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Un saluto a Remo Bistoni
Giornalista e scrittore, ha scritto sonetti dialettali perugini e disegnato un'immagine del Bartoccio

Il 9 agosto Remo Bistoni ci ha lasciato. Era nato ad Arezzo il 21 aprile 1924. Trasferitosi a Perugia a dieci anni con la famiglia compì gli studi prima nel Seminario diocesano poi in quello regionale di Assisi. Fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1948. Molta parte della sua missione sacerdotale, Bistoni la svolse come cappellano del lavoro presso lo stabilimento della Perugina di San Sisto per più di cinquant’anni. E per almeno dieci è stato anche cappellano del Sodalizio di San Martino, seguendo con dedizione gli anziani ivi ospitati. È stato tra i fondatori e i più attivi sostenitori dell’Associazione “Amici del Malawi”, creando un gemellaggio tra l’Archidiocesi di Perugia e quella di Zomba nel Malawi. Per questo suo impegno pastorale e sociale, oltre che culturale, fu insignito, il 20 giugno 2009, del prestigioso riconoscimento civile dell’Iscrizione all’Albo d’Oro della Città di Perugia.
Insegnante di religione cattolica, si dedicò anche al giornalismo, dirigendo per diversi anni il settimanale regionale «La Voce» e collaborando con la diocesana «Radio Augusta Perusia», oggi «Umbria Radio». Ha scritto libri di poesie, profili biografici di santi (santa Veronica Giuliani) e di personaggi, tra i quali l’arcivescovo mons. Giovanni Battista Rosa e don Federico Vincenti, che ebbe nel 1998 l’onorificenza di “Giusto delle Nazioni” per la sua attività, svolta con altri preti, di salvataggio degli ebrei negli anni della persecuzione. Di grande interesse le sue rievocazioni storiche, come Una Chiesa presente. Passaggio del fronte nel territorio della diocesi perugina 1943-1944, o i gradevoli racconti di Via della Sposa.
Del suo affetto per Perugia sono testimonianza anche i Sonetti in dialetto perugino, pubblicati nel 1984 nella collana "Il Bartoccio"; in copertina vi era anche la raffigurazione della maschera perugina, disegnata da lui stesso.

Di Remo Bistoni leggiamo:

La morte di S. Francesco

Ple stimmete, i strazi e n'accidente
che nun l'amazza 'ncora, por cocchino,
è tutto giù a stratone e senza gnente:
se poteva pià col cucchiarino!

"Porteteme a murì lagiù da i mia!"
e, dittofatto, come 'n fagottino
'l feceno venì a Santa Maria
e... n ti matoni come 'n lombrichino.

Lu' nun piagneva, ma adocchièva 'l cielo
e i frate, tutt'atorno, giro a giro
e uno je leggeva tol Vangelo.

E l'anma svaprò dal ragnatelo
de l'ossi, e 'n quil sospiro
Lu morse, ma 'na stella giva 'n cielo.




Inserito lunedì 11 agosto 2014


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Commenti

Nome: Daniele
Commento: Il mio sincero ricordo per Remo Bistoni. Conobbi anch’io Remo Bistoni. Successe nel 1995 allorché, ma non rammento i canali, avendo saputo egli che io mi sarei dovuto recare in Malawi per un breve stage di volontariato medico-sanitario, mi chiese un aiuto per operare un sopralluogo alla allora costruenda Chipini Health Clinic, sino a quel momento ancora struttura medico-sanitaria a valenza ambulatoriale. Dal distretto di Mangochi si trattava di scendere a quello di Zomba. Lo facemmo, con altri due amici e colleghi nell’arco di un lungo fine settimana. Fu emozionate, avventuroso in parte, produttivo in termini professionali ed umani. La cosa fu, quindi e credo, positiva e permise alcune migliorie alla struttura degli Amici del Malawi cui divenni socio e con i quali per alcuni anni collaborai attivamente senza peraltro ritornare in quel piccolo e povero paese africano. Da allora ci si vedeva, di tanto in tanto, ci si telefonava e soprattutto ci scambiavamo quanto noi stessi si scriveva, Remo i suoi appunti e raccontini, le sue poesie, alcuni suoi semplici ma suggestivi acquarelli (conservo tutto nel mio “cassettone” Malawi), io i miei fogli volanti, i racconti, i miei libri (ci siamo dati dal primo momento che ci incontrammo sempre del tu e ci si chiamava per nome, Remo e Daniele, senza tanti inutili prefissi e senza far precedere inutilmente i titoli professionali, anche se il Don e il Dottore talora sfuggivano dalle nostre labbra). Ma avemmo anche altre interessanti incontri fuori città, presso comuni amici o conoscenti. Fu utile. L’ultima volta che lo vidi, era già anziano e forse sofferente, fu pochissimi mesi fa, nel suo studio a Ponte d’Oddi, ove andai a trovarlo su sua gentile richiesta. La differenza generazionale, la netta separazione tra il suo essere credente e il mio laicismo ed ateismo non ci impedì di abbozzare in quell’ultima occasione che ci si vide un importante discussione sul soprannaturale, ma l’arrivo di altri ospiti ci interruppe quell’interessante colloquio che non avemmo tempo purtroppo di portare avanti né tanto meno a termine. Con queste parole, scritte di getto, voglio ricordare questo sacerdote, questo uomo, questo volontario per l’Africa, la meravigliosa, difficile e vituperata Africa, di cui entrambi s’era innamorati, e voglio ringraziarlo per la stima e la fiducia che ha sempre avuto nei miei confronti. E la cosa fu reciproca. Non voglio dilungarmi, e allora concludo con un sentito ciao e con un “Grazie Remo”.

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