Cosmologic di Ponte San Giovanni, la crisi finanziaria mondiale comincia a parlare perugino
Domenica alle 15.30 assemblea con istituzioni e sindacati. 57 persone verso il licenziamento
Strategica,
funzionale e produttiva. Ma al primo punto di un piano di rientro
decennale da “lacrime e sangue”. Al magazzino della Cosmologic di
Ponte San Giovanni, nella zona industriale della popolosa frazione
perugina, la notizia arrivata il 26 gennaio ha colto tutti di
sorpresa: l'annuncio dell'avvio della procedura di mobilità per il
personale, infatti, era assolutamente inaspettato. “Sono stati gli
stessi dirigenti dell'azienda – sottolinea Valerio Natili della
Fisascat
Cisl – a confermarci che lo stabilimento era il migliore, tra
quelli della catena, per il rapporto spesa-produttività”. Eppure
la Cosmologic, srl con sede in provincia di Bologna che rifornisce i
punti vendita delle profumerie Limoni in tutta Italia, ha deciso di
chiudere lo stabilimento ponteggiano, lasciando senza lavoro –
passati i canonici 45 giorni di trattative con istituzioni e
sindacati – 57 persone, soprattutto donne (40) e giovani, e in
maggioranza con contratto di apprendistato (29). “Le trattative
stanno procedendo – continua Natili – anche se purtroppo i
margini di intervento sembrano minimi. Verrà aperto un tavolo
nazionale, per coinvolgere anche i lavoratori della filiale di
Bologna, e con le istituzioni si cercherà di trattare direttamente
con i titolari dell'azienda, visto che fino ad oggi l'unico
interlocutore è stato il direttore del personale”. Trattare
per cercare di salvare il salvabile, garantendo anche ai “precari”
(in generale la gran parte dei contratti è a tempo determinato) per
lo meno la cassa integrazione – attraverso un fondo regionale -
come consentito dal recente decreto governativo “anticrisi”. Una
cassa integrazione “straordinaria” che, nel migliore dei casi,
garantirà per 12 mesi ai lavoratori l'80% dello stipendio medio
percepito. E stiamo parlando di retribuzioni di partenza intorno ai
1000 euro mensili. Nel frattempo i lavoratori dello stabilimento
ponteggiano continuano a portare avanti la loro protesta e annunciano per
domenica, alle 15.30, un'assemblea aperta con sindacati e
istituzioni.
Il
quadro generale nel quale si inserisce la smobilitazione del
magazzino perugino della Cosmologic è però ampio e complicato. E
per risalire al motivo che sta alla base della chiusura bisogna fare
diversi passaggi e arrivare in Gran Bretagna, dove ha sede la Bridgepoint,
uno dei “principali gruppi internazionali di private equity”,
cioè una società finanziaria che investe in aziende. Cosa la lega
allo stabilimento ponteggiano? Cosmologic è una società partecipata
di Limoni, colosso ex-italiano di
commercio al dettaglio di prodotti di profumeria e cosmesi. Limoni –
e qui entra in gioco la società inglese – fino al giugno scorso
era per il 30% del fondatore Borghetti e per il 70% della
Bridgepoint. A giugno, però, arriva la rottura tra i soci e il
rischio fallimento, a causa di un buco da 350 milioni di euro da
ripianare ad ogni costo. La parola passa ad una società di
consulenza, che prepara un piano di rientro in dieci anni che parte,
improrogabilmente, dalla “necessità di procedere ad una decisa
razionalizzazione delle risorse esistenti nella struttura logistica”, come si legge nella lettera di avviso di avvio della procedura di mobilità. Tradotto, si chiude il magazzino di Ponte San Giovanni (e in
prospettiva, probabilmente, anche quello della sede centrale di
Bologna) e si terziarizza – cioè si affida a ditte esterne – il
servizio. Un gioco di scatole cinesi di cui, alla fine, saranno i lavoratori perugini a dover pagare le conseguenze.
Filippo Costantini
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