malcelata ostilità dai luoghi del potere. Ma Scarpellini non è stato solo questo, è stato una delle poche coscienze critiche di Perugia, non aveva semplicemente una sua etica, coltivava un'etica della città che ha sempre tentato di trasmetterci. Nella sede della Società operaia è appesa una pagina di giornale con un suo articolo scritto a seguito del restauro della Fontana di piazza. Sta lì per ricordare questo fatto così importante per Perugia e per rendere omaggio al socio onorario Scarpellini, per poter raccontare agli ospiti chi era, cosa ha fatto per il paesaggio, il patrimonio storico artistico e per Perugia. Sta lì perché in futuro quella pagina di giornale lo ricordi alle future generazioni di soci, così come altri oggetti esposti ricordano grandi perugini del passato a quelli di oggi.
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