I numeri del clima che cambia
Tratto dal foglio informativo dell'associazione Le Vie della Salute n.9 - 2/2009
L’Oceano
Artico sta perdendo la sua copertura di ghiacci estiva ad un ritmo
così accelerato che i climatologi ritengono scomparirà con circa 30
anni di anticipo. Anche le coste della Penisola Antartica stanno
perdendo enormi superfici ghiacciate più velocemente del previsto,
contribuendo in misura maggiore all’innalzamento del livello del
mare che, dal 1990, sta salendo una volta e mezzo più velocemente di
quanto precedentemente previsto. A livello scientifico si sta
registrando un incremento della concentrazione di anidride carbonica
nell’atmosfera pari a 383 ppm nel 2007, che supera del 37% la
concentrazione esistente all’inizio della Rivoluzione industriale
(nel 1750 era di 280 ppm): nel solo 2007 l’incremento e’ stato di
2,2 ppm, quando nel periodo 2000-2006 fu di 2,0 ppm l’anno e nel
periodo 1990-1999 di 1,5 ppm l’anno. Il risultato? Vi sono 262
milioni di persone che, nel periodo 2000-2004, sono state colpite
dalle conseguenze dei cambiamenti climatici; 1 miliardo e 800 milioni
di persone soffriranno di scarsità d’acqua entro il 2025; e, nei
prossimi anni, 50 milioni di persone saranno costrette a diventare
rifugiati ambientali, 330 milioni saranno esposte in misura crescente
alle alluvioni nelle zone costiere, lungo i bacini dei fiumi e nelle
piccole isole. Se 180 milioni di persone sono già state colpite da
scarsità di cibo e malnutrizione, altri 600 milioni subiranno quasi
certamente le stesse privazioni entro il 2080.
Dal
punto di vista economico 1 miliardo e 300 milioni di persone nel
mondo guadagnano troppo poco per uscire dalla soglia di povertà, che
è di due dollari il giorno; vi sono 190 milioni disoccupati a
livello globale, ma nei prossimi 10 anni vi saranno oltre 500 milioni
di individui in cerca di occupazione. 5 miliardi e 300 milioni di
persone non hanno accesso
ad alcuna forma di copertura di sicurezza sociale; 1 miliardo e 600
milioni non hanno accesso alle fonti moderne di energia (quasi 1
persona su 4) e 1 miliardo vivono in abitazioni povere e prive di
servizi essenziali, quali l’acqua pulita e i servizi sanitari.
Occorre
cambiare il nostro rapporto con le fonti energetiche, riducendo
drasticamente il ricorso a quelle inquinanti: petrolio, gas, carbone
soprattutto. L’Italia ha immense potenzialità nel fotovoltaico:
usando lo 0,5 della superficie italiana (equivalente ai tetti
esistenti) per installare pannelli fotovoltaici potremmo produrre,
con la tecnologia attuale, circa 200 TWh l’anno, che equivalgono ai
2/3 del fabbisogno elettrico italiano. Lo sviluppo del Conto Energia
e altri sistemi d’incentivazione potrebbero far superare agli
utenti gli elevati costi di produzione, così come è avvenuto in
altre nazioni europee. L’80% del mercato del solare termico,
infatti, è rappresentato da Germania, Grecia e Austria. La sola
Germania ha 8.500.000 m2 di pannelli installati, quando l’Italia
(che è molto più soleggiata della Germania) ne ha appena 1.160.000.
Attualmente gli usi termici, che costituiscono complessivamente il
92% di tutti gli usi finali domestici ed il 54,2 % dei consumi
totali, sono soddisfatti da fonti di energia non rinnovabili, quali
gasolio e metano.
Giuseppe Bearzi
|