Home >>
Povera Italia. Riflessioni sullo stato dell'opinione pubblica a Perugia
Povera Italia. Riflessioni sullo stato dell'opinione pubblica a Perugia
...(e non solo lì probabilmente). E’ triste costatare come la stampa non abbia pressoché più nulla a che fare con le istanze ed i valori per cui è(ra) sorta: creare il tessuto informativo da cui le persone e i gruppi possono elaborare le loro opinioni
Le righe che seguono non si riferiscono ad iniziative di Vivi il Borgo. Possono assomigliare ad un pamphlet scaturito da una vicenda che vede l’associazione protagonista. L’antefatto. Un giornale locale ci attribuisce un collegamento, oggi si direbbe un’attività di endorsement, verso un possibile candidato alla carica di sindaco della città. La notizia è priva di fondamento. La reazione è automatica. Scriviamo una lettera al giornale in cui si domanda, sarebbe meglio dire si pretende poiché c’è una legge che regola la materia, uno spazio adeguato per rettificare la falsa notizia. Nella lettera si fanno considerazioni non certo sul candidato, che ha tutto il diritto di presentarsi e di domandare sostegno a chicchessia. Per chiarezza non abbiamo mai ricevuto proposte o richieste dal candidato in questione, persona assolutamente stimabile fino a prova contraria, come tutti noi. No, la nostra lettera puntava il dito contro l’assoluta mancanza di professionalità di un “giornalismo” che ormai campa sulla logica e sulla pratica del “copia ed incolla” dei commenti dei social network, navigando a vista nel regno delle parole in libertà. Ne risulta un “articolo” che verrà letto, ahinoi, magari da migliaia di persone che, giustamente, gli attribuiranno credibilità. In fondo bastava inviarci una semplice email, un messaggio da fb, addirittura (ma qui saremmo nel campo della professionalità modello Montanelli) fare una semplice telefonata, ovviamente prima di pubblicare l’articolo, e la questione sarebbe morta ancor prima di nascere, in altre parole fare il primo gesto che si suppone apprenda e pratichi un qualsiasi giornalista: rivolgersi direttamente alla fonte. Passano i giorni e la rettifica non viene pubblicata: sono troppe le notizie sensazionali e assolutamente necessarie da meritare lo spazio in quel giornale. Nel frattempo, avendo come associazione diffuso la notizia e ricevendo da parte dei nostri soci domande di chiarezza, si decide di pubblicare la lettera con richiesta di rettifica sul profilo fb dell’associazione (dove tuttora sta). Contemporaneamente al giornale viene inviata un’ulteriore email in cui si chiedono spiegazioni circa il ritardo della smentita e si comunica della pubblicazione della lettera su fb. Veniamo ad oggi. Sul giornale, anche in bella evidenza, viene pubblicata la notizia circa l’insussistenza del fatto, ma ATTENZIONE, non si riporta, né si accenna minimamente al contenuto esatto della nostra lettera, se ne fa una sintesi piuttosto grossolana, tralasciando la parte, la più importante, in cui si stigmatizzava la faciloneria e la sciatteria dimostrata. La rettifica così pubblicata può lasciare adito al sospetto che la falsa notizia sia stata diffusa da qualcuno e non dal giornalista. Un sospetto che trova il suo culmine nella chiusa, assolutamente scorretta e che riportiamo integralmente omettendo il nome del candidato in questione: “insomma […] dovrà fare a meno dei voti dell’associazione Vivi il Borgo”. Una simile affermazione è quasi peggio dell’articolo da cui si è snodato il tutto. Il giornale trova il modo di raccontare le cose in modo che si debbano ritorcere necessariamente contro qualcuno, quasi che il problema venga dall’aspirante politico che ci ha provato, ma gli è andata male, cosa assolutamente falsa. Insomma un classico caso di errore tutto interno alla logica del mestiere giornalistico, viene esternalizzato all’esterno, e trasformato in polemica, in un’ennesima polarizzazione strumentale di cui il candidato in questione non ha alcuna colpa, ma ne deve subire le conseguenze. E’ triste costatare come la stampa non abbia pressoché più nulla a che fare con le istanze ed i valori per cui è(ra) sorta: creare il tessuto informativo da cui le persone e i gruppi possono elaborare le loro opinioni, argomentate perché fondate su una conoscenza ancorata ad un’informazione che nasce(va) eticamente attendibile. No, è anch’essa ridotta a mero contenitore che piega le notizie e le vicende, anche le più distanti, ad una logica improntata alla polemica, allo scontro, in definitiva al reality show. Insomma il malcapitato candidato è il "nominato" della settimana da un grande fratello che non ha nulla non dico delle grandiose fattezze orwelliane, ma neppure di quelle tutto sommato più dignitose della Endemol (almeno nelle versioni presentate dalla Bignardi che almeno un merito lo hanno avuto, l’esordio de “o guerriero”, il compianto Pietro Taricone).
P.S.: Invio questo j'accuse fatto di considerazioni assolutamente personali dalla casella postale dell'associazione Vivi il borgo poiché la notizia sulla rettifica del primo articolo è stata fatta circolare attraverso tutta la lista dell'associazione
Nome: comitato club pallotta perugia Commento: Il Comintao Club Pallotta Perugia si associa pienamente con quello che il Comintato "vivi il borgo" esprime con la sua lettera di protesta. Ciò è significativo che, da qualsiasi parte politoca provenga un'atteggiamento del genere, è una chiara espressione di non tenere minimamente in conto e nel dovuto rispetto la libertà di espressione e di posizione dei cittadini come indicherebbe una democrazia non malata. Convinto di tale principio il Comitato Club Pallotta Perugia ha dedicato un commento nella propria pagina a signiviaca questi assurdi atteggiamenti.
https://www.facebook.com/puntoincontro/posts/227521377449005