Antichi ospedali e mutue nei rioni perugini
sabato 21 febbraio la prima tappa de i camminaPerugia
i camminaPerugia Antichi ospedali e mutue nei rioni perugini Sabato 21 febbraio, alle ore 16, dalla Fontana maggiore, ricominciano le camminate cittadine de i camminaPerugia, organizzate da Renzo Zuccherini in collaborazione con la Società Operaia di mutuo soccorso e con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Perugia, con un percorso dedicato alle istituzioni perugine che nei secoli hanno assicurato assistenza a pellegrini, poveri, cronici, derelitti, orfani e vergognosi. Il percorso permetterà di ripercorrere l’evoluzione dell’idea di assistenza, dalla beneficenza fino alla mutualità e infine all’affermazione del diritto alla salute e alla previdenza sociale, nei luoghi e nei monumenti della città. Infatti negli edifici, nella loro collocazione, nelle pietre stesse, noi possiamo leggere come è cambiata l’idea di assistenza: dalla monumentalità semplice ma solenne degli ospedali trecenteschi, alla severità spoglia e un po’ cupa degli istituti monastici, fino alla ricerca della salubrità e della solarità negli ospedali ottocenteschi. Non possiamo non notare come nella Perugia comunale gli ospedali abbiano quelle facciate, rivestite di conci bianchi e rosa, che mancano alle grandi chiese cittadine: basta confrontare San Crispino dei Calzolari con il Duomo, l’ospedale dei Pellegrini con San Domenico. E allora è facile vedere lo stretto rapporto tra la struttura sociale e politica della città e le sue istituzioni assistenziali. L’età comunale vede i Collegi delle Arti e le Confraternite dei disciplinati come promotori di istituzioni di grande importanza, alcune delle quali sono rimaste in funzione fino a tempi recenti: l’Ospedale dei Pellegrini, l’Ospedale di S. Giacomo del Cambio, l’Ospedale di S. Crispino dei Calzolari, Ospedale di S. Egidio della Mercanzia, e, su tutti, l’ospedale di S. Maria della Misericordia. Con la prevalenza pontificia, tra 400 e 500, e fino al 700, nascono numerosi enti assistenziali benefici, fondati da ordini religiosi o da benefattori: alla base c’è l’idea della beneficenza, che da un lato faceva risaltare il prestigio del benefattore e la potenza dell’ordine, dall’altro sottolineava la condizione di minorità dei destinatari dell’intervento assistenziale: orfani, derelitte, vergognosi, poveri, incurabili. Così abbiamo S. Nicolò degli Incurabili, S. Maria delle Orfane, il Conservatorio Benincasa, la Compagnia della Morte. A questa fase appartengono anche due istituti particolari, come il Monte di Pietà, primo tentativo di una finanza locale, e il Sodalizio San Martino. Con l’Ottocento, vediamo lo sviluppo di enti a diretto intervento pubblico, a cominciare dall’Ospedale psichiatrico di S. Margherita; l’ospedale della Misericordia perde ogni carattere di ospizio e diventa sempre più specializzato e tecnicamente attrezzato; con l’Unità, si fa avanti l’idea della mutualità con le Società operaie, con cui la previdenza non era più elargita dall’alto ma veniva assunta in prima persona dagli stessi artigiani ed operai, non necessariamente poveri e bisognosi ma consapevoli della necessità di provvedere a necessità come malattia, infortuni, vecchiaia, non più affidate alla sorte individuale ma viste come bisogni sociali. Di lì a poco il movimento operaio porrà la questione della salute e della previdenza come diritto: e nel XX secolo si passerà gradualmente dalle mutue particolari o di settore all’assistenza sanitaria generalizzata e alla previdenza sociale garantita. Un punto di arrivo, raggiunto sullo scorcio del secolo, da cui non si può tornare indietro. La partecipazione è libera e gratuita; non occorre prenotazione. Per informazioni telefonare al 348 82 888 51. Renzo Zuccherini
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