Rassegna interregionale delle Pasquarelle
A Cascia il 18 gennaio
Cascia (Perugia) - Il 18 gennaio si apre la 39esima Rassegna Interregionale delle Pasquarelle, uno dei più antichi e più importanti eventi di musica popolare della Valnerina.
La rassegna raccoglie oltre 30 gruppi di musica popolare di Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, che si sfideranno a ritmo di organetto, fisarmonica e caccavella.
Al termine della manifestazione viene offerta "la merenda del contadino", a base di prodotti tipici della Valnerina.
Per maggiori info: Pro Loco di Cascia-Roccaporena - Cell. 331 4548029 - 333 8253884
Nome: Daniele Commento: Memorie cantate
note scritte
L’Associazione “Sellano Terra di Mezzo” ha organizzato per il 25 gennaio una Rassegna di canti popolari dal titolo “CANTA CHE TI PASSA”. Animatore e affabulatore, sin’anche eccessivo, del coordinamento dell’evento è stato Franco Valentini, conoscitore e ricercatore di tradizioni locali, teatrali e musicali. E’ stata una sorta di rassegna delle Pasquarelle oltre a stornellate, ormai in odore di carnevale.
Altresì dette Pasquerelle o Pasquelle, qui nel sellanese utilizzano più spesso il termine Pasquetta, Pasquette. Delle 46 più o meno piccole frazioni di questo comune, in almeno 7 la tradizione del canto della Pasquella, la notte della Pasqua Epifania, è tuttora presente o comunque è tornata in voga (e non è una moda, bensì una maniera di ricordare e vivere il proprio vissuto e per lo stare insieme). A Sellano, a Casale, a Setri, a Postignano (non l’attuale bel borgo “rifatto”), a S. Martino, a Molini di Cammoro, a Fonni (e pensare che sono meno di dieci gli abitanti attuali) si può sentire cantare la Pasquella (io utilizzo questo termine a me più consono), sino a notte inoltrata. Dicono che i testi originali delle varie Pasquelle siano segretamente e gelosamente conservati nelle chiese madri di ogni borgo, talché l’esplosione del canto in quella sera (o successivamente) è fonte di curiosità, di meraviglia, di invidia, di competizione. E poi succede che nel periodo di carnevale tra il 17 gennaio e la sua fine, i pasquarellari ritornino nelle case dove si erano recati a cantare per riscuotere il giusto compenso con il quale a turno organizzare presso il centro polifunzionale, i sabato sera, feste, chissà se in maschera per i più piccoli, per tutta la popolazione.
E vi è chi ne realizza di nuove, di Pasquelle o Pasquette che dir si voglia, come la Pasquarella di Renato Turi nel cascianese, un attuale o quasi inno alla pace (ce l’ha cantato un gruppo tra quelli presenti).
Con raduno e partenza dinanzi al minuscolo anfiteatro all’ingresso del paese, a fianco della chiesa madre e antistante lo Stella Cafè, e a seguire una contenuta sfilata per le vie del borgo i gruppi, una decina, si sono riuniti all’interno del plesso polifunzionale di Sellano. Questi i gruppi che hanno risposto all’invito della suddetta associazione (ma anche la Pro Loco, assai attiva in altre circostante, non penso sia stata soltanto a guardare): i “Pasquellari di Preci”, la Proloco di Cammoro-Orsano (di fatto Molini, gruppo ricostituitosi dopo alcuni anni di silenzio, credo), gli “Arrotasuorganettu” (gruppo nursino dal nome assai difficile da scrivere e pronunciare invero), “le Cinciallegre di Spoleto” (parecchie donne, soprattutto, con alle spalle forse anche ricerche sul campo), il gruppo folk storico di Avendita di Cascia (Silvio ne è un illustre testimone), i “Ritrovati” di Cerreto di Spoleto (non più giovani, se non decisamente anziani, ritrovatisi dopo tanti anni con la rinnovata voglia di cantare e di cantare questi canti), i Pasquettari di Sellano (tanti tanti), “Augusto” di Norcia (stornellatore e improvvisatore; oggi accompagnato da pochi), i “Cantori della Valnerina” (con la loro performance finale assai gradita; hanno presentato, sulla falsariga di una remota tradizione, risalente al medioevo, in 20 minuti, il loro TEATRO TASCABILE in “Storie d’aria, d’acqua e d’amore”). Mancava il gruppo di S. Martino, fermo per rispetto a una loro giovane componente in questi giorni assai sofferente.
Ma perché questa rassegna, questa manifestazione, così succinta ma così vivace e ricca? Lo ha detto, e immagino sia cosa condivisa dai tutti i presenti, il Franco di cui sopra, personaggio bizzarro, colto, espansivo e, come si definisce, “montanaro”. La memoria non deve essere distrutta, la memoria trasferita al nostro presente è un insieme umano di sensibilità, di emozioni e passioni, di pulsioni, di tradizioni. La cultura popolare è una forza che può e deve riprogettare un modello di società: in avanti ma con lo sguardo al passato. Può sembrare scontato, retorico, banale, tutto questo. Invece è da qui, qui e così, anche, in questi luoghi, che le persone si ritrovano, si riconoscono, si rinnovano.