21/12/2024
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Datemi un Braccio e vi solleverò Perugia
“Datemi un Braccio e vi solleverò Perugia” (Archimede, III sec. a. C.). Non ci sono soldi per frane, marciapiedi, strisce pedonali...: ma ci sono per una rievocazione storica di Braccio da Montone

Il comune di Perugia non ha soldi per restituire alle strade della città un aspetto un po’ meno postbellico, non li ha per ripristinare i tanti marciapiedi ormai percorribili solo da giovani ed esperti escursionisti, né per riparare i danni provocati dalle frane, non li ha nemmeno, sembra, per ridipingere le strisce bianche quasi ovunque invisibili agli automobilisti e ai pedoni che dovrebbero servirsene per attraversare le vie in sicurezza; per non farla troppo lunga con l’elenco delle brutture di Perugia, sembra proprio che  non ci siano soldi per riconsegnare alla città che tutti giurano di amare sconfinatamente una sembianza di modernità e di efficienza.

In questo contesto, la nuova amministrazione comunale di Perugia, e in particolare l’Assessorato alla Cultura, Turismo e Università, hanno partorito la brillante idea di organizzare nel mese di giugno del prossimo anno (vedi il comunicato del 27 maggio 2015) una Rievocazione storica (così la chiamano) incentrata sul personaggio del condottiero perugino Braccio da Montone. Sono molte le perplessità (per usare un eufemismo) che una tale iniziativa è destinata a suscitare in numerosi “cittadini delle più varie collocazioni anagrafiche (sic), culturali e socio-economiche” (per citare un passo del comunicato) e qui di seguito proverò a elencarne qualcuna e infine a proporre una alternativa.

Per cominciare con la questione così plebea dei quattrini, quanto costeranno i tre giorni previsti di manifestazioni? Chi e con quali soldi pagherà? Il comunicato, pudicamente, non dice nulla al riguardo e forse non è ingiustificato immaginare che toccherà mettere mano alle dissestate casse comunali. In ogni caso sarebbe un gesto di grande correttezza e trasparenza pubblicare, oltre che il mirabolante programma della festa, anche un preventivo delle spese – che è facile prevedere molto ingenti -  e dei capitoli di bilancio sui quali dovrebbero gravare.

Poi, per venire a una questione meno volgare, si può discutere del merito e del senso della Rievocazione storica preannunciata. Un vecchio gufo come Friedrich Nietzsche ammonisce: “Certo, noi abbiamo bisogno della storia, ma ne abbiamo bisogno in modo diverso da come ne ha bisogno l’ozioso raffinato nel giardino del sapere, sebbene costui guardi sdegnosamente alle nostre dure e sgraziate occorrenze e necessità” (Sull’utilità e il danno della storia per la vita).

In effetti, la città di Perugia è così gravata da tante “dure e sgraziate occorrenze e necessità” che sembra legittimo chiedersi: a che o a chi serve rievocare un pur famoso capitano di ventura vissuto sei secoli fa, uno dei tanti cui Machiavelli imputava la decadenza dell’Italia (Il Principe: “la ruina di Italia non è causata da altro che per essere in spazio di molti anni riposatasi in su le armi mercenarie”)?

Forse una risposta, non priva di qualche venatura di infantilismo (perché voi sì e noi no?), si può trovare nelle prime righe del comunicato dove si lamenta che Perugia, diversamente da altre città umbre, è priva di rievocazioni storiche. Embè? verrebbe da dire, invece di addentrarsi in troppo complicate considerazioni sul senso di queste manifestazioni. Intanto, e per farla breve, si può suggerire la lettura del testo fondamentale di Eric J. Hobsbawm e Terence Ranger (L’invenzione della tradizione, Einaudi, 1987) che illustrano con esempi europei e coloniali lo stretto rapporto che lega l’invenzione di feste e rituali con l’esercizio del potere. Da questo punto di vista c’è da augurarsi che nessuno storico degno di questo nome si presti a legittimare una manifestazione che potrebbe tutt’al più interessare i cultori di discipline come Fenomenologia del Nulla o Arte e Storia del Kitsch.

Una seconda possibile risposta si può trovare, ancora nella prima parte del comunicato, nella fatidica espressione “evento”, ormai da anni diventata una specie di mantra degli assessorati alla cultura di ogni colore e confessione.

Evento, nei pensieri e nei bilanci degli amministratori, si contrappone a ciò che è ordinario e quotidiano, al mondo della vita di tutti i giorni, del funzionamento delle scuole, degli ospedali, dei trasporti, alla qualità dell’aria che respiriamo, alla raccolta e al trattamento dei rifiuti e via elencando banalità. Ma forse Perugia di eventi ne ha fin troppi, da quelli più illustri e riconosciuti come Umbria Jazz o il Festival internazionale del giornalismo a quelli più pacchiani e spazzatura (trash) come Eurochocolate. Semmai ciò che manca è la cura ordinaria e la manutenzione quotidiana degli spazi pubblici, dei luoghi di vita e di lavoro, attività, queste, che forse non accrescono la gloria di un sindaco o di un assessore ma certamente rendono più piacevole e più attraente la città, sia per i residenti che per i turisti.

E poi: perché ricordare proprio Braccio da Montone e la fine delle libertà comunali di Perugia? Certo è più spettacolare mascherarsi da dame e gentiluomini del ‘400 che non, poniamo, da popolani e guardie svizzere se si decidesse di rievocare il 20 giugno 1859, oppure da partigiani, soldati inglesi e fascisti se invece si rievocasse un altro 20 giugno, quello del 1944. Non farò il torto alla nuova amministrazione di insinuare il sospetto che si sia scelto di rievocare l’offerta della signoria di Perugia a Braccio in quanto strenuo difensore della causa e degli interessi della nobiltà contro la parte popolare dei raspanti. Anzi, ammetto di non avere una sufficiente competenza per entrare nel merito della figura e dell’importanza storica di questo uomo d’arme (ma Perugia non è la città della pace?), e mi permetto, per concludere, di avanzare una mia proposta di rievocazione storica che pesca ancora più indietro nel tempo.

Come è noto, proprio a Perugia è nato, nella seconda metà del XIII secolo, il movimento dei flagellanti, ad opera dell’eremita francescano Raniero Fasani. In città, e poi in molte regioni d’Italia e di Europa, si cominciarono a vedere lunghe processioni di persone che si infliggevano sanguinose ferite per mezzo di fruste, implorando il perdono dei propri peccati e la fine delle guerre e delle carestie (una descrizione abbastanza accurata di tali pratiche è, per esempio, in Luigi Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, vol. I, pp. 237-239). Ecco, questo fatto storico che rese Perugia nota nel mondo cristiano, potrebbe essere oggetto di una rievocazione che avrebbe, fra l’altro, il merito di far conoscere i pregevoli, ma ignoti ai più, affreschi nella chiesa di S. Bevignate (sì, quella di fronte alla quale si era pensato di edificare una inutile casa dello studente) che rappresentano proprio delle persone a torso nudo che si flagellano.

Questo sì sarebbe un evento sensazionale capace di attirare la curiosità, oltre che di tanti turisti, delle emittenti televisive sempre in cerca di nuovi episodi sanguinosi da offrire al proprio pubblico. Se ben pubblicizzata, la nostra rievocazione potrebbe fare vittoriosa concorrenza alle processioni di Vattienti o Battenti che ancora si celebrano in alcune località del Mezzogiorno come Verbicaro o Guardia Sanframondi.

Semmai il problema sarebbe quello di scegliere chi dovrebbe attraversare Perugia frustandosi e pregando, ma certamente maggioranza e opposizione faranno a gara a chi si frusta di più, e stando più in vista. Di cosa dovrebbero pentirsi e per quali colpe punirsi? Loro lo sanno e noi pure.




Paolo Bartoli

Inserito venerdì 19 giugno 2015


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Commenti

Nome: Giulia Rondini
Commento: Ma quanto ci verrà a costare sto badarello de la Severini?

Nome: Fabio Milletti
Commento: quanto di più provinciale, un'idea da provincialotti che l'hanno avuta con 50-60 anni di ritardo

Nome: marco
Commento: Una scelta quella della sfilata assurda, solo una giunta di destra come quella perugina poteva pensare ad una cosa così antistorica e solo reazionario-conservatrice

Nome: Costanza Ciabatti
Commento: Si vogliono divertire divertire travestendosi. Pensano che sia tutto un carnevale? Se li paghino con i soldi loro i vestiti e i figuranti

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