Dodecapoli etrusca: il calore della storia e della memoria
Rievocazione: freddo simulacro di qualcosa che non è più. Un'idea per niente originale, che fa apparire Perugia città provinciale e retriva, incapace di stare nel suo tempo, che sa pensare solo per eventi
L'ultimo XX Giugno sono stati iscritti nell'Albo d'Oro di Perugia lo scienziato Brunagelo Falini e l'archeologo Mario Torelli. Due attestazioni meritatissime una delle quali, quella a Mario Torelli, dovrebbe ricordare a Perugia la “Dodecapoli etrusca Patrimonio mondiale dell'Umanità”. Il riconoscimento della Perugia etrusca patrimonio dell'Unesco, è un'antica idea di Michele Bilancia per le nostre mura etrusche, poi giustamente allargata alla “Dodecapoli etrusca” su proposta del professor Torelli. Uno dei più grandi, se non il più grande, etruscologo vivente, che per dargli corpo ed anima aveva messo in campo il suo prestigio e le sue conoscenze nazionali ed internazionali. Un'idea cui avevano iniziato a dare le gambe per camminare. Erano state coinvolte l'Università di Perugia, la Regione Umbria e quella Toscana. Avevano aderito le altre città della Dodecapoli tra cui Arezzo, Cerveteri, Chiusi, Cortona, Grosseto, Piombino, Tarquinia, Volterra, cosa questa già miracolosa in Italia che per di più avevano accettato Perugia capofila di questo progetto. Invece di concentrare gli sforzi su quest'obbiettivo di grande prestigio culturale, che darebbe forza alle nostre due università e dal sicuro impatto sul turismo culturale, a Perugia si parla di rievocazioni. Un'idea per niente originale, che tanti altri piccoli comuni da decenni hanno già avuto e messo in pratica. Che fa apparire Perugia città provinciale e retriva, incapace di stare nel suo tempo, che sa pensare solo per eventi. Parlo d'eventi non a caso, perché a mio parere uno dei problemi di Perugia è che non sa vivere senza. Ma eventi ed offerte speciali devono radunare gente in spazi limitati ed in poco tempo. Per farlo hanno bisogno di effetti ed esagerazioni. Per questa loro natura lasciano tutto in superficie ed una volta esauriti il vuoto. Dovrebbero essere, come dice il nome, un fatto che avviene “ogni morte di Papa”, invece sono diventati come una droga: più è forte e più forte deve essere la prossima che prendi, più ne prendi e più ne hai bisogno, più ti riempi con essa e più sei vuoto. Ecco, il punto per Perugia è uscire dal circolo vizioso degli eventi per creare cose più stabili e durature. Come lo sarebbe la “Dodecapoli etrusca patrimonio dell'Umanità” capace di incidere, giorno dopo giorno, nel vivere quotidiano per la storia, per la memoria e la profondità di senso che porterebbe con sé. Sarebbe un Patrimonio fatto prevalentemente di pietre. E le pietre di Perugia comprese quelle etrusche, come ha scritto Claudio Spinelli in una delle sue più belle poesie, hanno tante storie da raccontarci. Possono farlo perché custodiscono, come d'altronde il Palio di Siena ed i Ceri di Gubbio, ricordi che anno dopo anno, secolo dopo secolo si sono sedimentati uno sull’altro a formare la memoria di una comunità dando senso al suo vivere. Le comunità degli eugubini e dei senesi non sarebbero più quelle che sono, forse non sarebbero più, senza i Ceri ed il Palio, noi perugini non saremmo più quello che siamo senza le nostre pietre etrusche e medievali. Tutto ciò è impossibile che nasca da un progetto nato a tavolino come la rievocazione fondato sulla mancanza di memoria, perché la memoria non te l'inventi, né la ricostruisci, né la ripeschi da qualche parte. Non è scritta nei libri di storia o nei documenti d'archivio, è un particolare sentimento che o viene tramandato dal tessuto vivo di una comunità o svanisce. Dagli uffici comunali potrà venir fuori solo una manifestazione nata vecchia, che con il ritardo con cui nascerebbe sarà una fredda rievocazione delle rievocazioni. Priva di senso, inutile simulacro di qualche cosa che già non è quello che vorrebbe essere. In "La giovinezza" l'ultimo film di Paolo Sorrentino, ad un certo punto l'anziano regista invita i giovani collaboratori a guardare da un cannocchiale. Loro guardano e vedono le montagne grandi, vicine, possono quasi toccarle; poi gira il cannocchiale e le montagne si rimpiccioliscono e s'allontanano. Il regista ne approfitta per spiegare loro che per i vecchi le cose del mondo sono in quel modo, indistinte e distanti, inafferrabili. A me pare che chi amministra Perugia, con questa sfilata in costume che vuole a tutti i costi organizzare, dimostri di guardare Perugia ed inviti a guadarla non solo con il cannocchiale girato dalla parte sbagliata, ma puntato dietro le spalle.
Vanni Capoccia
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