17/09/2024
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Residenze per studenti a San Bevignate, minimetrò e Nuova Monteluce, figli della stessa mamma?
Questo scempio non s'ha da fare

Così, verrebbe da dire, parafrasando il Manzoni. E non s’ha da fare, non soltanto perché è un insulto urbanistico e ambientale – il che già non sarebbe poco –, ma perché è semplicemente l’ennesimo non senso di una città che ha bisogno di guidare le sue scelte e non di subirle. Perché è l’ennesima dimostrazione di una miopia latente sempre in agguato. Di una miopia che, anche in questo caso specifico, non guarda all’interesse di coloro cui destina le sue attenzioni, ma, piuttosto, ai propri interessi. Infatti, in nome dell’oggettiva esigenza d’innescare una volta per tutte una vera politica che governi l’accoglienza e il benessere di chi studia in questa nostra città, si mettono in campo scelte che, a essere benevoli, sembrano frutto della più deludente approssimazione, piuttosto che del ragionamento alto, teso a un obiettivo sacrosanto da raggiungere.
Questa città non ha bisogno di residenze per studenti tout court, ma di una residenzialità calata sugli studenti; di un modus vivendi tagliato sulle loro esigenze e, soprattutto, integrato a doppio filo con quelle dell’intera città. Insomma, che se ne dovrebbero fare gli studenti di un dormitorio nell’”orto degli olivi” – olivi centenari da dover sradicare, per di più –, lontano da tutto e da tutti? Niente affatto agganciato alle scelte che, pure, la città ha fatto da tempo sulla qualità della vita, sull’integrazione, i trasporti, lo sport, il verde fruibile, lo svago, le biblioteche e così via… Sarebbe questa la risposta alla sacrosanta esigenza di fare sistema? Di togliere, una volta per tutte, quegli studenti dagli scantinati e dai sottoscala di Perugia? Sarebbe questa la ricetta per invertire il trend di disinnamoramento delle loro famiglie per questa nostra città? Che se ne dovrebbero fare, per di più, i Perugini di studenti che vivono in un mondo a sé, in una città che li emargina, piuttosto che rimboccarsi le maniche per integrarli, per non abbandonarli a se stessi, per dargli alternative allo sballo o alla droga?
Sarebbe questo, per esempio, il sistema per dare senso e respiro al minimetro? E così, anziché immaginare campus universitari veri e propri – cosa di cui Perugia si che avrebbe davvero bisogno –; anziché realizzare organismi agganciati il più possibile alle infrastrutture esistenti, che pure non mancano, oggi si pensano anacronistiche residenze per studenti ancora più fuori dal mondo. Relegate nel loro "splendido isolamento". Si programmano metri cubi in aggiunta a quelli già tanti e da troppo tempo in disuso in via del Giochetto e che, pure, distano solo pochi passi. Volumi in attesa, magari, di un nuovo tratto di minimetrò, ancora di là da venire e che dipende, sostanzialmente, dal successo o meno di un’altra scommessa che la città ha fatto con la nuova Monteluce. Scommessa che Dio non voglia si debba mai perdere.
Viene il dubbio, a questo punto, che l’estensione del minimetro sia una risposta all’esigenza di dover dimostrare ai futuri acquirenti delle migliaia di metri cubi di Monteluce che non resteranno tagliati fuori dalle logiche di spostamento della città. Così come viene il dubbio che anche la trovata di costruire residenze per gli studenti davanti a San Bevignate altro non sia che la figlia di quella stessa mamma.È per questo che, adesso, imploro, per gli studenti, per i professori e per i Perugini un vero campus della cultura, ancor prima che dell’Università o, meglio, delle Università; un campus, perché no, da realizzare magari al pian di Massiano, a questo punto, e tale da dare fin d’ora un senso e uno stimolo maggiore alle ragioni di un intero sistema di trasporto alternativo già in esercizio e sul quale Perugia ha già fatto le sue scelte. È per questo che auspico la nascita di un campus, in ogni caso, anziché di una stecca di case fuori dal mondo. Un habitat che sia un modello sociale e culturale, prima ancora che un luogo fisico. Un’opportunità capace di integrarsi e interagire fin d’ora con le risorse infrastrutturali, sportive e ambientali esistenti con quelle, inestimabili, legate alla socializzazione quotidiana di una popolazione di giovani universitari che, finalmente, sia messa nelle condizioni di mischiarsi con l’intera cifra morale e culturale della gente di questa nostra città. E viceversa.



Michele Bilancia

Inserito mercoledì 12 marzo 2014


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Commenti

Nome: antonella
Commento: articolo pienamente condiviso, vorrei aggiungere una mia idea: ma se proprio bisogna costruire, perché non finiamo lo steccone di piazza del bacio fermo da 30 anni? portare studenti significa portare vita e riqualificare un quartiere adibito solo ad uffici e dare agli studenti una sistemazione comoda per raggiungere tutte le facoltà di Perugia.

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