17/09/2024
direttore Renzo Zuccherini

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Gli errori che ci hanno sbarrato la strada
Il progetto appare come un'operazione di marketing, o come la scenografia di un film dove quando guardi dietro trovi solo assi che reggono una scena finta. Purtroppo mancano le idee e, soprattutto, i cittadini

Il rammarico per il verdetto che elegge Matera a Capitale Europea della Cultura 2019 è generale e, al di là della rincuorante corsa alla finale, possiamo dire che ormai un sogno è finito ed è ora, per il Movimento 5 Stelle, di fare un resoconto generale su che cosa ha decretato la nostra sconfitta.

Il progetto della Fondazione Perugia 2019 ha certamente molti lati positivi, sia negli eventi culturali previsti, che nella riqualificazione strutturale di molte parti della città; altrettanto c'è da dire per il coinvolgimento dell'intero tessuto culturale regionale e per il respiro europeo che arricchiva l'ultimo dossier presentato a settembre: per la prima volta si è progettata una rete di sostegno che avrebbe potuto farci uscire dall'atavico isolazionismo umbro. Ma in un buono quadro generale si nascondono, a nostro avviso, troppe sbavature ed errori che probabilmente hanno contribuito alla nostra sconfitta.
Andiamo per ordine.

UNA PARTECIPAZIONE SOLO OSTENTATA MA MAI PRATICATA

La Fondazione Perugia 2019 vanta la partecipazione di oltre 200 enti pubblico-privati che hanno contribuito alla costruzione del progetto, e di questo gliene se dà atto. Ma quello che è mancato fin dall'inizio, ed in particolare dopo l'ingresso nella fase finale e dopo il cambio di giunta comunale, è una partecipazione dal "basso all'alto" della comunità perugina che avrebbe dovuto essere coinvolta attivamente in eventi, agorà di confronto, sessioni di discussione aperte, seguendo l'esempio di Ravenna e Matera che hanno basato la propria candidatura anche su questo.
Invece, la scelta iniziale di costituire una fondazione, ovvero un soggetto privato, che gestisse autonomamente i cospicui fondi per la progettazione, ha rafforzato le antiche logiche di dirigenza verticistica tipicamente umbre, che da sempre creano dipendenze, rapporti e clientele nei vari soggetti coinvolti.
Le altre città finaliste hanno scelto di creare commissioni speciali del consiglio comunale e uffici pubblici specializzati, di coinvolgere costantemente la comunità nel progetto di candidatura, oppure di creare una fondazione solo nell' ultima fase della "corsa" ed eleggendo a suo presidente, come Matera, il sindaco stesso della città.
Inoltre, e questo è un errore evidente, la Fondazione ha dimenticato di chiedere ufficialmente il sostegno delle varie forze politiche operanti nel territorio, rappresentanti ufficiali della cittadinanza, come invece hanno fatto le altre candidate con un'interpellanza ufficiale ai gruppi consiliari: questa era una prerogativa richiesta esplicitamente dalla commissione, ma nel nuovo consiglio comunale di PG 2019 non si è mai discusso, e nessuno ha mai chiesto ufficialmente il sostegno ad alcunché.

SBAGLIATO CHIEDERE ALL'EUROPA DI RIMEDIARE AGLI ERRORI DELLE PASSATE AMMINISTRAZIONI

Per quanto riguarda gli interventi strutturali e alcune opere di recupero di spazi urbani i progetti proposti erano sicuramente apprezzabili, ma non è una buona strategia richiedere questo tipo d'intervento europeo per completare opere che dovrebbero essere di normale competenza amministrativa. La riqualifica del mercato coperto, la biblioteca degli Arconi, l'Auditorium di San Francesco al prato e altri progetti minori, sono di fatto opere abbandonate o ferme da anni: perchè l'Europa avrebbe dovuto sostenere quello che era il compito delle amministrazioni passate? E perché la Commissione Europea avrebbe dovuto scegliere di riqualificare spazi privati come il cinema Turreno e il teatro Pavone?
Solo l'ambizioso progetto dell'ex carcere meritava veramente l'approvazione della Commissione europea.

SVISTE E PARADOSSI

Per chi non conoscesse il contesto culturale e la politica locale, il programma di eventi ed interventi previsti nel dossier potrebbe sembrare un insieme multiforme di azioni attraenti e innovative. Ma, a ben vedere, alcuni punti sembrano veramente contrastare con le intenzioni reali dei nostri amministratori. Ad esempio cosa ne penserà Claudio Ricci, sindaco del comune di Assisi e soggetto finanziatore della Fondazione, del progetto "Lessico manifesto" promosso dalla comunità LGBT, dopo che lo stesso sindaco ha promosso una mozione comunale per il sostegno alla "famiglia naturale"?
O cosa ne pensa l'assessore alla cultura di Perugia Maria Teresa Severini del progetto "Center for Creative Health" che coinvolge l'Ex-Fatebenefratelli quale centro per performance artistiche, come già previsto dal progetto Corsia OF, quando l'assessore ha più volte dichiarato che di quella struttura vorrebbe fare uno spazio esclusivamente espositivo?
O come è stato possibile includere la Torre degli Sciri fra gli spazi per "concerti, esposizioni ed eventi performativi", quando la scorsa amministrazione ha portato a termine il folle progetto di destinare ad uso abitativo l'unica torre medioevale rimasta in piedi, invece che destinarla a scopi turistici e culturali? Bisognerà chiedere il permesso alle 12 famiglie residenti nella torre per fare progetti pubblici nell'attico condominiale?

UN PALESE CONFLITTO D'INTERESSI

Ai più non sarà saltato agli occhi che fra i vari eventi, che rinnovano il nuovo dossier rispetto al precedente di settembre 2013, c'è il progetto di "Fattoria Didattica" promosso dalle cantine Lungarotti e dal POST, insieme ad altri enti pubblici e privati,  che sarebbe stato finanziato con 200.000 €.* Probabilmente le cantine Lungarotti, rispetto alla migliaia di cantine umbre, si sono sempre distinte per un'imprenditoria culturale che si abbina a quella vinicola, ma di certo non sono l'unica azienda che lo fa in Umbria. La scelta di questo progetto fra quelli finanziabili invece coincide palesemente con l'ingresso in giunta dell'assessore alla cultura Maria Teresa Severini: una delle manager e responsabili marketing della stessa azienda Lungarotti e presidente della Fondazione POST. Un episodio che si sarebbe certamente dovuto evitare.

MOLTE IDEE CONFUSE IN UN LESSICO BABELICO

L'idea di Europa che si è concretizzata nel nuovo dossier è un cumulo di concetti astratti di cittadinanza globale che mal si concilia con l'identità dispersa della nostra città; il tutto si concretizza in pensieri contorti, inglesismi, calembours linguistici al limite del non-senso e della "supercazzola", slogan simili a payoff del marketing pubblicitario.
ImMature, ImMobile, ImMerge, Quot(a)ction, Ordinary Shelfie, sono solo alcuni dei termini che affollano il dossier conclusivo e che ne confondono l'idea di base, distaccando il progetto da un' immagine identitaria concreta.

PERCHE' L'UMBRIA NON DOVREBBE ESSERE PIU' verde E lenta?

Da "Still Life" (natura morta) a "European Life Style" (stile di vita europeo) ecco un altro calembour linguistico con cui la Fondazione sintetizza il proprio intento di invertire l'unico vero stereotipo positivo che ci identifica nel mondo: quello di essere un esempio di cultura ed economia Verde e Lenta. Secondo la Fondazione invece le città umbre dovrebbero smettere di essere "parchi, museo a cielo aperto o peggio 'riserve culturali' dell'Europa" per diventare un ambiente vivo e inedito.
Come se le nostre riserve paesaggistiche e culturali, i nostri prodotti tradizionali, la lentezza e la pazienza che serve per produrli e mantenerli, sia un nostro difetto genetico da mutare, invece che un punto di forza su cui investire. Nell'epoca della Economia Verde, dei mercati dei produttori che popolano Londra, degli orti sul tetto che riempiono i tetti di New York, L'Umbria dovrebbe diventare tutt'altro da ciò che è sempre stata?

PER CONCLUDERE

Il progetto, e il bid book che lo descrive, appaiono come un'operazione di marketing, o come la ascenografia di un film dove quando guardi dietro trovi solo assi che reggono una scenografia finta, ma ben elaborata. Purtroppo mancano le idee e, soprattutto mancano le persone, i cittadini.
Manca una visione entusiasta e quello sguardo attivo al futuro e all'orgoglio di poter essere una Città di rivoluzione culturale europea (dal latino revolutio-onis, rivolgimento, ritorno").



MoVimento 5 Stelle Perugia


Inserito mercoledì 22 ottobre 2014


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