A proposito di Ikea
Prima di sostenere a spada tratta forme di neo-colonizzazione, bisognerebbe pensare se vale la pena svendere aree con vocazioni agricolo - paesaggistiche
Lo sciopero di otto ore indetto dai dipendenti Ikea in tutto il territorio nazionale contro la disdetta unilaterale del contratto integrativo, forse, avrà fatto fischiare le orecchie a qualche amministratore nostrano. Se è vero, come è vero, che l’insediamento del nuovo mega-magazzino della stessa ditta nel territorio comunale di Perugia ha trovato strenui difensori anche nella passata campagna elettorale. Il fatto ripete, se mai ce ne fosse stato bisogno, che certe grandi aziende di carattere multinazionale non fanno certo sconti quando si tratta di salvaguardare i propri profitti. Come dire che prima di sostenere a spada tratta forme di neo-colonizzazione con la prospettiva di raggiungere chissà quali traguardi di prosperità, bisognerebbe pensare se vale la pena svendere al miglior offerente e alla speculazione privata intere aree con precise vocazioni agricolo - paesaggistiche, distruggendo per sempre un bene comune unico e prezioso.
Lauro Ciurnelli, ambientalista
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