Home >>
Il Vice-sindaco latita sulla riorganizzazione dei dipendenti comunali
Il Vice-sindaco latita sulla riorganizzazione dei dipendenti comunali
Sono passati ormai i fatidici cento giorni dall’insediamento della nuova giunta comunale e la tanto promessa riorganizzazione dei dipendenti dell’Comune tarda a venire per la confusione fatta dal Vicesindaco, nonché assessore al personale
Tentiamo di ricostruire i fatti grazie a fonti interne. Il vicesindaco riesce a costituire la delegazione competente solo nel mese di settembre poi, su pressione della Rsu, dichiara di iniziare le trattative con un comunicato stampa dell’8 ottobre; in quella occasione non si presenta ed alle giuste rimostranze sindacali rispondendo di non essere informato; infine confonde il Comitato Unico di Garanzia con la Rappresentanza Sindacale Unitaria.
Certo: Urbano Barelli si è aggiunto per ultimo al carro dei vincitori ma la sua maggioranza, in particolare del gruppo Forza Italia, era stata sempre presente e in contatto con i dipendenti,nelle passate amministrazioni.
Per il bene della nostra città vorremmo provare a dare alcuni suggerimenti sulla ottimizzazione dei costi della macchina comunale.
Per prima cosa occorre capire come funziona la catena di comando delle Pubbliche Amministrazioni, così come modificato nel 1992 dalla legge Bassanini che introduceva la Dirigenza di settore come un diretta espressione tecnica del Sindaco. Il testo di allora distingueva fra la parte politica e la parte tecnica, con compiti ben precisi: i primi danno le linee guida ai secondi che hanno la competenza tecnica e le risorse finanziarie per applicare il programma della parte politica, espressione del programma dei nuovi eletti dai cittadini.
Nella prima stesura della legge Bassanini si prevedeva che circa il 90% dei dirigenti fossero a tempo determinato, e quindi chi vinceva le elezioni sceglieva i propri tecnici di fiducia; nel tempo tale percentuale si è modificata fino a raggiungere con l’ultimo decreto Brunetta la percentuale contraria, quindi il 90% dei dirigenti sono a tempo indeterminato. Ciò significa che chi arriva si trova una dirigenza già bella e fatta, spesso espressione di interessi e volontà politiche pregresse.
Quindi sembrerebbe che la nuova giunta avesse pochi margini di intervento sulla riduzione della spesa dei Dirigenti, che, va ricordato, è la posta più alta, ma bastava poco per risolvere il problema.
Entriamo nel dettaglio: il Comune ha 5 dirigenti a tempo determinato, 3 dipendenti “promossi” a dirigente e 2 presi dall’esterno; quindi invece di prorogare il loro mandato, suggerito con Determina Dirigenziale del 30.9.2014, fino alla fine di novembre con una spesa di €. 82.184,39, avendo già speso altri €. 123.000 per il periodo luglio-settembre in cui la giunta Romizi entra in opera.
Il vicesindaco Barelli avrebbe potuto reinternalizzare la gestione, utilizzando per i 3 interni "l’istituto delle Posizioni Organizzative" che prevede l'utilizzo dal fondo di produttività dei dipendenti per saldare la differenza salariale: un’operazione che sarebbe stata a costo 0 per le casse comunali.
Ma chi sono invece i 2 esterni? Il Dirigente dei servizi bibliotecari e e quello del Turismo: il primo si dimena fra paventate chiusure (San Matteo degli Armeni e Villa Urbani) mentre il secondo gestisce un settore che potrebbe tradursi in un importante fattore di sviluppo economico, se venisse dotato di un’adeguata programmazione. Ad oggi invece a Perugia manca totalmente una politica dell’accoglienza, mancano adeguate segnalazioni e gli stessi uffici turistici (2 in tutta Perugia) sono ubicati in luoghi poco visibili, gestiti da personale esterno che, con i recenti tagli alla spesa, si sono visti ridurre l’orario di apertura. Ci chiediamo quindi se questi dirigenti esterni stiano operando correttamente e secondo quale indirizzo politico.
Ma oltre alla partita delle dirigenza, c’è poi quella del comparto (il resto dei dipendenti). Qui occorre capire quale livello dei servizi si vuole dare ai cittadini e in quale forma, diretta o esternalizzata.
Va quindi fatta una considerazione di merito. Ad oggi, le privatizzazioni hanno portato risparmi nel breve periodo, poi si sono sempre rivelate più onerose per le casse comunali senza peraltro un valore aggiunto in termini di qualità dei servizi erogati. Si pensi, per tutti, alle mense scolastiche che, fin quando erano gestite in forma diretta, offrivano un pasto di gran lunga migliore rispetto a quello offerto oggi nelle mense degli asili comunali (questo a detta sia degli utenti che degli operatori).
Sempre in linea con le azioni di revisione della spesa, la Giunta sta prevedendo la reinternalizzazione di alcuni servizi in capo all’amministrazione, quale ad esempio il centralino e la pulizia di caditoie e pozzetti.
Ad oggi, non si ha notizia di alcuna riprogrammazione di queste attività, che evidentemente, sono stante semplicemente sospese, senza alcuna individuazione in temini di assegnazione di risorse umane interne cui affidare quindi tali compiti.
Tante sono ancora le questione aperte con il personale. Va ricordato che proprio durante la campagna elettorale abbiamo assistito allo stato di agitazione del personale aperto su delle questioni di merito importanti, quali ad esempio il Contratto Integrativo Decentrato e la definizione delle Posizioni Organizzative, riguardo proprio ai criteri di individuazione ed assegnazione. Su questo punto, l’unica risposta è stata l’azzeramento delle posizioni e l’assenza della politica al primo tavolo utile.
D’altronde basta leggere in questi giorni i giornali per rendersi conto della totale incapacità di risolvere il problema espresso dalle Rsu e la sterile quanto discutibile risposta del Vice- Sindaco.