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A proposito del progetto Marco Polo–Turandot dell’Università per Stranieri di Perugia
A proposito del progetto Marco Polo–Turandot dell’Università per Stranieri di Perugia
Riteniamo che tale scellerata decisione rientri unicamente in una gretta politica di tagli e che il danno che ne seguirà riguarderà l'economia locale e la crescita culturale della città, i diritti dei lavoratori, i corsi di laurea
Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per la decisione della dirigenza dell'Università per Stranieri di Perugia di appaltare i corsi di lingua italiana del Progetto Marco Polo-Turandot a scuole private e associazioni che hanno sede in altre città , impedendo così a docenti di Perugia, altamente qualificati, che da anni operano in tali corsi, ma nonostante ciò ancora precari, di proseguire nel loro impegno didattico. Riteniamo che tale scellerata decisione rientri unicamente in una gretta politica di tagli e che il danno che ne seguirà riguarderà: - L'economia locale e la crescita culturale della città: l'Università per Stranieri di Perugia è un'istituzione connaturata con la nostra comunità, è inscindibile dalla nostra storia e dalla nostra identità di luogo di accoglienza. Per anni, interi quartieri sono sopravvissuti grazie agli studenti cinesi, sempre più propensi a spendere e a integrarsi con il tessuto cittadino. - I diritti dei lavoratori: si cancella con un solo gesto il rapporto di lavoro decennale che gli insegnanti precari hanno avuto con l'istituzione. Personale profondamente preparato nella didattica dell'italiano L2, entrerà nella giungla umiliante dei contratti di lavoro al limite della legalità. - I corsi di laurea, che da sempre traggono linfa vitale dai corsi di lingua dell'Università, i Master, i corsi di aggiornamento, ecc.: se il segnale dato dall'Università è che non servono altri docenti, anche il settore della formazione qui a Perugia potrebbe non avere più ragione di esistere. "Non basta il prestigio per sopravvivere" (II Messaggero, 29/10/14). Vero. Infatti, onori come quello di essere designati capitale europea della cultura, città dei giovani, si ottengono solo se istituzioni storiche come l'Università per Stranieri interagiscono con il tessuto e con le istituzioni cittadine, non se si richiudono in se stesse, spostando altrove profitti e frutti culturali. Invitiamo pertanto le istituzioni regionali e comunali ad aprire un confronto con l'Università per Stranieri e i suoi organi dirigenti, per individuare soluzioni positive che mantengano alto il prestigio dell'istituzione e non facciano pagare ai docenti precari e al territorio scelte rovinose.