Sopra il greppo ci vuole la siepe, sotto ci vuole la forma
Le frane nascono dall'incuria e dall'abbandono delle antiche tecniche di canalizzazione
Una scena abituale, dopo le abbondanti piogge dei giorni scorsi: la carreggiata invasa dall'acqua che defluisce dai greppi. E per fortuna che la temperatura è mite, perché se la notte gela, come può accadere in questo periodo dell'anno, la strada diventa una trappola pericolosa. Per non parlare delle tante frane che hanno interessato la zona nord del comune di Perugia, ed hanno richiesto costosi interventi di ripristino. Poiché ad ogni goccia di pioggia ci ritrovuiamo in queste condizioni, è evidente che ciò che serve non sono più gli interventi di emergenza, ma è invece un lavoro sistematico e costante di manutenzione e di ripristino dei tradizionali sistemi di protezione delle scarpate: le siepi e le forme. La siepe, oltre a trattenere l'acqua e a rilasciarla lentamente, con le radici costituisce un reticolato che salda il terreno. In più, la siepe ospita un ricco mondo di animali (vermi, insetti, uccelli, rettili, mammiferi) che garantiscono il ricambio biologico dei terreni, molto meglio di qualsiasi intervento chimico. La forma (cioè il canaletto) raccoglie l'acqua, evita il dilavamento, convoglia l'acqua verso il deflusso con un rilascio lento, permettendo intanto la penetrazione dell'acqua negli strati più profondi. Le strade, accompagnate sui due lati da siepi e forme, sarebbero ben "custodite" e potrebbero affrontare tranquillamente l'inverno, con notevoli risparmi sul bilancio comunale: abbiamo un'idea di quanto costa liberare una strada dalla frana? Ma forse qualcuno preferisce gli interventi di emergenza: se costano di più, è chiaro che qualcuno di guadagna di più. Certo, non i cittadini, né il territorio. Dove c'è la manutenzione delle forme, l'acqua scorre senza invadere la strada
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