22/12/2024
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Chi inquina paga, chi non inquina ci guadagna
La polemica sui rifiuti tra Pesaresi e Barelli: Legambiente dice la sua


Rendiamo concreto lo slogan chi inquina paga e introduciamo chi non inquina ci guadagna!

Nei giorni scorsi sulla stampa locale e in alcune testate online abbiamo assistito ad una polemica tra l’ex assessore all’ambiente Lorena Pesaresi e l’attuale assessore Urbano Barelli, sulla gestione dei rifiuti urbani e della raccolta differenziata perugina.

La Pesaresi da una parte rimarca risultati raggiunti dalla propria amministrazione nelle percentuali di raccolta differenziata e nell’ampliamento del servizio di raccolta domiciliare con il porta a porta, dall’altra afferma che i tagli imposti dall’attuale amministrazione al servizio di raccolta differenziata faranno retrocedere Perugia a livelli più bassi e inficeranno dunque i risultati raggiunti, come già in parte sarebbe accaduto per il secondo semestre del 2014, da quando cioè si è insediata la nuova amministrazione.

Sin dal suo insediamento invece Barelli ha bocciato il sistema adottato dalla precedente amministrazione, annunciato la volontà di introdurre un nuovo sistema di raccolta differenziata per l’area del centro storico, eliminando il porta a porta, in favore di un sistema che prevede grandi cassonetti interrati e “isole ecologiche” stradali dotate di bidoni per il secco differenziato nei quali i cittadini dovranno conferire i propri rifiuti tramite card magnetiche. Le motivazioni di tale scelta sono secondo il Vice Sindaco dovute principalmente a problemi di decoro e igiene urbana che i sacchetti di differenziata del porta a porta comportano.

Considerazioni oggettive - Al di là della polemica più politica che di sostanza e poco utile alla risoluzione dei problemi, quel che rimane oggettivo è che a vedere i dati dei rifiuti urbani di Perugia pubblicati dall’Arpa Umbria, la svolta positiva nella riduzione dei rifiuti prodotti e nella capacità di differenziare i rifiuti da parte dei cittadini c’è stata nel 2011, proprio quando si è introdotto e ampliato il sistema porta a porta che al tempo copriva poco più del 50% della popolazione perugina e che oggi arriva all’80. Da allora infatti le quantità di rifiuti differenziati sono aumentate passando dal 35% al 45%, ma quel che è risultato ancor più evidente è stata la consistente diminuzione dei rifiuti prodotti. Come dire che il sistema scomodo e noioso del porta a porta, forse anche indecoroso in alcuni casi, ha indotto i cittadini a produrre meno rifiuti, complice evidentemente anche la crisi, aumentando la propria coscienza di consumatori e di produttori di rifiuti, oltre ad averne reso più efficace la capacità di differenziare.

Il punto di vista di Legambiente - “La questione centrale – è il commento di Legambiente Umbria - soprattutto se si intende perseguire una strategia “rifiuti zero” e promuovere “un'economia circolare”, così come la nuova amministrazione ha affermato, è quella di attuare azioni e proporre soluzioni per aumentare non solo la quantità ma anche la qualità dei rifiuti differenziati".

“Da qui la considerazione che la semplice soluzione di eliminare il porta a porta – continua Legambiente Umbria - non solo potrebbe di fatto risultare un netto passo indietro ma in realtà non affronterebbe la questione della qualità dei rifiuti differenziati e nemmeno il problema dell’abbandono dei sacchetti di rifiuti in strada in particolar modo nel centro storico. Siamo infatti sicuri che i censimenti della popolazione siano aggiornati e rispondenti alla realtà? O magari c'è a tutt'oggi una forte presenza di affitti in nero che non consente di monitorare la raccolta nel modo coretto sia essa porta a porta o con cassonetti controllati da cards magnetiche?”

“L’idea poi di poter “nascondere” i rifiuti sottoterra è forse proprio quella che stiamo lentamente e faticosamente cominciando ad abbandonare in questi anni di nuova coscienza ecologica, perché ripristinarla con azioni di questo tipo? - domanda ancora l'associazione ambientalista - La sfida al problema complesso va invece affrontata organizzando meglio il porta a porta a partire da un controllo serrato sui comportamenti illeciti”.

La proposta di Legambiente Umbria - Da qui l’esigenza, più volte annunciata dall'amministrazione, più volte sollecitata da Legambiente Umbria e per ora ancora non realizzata, di passare alla tariffa puntuale, che da anni ad esempio viene applicata nei comuni dei 331.000 cittadini veneti gestiti dal Consorzio Priula, che ogni anno finiscono ai primi posti nelle classifiche dei Comuni Ricicloni di Legambiente.

“Si tratta di applicare il tanto enunciato “chi più inquina più paga”- ribadisce Legambiente Umbria - che però deve attuarsi non solo per le bollette dei cittadini, ma anche per l’intera gestione dei rifiuti. I rifiuti effettivamente riciclati devono restituire un valore economico all'intera comunità, così come i rifiuti smaltiti in discarica o negli inceneritori e mal differenziati devono costare di più alle amministrazioni e ai gestori. Da qui poi si deve estendere il discorso anche all’industria che produce beni che poi diventeranno rifiuti, i prodotti usa e getta non riciclabili, ad esempio, dovrebbero essere tassati proprio perché diventeranno un costo collettivo diventando un rifiuto.

“Non prendiamo parte alla polemica quindi – conclude Legambiente Umbria - ma richiamiamo questa amministrazione, come abbiamo fatto più volte con la precedente, ad impegnarsi per attuare tutte le iniziative possibili che rendano “vero” e concreto lo slogan ambientale chi inquina paga aggiungendoci magari che chi non inquina ci guadagna, dando un senso ed un seguito migliore al percorso che è già stato intrapreso”.



Legambiente Umbria

Inserito venerdì 23 gennaio 2015


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