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E' sbagliato allontanare gli studenti stranieri da Perugia
E' sbagliato allontanare gli studenti stranieri da Perugia
Sono una risorsa culturale ed economica. In gioco c’è il prestigio dell’intera Regione e l’impoverimento culturale, sociale ed economico del suo capoluogo
“La notizia secondo cui l'Università per Stranieri di Perugia avrebbe appaltato ad altri i suoi corsi destinati agli studenti cinesi non può passare sotto silenzio. Tutti i potenziali attori, dalla Regione al Comune di Perugia, dal Rettore all’intero corpo docenti e al complesso tessuto sociale cittadino devono prendere atto di una situazione tutt’altro che semplice per tentare di trovare una soluzione praticabile. In gioco c’è il prestigio dell’intera Regione e l’impoverimento culturale, sociale ed economico del suo capoluogo”. Con queste parole Oliviero Dottorini, consigliere regionale e presidente dell'associazione Umbria migliore, annuncia di aver presentato un’interrogazione urgente alla Giunta regionale riguardo alla decisione di palazzo Gallenga di trasferire dal 2015 parte dei corsi del progetto “Marco Polo e Turandot” presso strutture convenzionate di altre città italiane. “Condivido l’appello lanciato dalla Società Generale di Mutuo Soccorso finalizzato a scongiurare il ridimensionamento dell’Università per Stranieri. In effetti il forte calo delle iscrizioni unito al taglio dei fondi da parte del Ministero rende la situazione preoccupante. Si pensi che l'Alta scuola di Lingua e Cultura italiana è passata da 7400 iscrizioni nel 2011 a 6100 nel 2013 e anche il dipartimento di scienze umane e sociali ha perso iscritti. A questo si è aggiunto il taglio di circa 450mila euro da parte del Miur in seguito allo scarso punteggio ottenuto nella classifica Anvur. Anche le iscrizioni dei ragazzi cinesi sono diminuite. Non crediamo però che la risposta a questi dati allarmanti sia liberarsi dei corsi e degli studenti, in vista di diminuire le spese. La scelta di dislocare alcuni corsi porta sicuramente ad un calo delle spese, ma causa dall'altra parte una perdita enorme per la Stranieri e per la città di Perugia. Di prestigio innanzitutto, ma non solo: gli studenti stranieri sono una risorsa culturale e sociale, ma anche economica, che rischiamo di perdere, cedendola ad altre città italiane dove tali studenti si trasferiranno. Della Stranieri infatti potrebbe non rimanere altro che il marchio, perché i ragazzi iscritti formalmente a Perugia di fatto frequenteranno i corsi nelle sedi partner. Inoltre a tenere i corsi saranno, ovviamente, i docenti delle strutture convenzionate ed è verosimile che questo comporti anche tagli nel personale di Palazzo Gallenga, mettendo a rischio il lavoro degli insegnanti con anni e anni di precariato alle spalle, ovvero di tutti quei collaboratori ed esperti linguistici che da anni seguono gli studenti stranieri”. “In tutto questo – aggiunge Dottorini - è singolare che alla base di questa situazione ci siano normative che portano la firma del Ministro Giannini che in questo modo si ritaglia un ruolo di doppia protagonista: da un lato è sicuramente tra le responsabili del declino della Stranieri di Perugia, essendone stata rettore fino a pochi mesi fa, dall’altro è la promotrice, in qualità di Ministro, delle normative che inducono le università scadenti e con pochi iscritti a fondersi. Un autentico capolavoro che non vorremmo avesse come esito finale quello della privatizzazione. Di questo mi riprometto di parlare anche con l’assessore Casciari, anche per comprendere se il suo recente viaggio in Cina abbia qualche collegamento con le scelte della Stranieri sui corsi per gli studenti del Sol Levante. La storia di Perugia è una storia di cultura e l'Università per Stranieri è uno dei perni sul quale negli anni si è costruito lo spessore e il prestigio della città. Questa vicenda non è che l'ennesima dimostrazione della posizione assunta dal nostro paese verso l'università e l'istruzione in generale: sulla cultura non si investe, con la cultura non si mangia e la cosa più importante è far quadrare i bilanci. Siamo fermamente convinti – conclude Dottorini – che il primo passo per uscire dalla crisi sia invece investire sulla cultura, incentivare i giovani (italiani e stranieri) a studiare nelle nostre università, le quali, se ben gestite e valorizzate, possono essere probabilmente la più grande fonte di prestigio e ricchezza per le nostre città”.