Guarire dal cancro senza uccidere l'ambiente
Tratto dal foglio informativo dell'associazione Le Vie della Salute n.9 - 2/2009
Dalla
newsletter dei Medici per l’ambiente (www.isde.it)
e da Sanitanews del 29/09/2008 traiamo le seguenti considerazioni: Le
medicine citotossiche, speciali farmaci anti-cancro che impediscono
la divisione cellulare vengono eliminate in parte con le urine ed
accumulate nelle acque e nell’ambiente. Se assorbite
dall'organismo, risultano estremamente dannose soprattutto per le
donne in stato di gravidanza dal momento che porterebbero gravissimi
danni al feto.
Per
questo pare che a partire da quest’anno il Governo britannico farà
effettuare delle analisi sull'acqua potabile per verificare
l'eventuale presenza di farmaci, finiti inavvertitamente negli
scarichi. Lo riferisce il quotidiano "Independent". Si
sospetta che i farmaci potrebbero aver contaminato le acque dei
fiumi. Un'equipe di tecnici controllerà i punti di prelievo
dell'acqua potabile e saranno anche effettuati controlli sull'acqua
passata per i cicli di trattamento. Una commissione di esperti si
riunirà nelle prossime settimane per stabilire dove verranno
condotti i test, disposti dal Department for Environment, Food and
Rural Affairs (DEFRA) e dall'Ispettorato dell'acqua potabile. I
pericoli maggiori, avvertono gli scienziati, arrivano dalle medicine
anti-cancro, pericolose per la loro elevata tossicità, difficilmente
solubili, anche dopo le operazioni di trattamento.
[www.independent.co.uk/news/science/tests-for-drugs-in-tap-water-945268.html];
[www.independent.co.uk/news/science/how-drugs-can-contaminate-drinking-water-graphic-945430.html
Le
cure farmacologiche contro il cancro sono peraltro la principale
spesa farmaceutica dello Stato italiano. Diversi fattori stanno
accelerando al revisione delle strategie curative: i dubbi risultati,
l’inquinamento che ne deriva e la crisi finanziaria.
L’angoscia
di sapere che una persona è gravemente ammalata ha finora spinto i
medici a cercare di fare di tutto, di più e di troppo. L’approccio
terapeutico però è in fase di cambiamento; esso potrebbe passare da
un tecnicismo
tutto orientato a
colpire le cellule cancerose, ad una completezza olistica ed
orientata alla persona. Molti medici ed oncologi stanno rivalutando
le terapie naturali, l’eliminazione del dolore, la capacità di
stare vicini al malato ed ai suoi parenti accompagnandoli a superare
l’angoscia di morte.
Paradossalmente
sentirsi compresi ed accettare la morte porta a vivere meglio quello
che resta da vivere ed in molti casi addirittura a morire bene, che
non è poco. Vanno così affrontati i temi della qualità della vita,
laddove uno dei punti principalmente in discussione è il confine fra
accanimento terapeutico ed eutanasia. Saper accettare il corso
naturale della vita e della morte (come nel caso della Englaro) senza
dover intervenire a tutti i costi per alcuni diventa una omissione
colpevole, ma da un altro punto di vista è invece espressione di
fede e di fiducia nella misericordia dell’ente supremo.
In
fase di rivisitazione sono anche il ruolo dell’alimentazione e
delle erbe anticancro. Al
contrario della politica del "taglia (talvolta peraltro
necessario) e brucia" della medicina ortodossa, alcuni
trattamenti prevedono la modifica del "terreno" biologico
del corpo per esempio laddove si rende basico il terreno che non
permette più in tal modo lo sviluppo del cancro.
Il
dr. Nacci, un medico di Trieste,
ha enumerato molte piante con le quali otterrebbe questo risultato,
oltre che la stimolazione delle difese immunitarie. Un percorso da
valutare attentamente:
http://www.naturaolistica.it/Files/1000_piante_cancro_Nacci.pdf
]
Francesco Tullio
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