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La medievalata
Si rievoca Braccio da Montone, nemico della repubblica perugina. Cosa ne pensano i rimatori: Pasquino Perugino e Mirco Revoyera

Una associazione di notabili cittadini ha promosso una rievocazione celebrativa dell'occupazione di Perugia da parte dei nobili fuorusciti guidati da Braccio Fortebraccio.

Non a caso è stata scelta la rievocazione dell'occupazione della città da parte del papalino Braccio da Montone e dei nobili nemici del Popolo perugino: fu la vera fine della repubblica perugina, la sconfitta definitiva della parte popolare e l'inizio del predominio dei nobili, che occuparono tutte le magistrature cittadine. Braccio infatti, dopo un breve scontro con il nuovo papa Martino V, fu da questi nominato vicario papale: finiva l'indipendenza di Perugia, finiva l'orgogliosa repubblica di cui Bartolo di Sassoferrato nel secolo precedente poteva dire: Quod civitas Perusina non subsit Ecclesiae nec Imperio.

Sarà una prova generale della tanto attesa "rievocazione medievale"? Non del medioevo popolare e della città governata "a popolo e libertà", ma della nascita dei vicari papali, che riportarono Perugia definitivamente sotto la dominazione pontificia.

Magari se questi signori si andassero a rileggere qualche pagina del Bonazzi...

 


Pasquino Perugino
 
IL SUPPLIZIO
Ci arrendiamo in modo unilaterale
fate di noi quel che vi cale,
smontate i palchi per pax ecclesiale,
mettete in galera chi accattona male,
organizzate finti mercatini di Natale,
fateci pattinare sul ghiaccio boreale,
aprite al traffico in maniera bestiale,
tenete le tasse a livello siderale,
riducete la cultura a questione feudale...
ma evitateci, vi prego, un supplizio letale,
perché c'é un limite anche al peggior male:
RISPARMIATECI LA RIEVOCAZIONE MEDIEVALE!!!


Mirko Revoyera

PERUGIA MEDIEVALE
A Perugia 'na trovata:
La sfilata medievale.
Gne sconfinfera tal tale:
"Chi sarìono sti genii?"
'N brutt'male, coi problemi
che c'avemo ntol groppone
Tre burini e 'n giuggiolone
Dicon ch'è n'idea geniale.
Penzo che 'n sarebbe male
Fà sfilà i puliticoni
Co ji scudi e ji spadoni
Per capì st'investitura.
Ritto a la cavalcatura
Col pennacchio, gonfio in petto
Io cel veggo L sindachetto
'N giro al corzo a fà 'l gigione.
E de dietro al cavallone
Giunta intera e Gran consijio
Tutti in marcia col cipiglio
De chi regna 'l mondo 'ntero.
'N fondo 'n fondo tal codazzo
Dietro ai culi dei cavalli
Màrcion mogi ji ex vassalli
Che oggi 'n contono più gnente.
L'elettore e la su gente
Su la striscia del letame
Dei cavalli e del reame
Nto lo stabbio, ale' saltelli!
Io m'apoggio tai cancelli
Dei giardini e guardo nzue
Da le Logge spunton due
Confratelli in giubba blu.
Je fòn motto da lassù
Ade' ntendo chi è 'l padrone
'l sindac'alza lo spadone
Tutti cavono l cappello
Pare un gesto fiero e bello
È 'n saluto, è cortesia
"Giù la testa, nun vorrìa!
Sì te veggon se' segnato!"
Medioevo mai passato
I signori so' artornati
Dai lontani tempi andati
Hòn cambiato sol i toni.
L'en da diccelo 'n sem bòni
A guernacce da noaltri
Noi volemo quìlli scaltri
Per restà a "scaldà la stalla"
Per lagnacce e pe' sparàlla
Per mandaje ji accidenti
Mai sereni, mai contenti
Ma ntol cul ce fàmo dà.
Che poi dài, chi ce 'l fa fà!
È na noia! N'antra bega!
Mejio piagne e fà la sega
Che curà la Libertà.
Prima i finti compagnoni
Ade' c'ènno i cavalieri
Oggi pròpio come ieri
Ce l'em messi io e te.
Turzli che 'n sem'altri!




Inserito sabato 22 novembre 2014


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