Bisognava proprio aspettare queste conclusioni perché il Pd perugino (se non addirittura umbro) si rendesse conto del grave scollamento e disagio che i cittadini provavano per una politica che, in definitiva, non era soddisfacente per la città?
Ma questo sentore non l'avevano avuto dopo le inconsistenti primarie che opponevano Boccali alla Fioroni con l'irrisoria partecipazione del loro elettorato raggiungendo un misero numero di circa ottomila votanti?
Eppure una parte dei dirigenti del partito lo aveva percepito ed in quel frangente si era opposto energicamente alla ricandidatura di un Sindaco che, se anche ha, come affermato da lui stesso, lasciato dei solidi conti amministrativi, non ha saputo o voluto avere quel filling (N.d.R.: che cosa vuol dire?) con i propri elettori che, ai fatti, gli è stato fatale per la sua rielezione. Si dice da più parti che questa tornata elettorale è voluta essere un referendum pro o contro Boccali; verissimo, ma era questo che si voleva: la non riconferma del Sindaco uscente. Se ciò abbia avuto come effetto collaterale una perdita di consensi per il Pd e la sua coalizione non è cosa che riguardi chi, pur avendo da sempre votato in quella direzione, ha sacrificato la propria ideologia per il bene di Perugia e ciò è dimostrato dal fatto inconfutabile che Romizi il suo 58% altrimenti non lo poteva prendere. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Hanno barattato la città per una canonizzazione che la stessa città non ha voluto.
Adeguare e rinnovare la propria classe dirigente locale è il minimo che ci si possa aspettare.

Giampiero Tamburi