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Associazioni a Perugia: di cosa dobbiamo parlare?
Associazioni a Perugia: di cosa dobbiamo parlare?
Angela Cataliotti: alcune riflessioni in forma di intervista
In questi ultimi tempi, e specialmente dopo la stentata ripresa del dibattito sul Mercato coperto, si è molto discusso sul ruolo e la presenza delle associazioni, dei comitati, dei gruppi civico-ambientalisti a Perugia dopo la svolta elettorale del maggio 2014. Con Angela Cataliotti, una delle esponenti di tante esperienze civico-ambientaliste, ne discutiamo alcuni aspetti.
C'è un problema di modello di rappresentanza nelle associazioni? Penso di sì: in quelle che ho avuto occasione di conoscere dall'interno, nazionali (ad es. Legambiente, Cgil, Rete degli studenti) e non, il modello "rappresentativo" gerarchico e verticale fa sì che l'opinione degli associati non sia considerata ma che anzi sia orientata dall'alto. Gli associati servono solo a fare cassa con le loro quote e a fare numero in occasione delle manifestazioni. Questi (gli associati), dal canto loro, hanno la possibilità di versare una modica quota associativa e delegare sforzi mentali di elaborazione di idee e organizzativi a qualcun altro. Un modello alternativo, orizzontale, come quello che abbiamo cercato di praticare nelle nostre comuni esperienze, ha bisogno per affermarsi di un cambiamento culturale, ma non è impossibile. Vedo esperienze molto interessanti, come via della Viola, a cui riesco a partecipare semplicemente leggendo i puntuali verbali delle riunioni. c'è l'energia di tanti giovani, spinti da esigenze reali (lavoro) e non da un bisogno ideologico e un po' snob di molti animatori delle associazioni cittadine.
Come descriveresti, dal tuo punto di vista, l'operazione di inserimento di alcuni gruppi (già civico-ambientalisti) nella nuova amministrazione cittadina? Mi è sembrata una operazione molto abile, anche nella distribuzione degli incarichi. Attraverso figure storiche del mondo civico-ambientalista, divenute consiglieri, assessori o comunque a loro vicine, è riuscita a tacitare associazioni molto impegnate nel dibattito cittadino. E' proprio temendo questo che nel maggio scorso, tappandomi fortemente il naso, sono andata a votare Boccali al secondo turno, dopo la svolta romiziana di Barelli (che avevo votato al primo). Chi è libero di parlare ora? Noi possiamo farlo e dobbiamo continuare. Ho sempre pensato che la nostra forza sia a mala pena sufficiente per un'azione culturale e non elettorale. Tuttavia abbiamo il DOVERE di andare a votare SEMPRE il meno peggio, finché la regola è la democrazia rappresentativa.
E penso anche che dobbiamo stare attenti in questo momento pre-elettorale a che le nostre posizioni non vengano strumentalizzate da altri. A questo proposito riflettiamo su come alcune campagne, anche della Tramontana, siano state utilizzate dai "barellieri" di Perugia IeriOggiDomani per portarci all'attuale situazione.
E allora, di cosa dobbiamo parlare? Penso che sia ora di uscire dalle polemichette livorose su ciò che è accaduto e invece cominciare a lavorare su temi concreti, come è quello del mercato coperto: è ora di mettere in piazza tutti gli atti di questa operazione, i tempi (volutamente) ristretti, le contiguità tra questa e l'altra giunta, e fare proposte su come dovrebbe essere fatta la partecipazione (che si può ancora fare), ecc. Se ci dividiamo il lavoro forse riusciamo anche a farlo bene.
Nome: Marta Commento: Un conto sono Porta santa Susanna, Vivi il borgo, Borgo Bello, Borgo Sant'Antonio oppure quelle storiche come Mutuo Soccorso, Conestabile, Famiglia perugina, Ponte d'Oddi. Un altro conto sono le associazioni con pochissimi iscritti di cui attivi spesso uno solo
Nome: Alessio Relli Commento: Le associazioni è un termine vago ce ne sono di quelle che hanno una storia e seguito un percorso, altre che sono diventate o nate solo come una sigla, che poi hanno messo la loro sigla al servizio dell'attuale giunta (Perugia ieri oggi domani, è ancora un'altra cosa: il marchio dietro il quale e grazie al quale si sono coalizzati i rancorosi). Le prime, credo, dovrebbero essere interessate a questo discorso che le richiama al protagonismo partendo dall'individuare la risposta che l'articolo pone: perché ci siamo rintanati nel nostro orticello?
Nome: Achille Commento: L'ideale dell'associazionismo per chi governa è quello dei "barellieri" (che non sono solo Perugia Ieri Oggi e Domani, ma anche altre sigle): galoppini sempre ubbidienti, privi di libertà intellettuale ed autonomia. PS: prima ho scritto sigle perché per ogni sigla saranno 3 o 4 persone, non di più.
Nome: giampiero tamburi Commento: La “partecipazione” : questa sconosciuta!
Certo è che i modelli adoperati per dire che i cittadini partecipano a incidere concretamente per cambiare le situazioni della nostra Perugia; degrado, delinquenza, in una parola “gestione della cosa pubblica”, non rispecchiano sicuramente quell'imperativo democratico che la nostra cultura imporrebbe. Aldilà dell'aspetto verticistico di chi, nelle associazioni, dà il suo tempo e la sua esperienza, un fatto, secondo il mio punto di vista, molto più grave è la non disponibilità che i nostri amministratori (e qui non ne faccio una questione di politica) che siano di destra o di sinistra che si sono succeduti alla guida del Comune, non hanno certo brillato per agevolare la rappresentanza delle associazione e quindi di tutta la cittadinanza. Se, da una parte si lamenta un atteggiamento dei leader delle vari istanze cittadine di non coinvolgimento della collettività stessa, che si può anche capire perché siamo, purtroppo, abituati a delegare senza poi verificare se le consegne vengono rispettate, dall'altra, cosa molto più essenziale per cambiare le cose democraticamente, è mancata totalmente la volontà di coinvolgere i cittadini, da parte delle Amministrazioni, attraverso strumenti concreti che siano idonei allo scopo. Su questo aspetto, chi da una parte chi dall'altra, abbiamo basato la nostra campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio e, sinceramente, ci aspettavamo bel altri impegni che non quello di discriminare delle associazioni nei confronti di altre e parti della città nei confronti di altre, per portare avanti quella partecipazione che certo non ci aspettavamo in questa maniera. Domandiamoci solamente una cosa: perché non mettiamo in atto una “CONSULTA CITTADINA PER LA SICUREZZA URBANA” dove si possa discutere, in maniera paritaria, per contribuire a dare soluzioni condivise, per risolvere i problemi? Come mai, per sentire il parere di tutti, non si indice un “CONSIGLIO GRANDE” come è stato fatto per le E45?