SABATO 24 MAGGIO, al Macadam (p.za G. Bruno) Ore 17,00: Proiezione di My iz Kronštadta (Noi siamo di Kronštadt) – di Efim Dzigan – 1936. La narrazione romanzata dell’attacco portato dalle armate bianche controrivoluzionarie alla capitale Pietrogrado nel 1919 e della loro sconfitta ad opera dei marinai di Kronštadt. Si tratta di un tentativo di “riappacificazione storica” del potere comunista con i rivoluzionari che 15 anni prima erano stati schiacciati dall’Armata rossa.
Ore 19,00 Presentazione di Kronštadt nella Rivoluzione russa, di Tomasz Parczewski, Edizioni Colibrì / Candilita, traduzione di Alina Maria Adamczyk, a cura di Giuseppe Aiello. Si tratta della prima traduzione dal polacco di una testimonianza (pubblicata nel 1935) sulla Rivoluzione russa da parte di un insegnante di ginnasio e ufficiale dell’esercito russo durante la Prima guerra mondiale che fu, tra la caduta dello zarismo e la Rivoluzione d’ottobre, Governatore di Kronštadt, principale base della Flotta del Baltico e sede dei più radicali e intransigenti rivoluzionari dell’intera Russia. Ribelli a ogni dominio, i marinai di Kronštadt si scontreranno con lo stato sovietico nel marzo 1921, a testimonianza dell’incompatibilità tra libertà e potere politico.
Ore 20.30 Aperitivo, a seguire Boccali di vino e "lettura per spiriti feroci" con Carmine Mangone: Quest’amante che si chiama verità Carmine Mangone da più di un ventennio si occupa di poesia, teoria radicale, avanguardie del Novecento e storia dei movimenti sovversivi. Ha ormai all’attivo svariate pubblicazioni e decine di letture in tutta Italia. È traduttore dal francese di autori come Lautréamont, Vaneigem, Bataille, Blanchot, Péret, ecc. ed è stato in tour con poeti del calibro di Lawrence Ferlinghetti, John Giorno, Alejandro Jodorowsky e Jack Hirschman. Le sue letture dal vivo si caratterizzano per una totale libertà espressiva ed improvvisativa, nonché per l’impiego di un gioioso erotismo, visto come strumento di conoscenza e di superamento critico dei luoghi comuni romantici. Al circolo Macadam, Mangone propone una sorta di excursus dei suoi primi vent’anni di impegno poetico e rivoluzionario, presentando il suo nuovo libro: Quest'amante che si chiama verità, pubblicato dalle edizioni Gwynplaine nel marzo 2014.
Le altre date del "Tritico" R-Esistente sono:
VENERDI 23 MAGGIO PALESTRA POPOLARE San Sisto, Via T. Albinoni 30 Ore 21,00 Aperitivo Ore 21,30 Presentazione di “Amianto. Una storia operaia” con l’autore Alberto Prunetti. Questa è la storia di Renato Prunetti (padre di Alberto), un operaio cresciuto nel dopoguerra che ha iniziato a lavorare a quattordici anni. Un lavoratore che scioglieva elettrodi in mille scintille di fuoco a pochi passi da gigantesche cisterne di petrolio. Un uomo che respirava zinco, piombo e una buona parte della tavola degli elementi di Mendeleev, fino a quando una fibra d'amianto, che lo circondava come una gabbia, ha trovato la strada verso il torace. Poi, chiuso il libretto di lavoro, quella fibra ha cominciato a colorare di nero le cellule, corrodendo la materia neurale. Una ruggine che non poteva smerigliare, lesioni cerebrali che non poteva saldare. "Amianto" è una scorribanda nella memoria tra le acciaierie di Piombino e quelle di Taranto, tra le raffinerie liguri e gli stabilimenti di Casale Monferrato, tra il calcio di strada in un'Ilva dimenticata in provincia e le risse domenicali lungo la via Aurelia. Un "Lessico familiare" proletario con cavi elettrici impazziti e sarcastici aneddoti dal mondo operaio. Un'epopea popolare ma anche un'inchiesta che riapre una ferita sociale. "Lui lo diceva sempre: mettici il canapone, regge più del teflon. Stai solo attento a rispettare il senso della filettatura e lega il tutto con un dito sporco di mastice verde. Poi stringi con forza, ma senza cattiveria. Non deve perdere. Ho fatto così, con la penna. Ho cercato di rispettare la filettatura della storia, senza forzare il passo degli eventi, senza strozzature. Ho usato il mastice della fantasia e stretto senza cattiveria ma con decisione l'ordine del discorso. Non gocciola: ci ho messo un cartone sotto e le lacrime si sono asciugate". (Alberto Prunetti)
DOMENICA 25 CIRCOLO ISLAND Zona Cortonese, via Magnini angolo via Gallenga, tra la Coop e la fermata del MiniMetro Madonna Alta Ore 19,30 Aperitivo, a seguire proiezione del documentario “Gli occhi non li vedono” e incontro con la regista Maria Rosaria D’Oronzo (del Centro di Relazioni Umane di Bologna) Il documentario "Gli occhi non li vedono" racconta del "Premio Giorgio Antonucci" e vuole restituire alla storia della psichiatria la straordinaria lotta di liberazione e riappropriazione dei diritti fondamentali e civili di individui oppressi dall'ideologia psichiatrica. Non solo il recupero di una memoria, lasciata in oblio e spesso nascosta, ma anche una riflessione sulla storia dei crimini contro l'umanità connessi alla pratica psichiatrica e un'indicazione di metodo alla critica radicale alla psichiatria, attraverso il racconto di alcuni artisti e non, che hanno attraversato i corridoi e le stanza del reparto "Autogestito" del manicomio di Imola, quando Giorgio Antonucci era primario. Con un contributo particolare di Giorgio Antonucci. Regia: Maria D'Oronzo Riprese: Simone Ciani/Alessia Proietti/Giuditta Pellegrini Montaggio: Alessia Proietti/Simone Ciani, Anno: nov 2013 Prodotto da Andrea Mele e Centro di Relazioni Umane