Ikea si, Ikea no, nella terra dei cachi
Nella terra dei cachi il cambio di destinazione urbanistica di un terreno rappresenta l'occasione ideale per scroccare qualche infrastruttura al privato, necessaria o solo ad uso elettorale
Solo nella terra dei cachi si può pensare che un Piano
Regolatore serva a fare cassa. L'Umbria e Perugia non fanno eccezione rispetto
all'Italia.
Nella terra dei cachi il cambio di destinazione
urbanistica di un terreno rappresenta l'occasione ideale per scroccare qualche
infrastruttura al privato, necessaria o solo ad uso elettorale.
E' questa la storia infinita
di Ikea a S. Martino in Campo, un insediamento urbanistico colossale in un'area
di pregio agricolo. Ancora più sconcertante oggi è che, con l'avvento della
nuova giunta, si trovino d'accordo maggioranza (quasi tutta) e opposizione.
Abbiano il coraggio di ammettere almeno che il Prg (Piano regolatore) serve proprio a contrattare
questi vantaggi e, una volta per tutte, venga abolito definitivamente senza
ipocrisie, così si risparmiano le spese per predisporlo.
Non parliamo poi della retorica straziante sulla
opportunità di sviluppo e sui posti di lavoro! Avete mai conosciuto qualcuno
che lavorasse per una multinazionale? Se quella specie di schiavitù possiamo
chiamarla lavoro allora basta. Ma non si può fare la guerra a Ikea, si dice,
perché tra le multinazionali non è delle peggiori, perché poi? Perché ha
dimostrato sensibilità all'ambiente? Mi pare che qui a Perugia non sia così.
Perché? Avrà trovato tappeti rossi ad accoglierla? Certo a Torino hanno avuto
la forza di dire “Benvenuta, ma scegliti un'area che il Prg ha classificato
idonea”. A Perugia non abbiamo, e non avevamo, altrettanto potere contrattuale,
evidentemente.
Queste riflessioni disordinate non vengano lette
come “guerra all'Ikea”, ma anzi come appello a mettere in campo la sua
sensibilità ambientale ricercando, insieme all'amministrazione, un sito più
idoneo avendo come criterio tutte le tematiche ambientali oggi urgenti. E' una
sfida che la grande multinazionale avrebbe la forza di raccogliere se ci fosse
la volontà, e chissà che alla fine non ne possa uscire un progetto degno di
essere un nuovo modello di insediamento. Le crisi economiche servono anche a
questo.
Nel frattempo se vorrò comprarmi un Tofteryd andrò
a Firenze o Roma.
Anna Rita Guarducci
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