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Una maestra argentina: a proposito di medaglie
Alla fine chi deve interrogarsi per prima sui risultati raggiunti dovrebbe essere la scuola stessa e darsi un premio, e se si vuole anche una medaglia, se è riuscita a far diventare migliori tutti i suoi alunni


In Argentina si racconta di una maestra che organizza una grande festa di fine anno per premiare l’alunno migliore. Invia a tutte le famiglie dei suoi alunni una lettera di invito e a ciascuna scrive che il loro figlio è risultato il migliore di tutti. Tutte le famiglie, ciascuna convinta di essere la sola ad avere il figlio o la figlia migliore della classe, partecipano orgogliose e con i vestiti migliori. Quando si incontrano a scuola si rendono conto che tutti i bambini sono stati valutati i migliori e cominciano ad arrabbiarsi e ad offendersi. Ma la maestra spiega loro che non ha voluto ingannare nessuno e che veramente i loro figli sono ciascuno il migliore di tutti. E comincia a spiegare come uno fosse il più bravo a scrivere poesie, un’altra a disegnare i fiori, una terza a curare il coniglio che tengono in classe e il quarto a fare i conti. E passando per i salti in alto, per la capacità di fare teatro e di conoscere le stelle o i prodotti dell’orto, arriva fino all’ultimo nome. I genitori capiscono la lezione e abbracciano soddisfatti e orgogliosi i loro bambini.

Questa mi sembra l’unica maniera seria e corretta per la scuola di dare riconoscimenti e medaglie: essere capace di offrire a ciascuno dei suoi alunni di raggiungere i migliori risultati specialmente nei campi e nelle competenze che più rispondono alle loro capacità, ai loro talenti. Obiettivo della scuola dovrebbe essere quello di aiutare ciascuno ad essere il migliore e il migliore ciascuno può esserlo solo in quello che gli piace di più. Scrive Gabriel García Márquez : “Credo che si nasca scrittore, pittore o musicista. Questo significa che quando un bambino arriva alla scuola primaria può essere predisposto per qualcuna di queste attività, anche se non lo sa, e il suo destino potrà essere migliore se qualcuno lo aiuta a scoprirlo. Non per forzarlo, ma per creargli le migliori condizioni per godere senza timori del suo giocattolo preferito. Credo, con assoluta serietà, che fare quello che a ciascuno piace e solo quello è la formunla magistrale per una vita lunga e felice”.

Se la felicità venisse assunta dalla scuola come l’obiettivo da raggiungere per ogni suo alunno, forse tutto diventerebbe più semplice. Alla fine chi deve interrogarsi per prima sui risultati raggiunti dovrebbe essere la scuola stessa e darsi un premio, e se si vuole anche una medaglia, se è riuscita a far diventare migliori tutti i suoi alunni.



Francesco Tonucci

Inserito martedì 18 febbraio 2014


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