22/12/2024
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Hanno ucciso il campo sportivo di Ponte della Pietra, ma noi non ci arrendiamo
In questi anni si è assistito ad una privatizzazione degli impianti sportivi che hanno perso il loro carattere pubblico e gratuito


La decisione di cementificare il campo sportivo di Ponte della Pietra di Perugia è dunque definitiva.
Una decisione che ha dell’inverosimile, non tanto per le legittime aspirazioni della proprietà del terreno, quanto per la inerzia e la subordinazione dell’amministrazione comunale di Perugia, incapace di salvaguardare quello che ormai, nei fatti, era diventato un “bene comune”.
Bene comune significa di tutti e per tutti, atei, laici, cattolici musulmani, senza distinzione di razza e di religione, di fede politica, ecc…., governato e gestito da volontari, che hanno fatto praticare sport e attività motoria a ragazzi e bambini, in un quartiere che cresce, si sviluppa e si popola.
In questi anni si è assistito ad un processo di privatizzazione degli impianti che hanno perso in maniera significativa il loro carattere pubblico e gratuito. Quanto successo a Ponte della Pietra va oltre, e si aggiunge alla cancellazione del campo di Prepo avvenuta per la costruzione di un edificio adibito a centro amministrativo e burocratico della Figc. Con la concessione della edificabilità, atto non dovuto sia ben chiaro, la scelta è stata quella di eliminare un altro centro sportivo di aggregazione per un’opera che interessa solo una parte della comunità perugina.
Questa “bene comune” è stato ucciso, per volontà della proprietà e di una maggioranza trasversale del comune di Perugia.
I miei ricordi arrivano a circa 40 anni fa, quando nell’allora polveroso campo sportivo giocavano i ragazzi della Libertas, poi quelli dell’Olimpia, delle giovanili dell’A.C. Perugia, compresa la squadra Primavera che giocava contro i Lionello Manfredonia, i Giordano Bruno, i Bruno Conti, l’U.S. Penna Ricci, il Ponte della Pietra, insomma un campo sportivo della nostra città, che ha svolto una straordinaria funzione sociale, dove hanno giocato campioni ma anche giovani cittadini per puro divertimento.
Un campo sportivo al lato di via Settevalli, circondato da poche case e quando ancora via Chiusi era solo un tracciato su una piantina, era in grado di soddisfare un bisogno reale, un diritto dei figli del popolo e dei lavoratori, il diritto allo sport e all’attività motoria.
Un campo sportivo, trattato con cura e amore da un custode brontolone, Gallina, che ne era geloso e la manutenzione sembrava il fine, non il mezzo del suo lavoro.
Ora il campo sportivo di Ponte della Pietra sarà cementificato, ucciso, cancellato, per fare spazio ad un centro parrocchiale a 100 metri da un’altra chiesa, grazie al permesso a edificare concesso dal comune. Complimenti.
Una città che non riesce a difendere i propri impianti sportivi ha qualcosa che non va;  le forze politiche che decidono la cementificazione dei propri impianti al servizio della salute dei cittadini sono le stesse che stanno decidendo la nuova legge sugli stadi, ipercommerciali e consumistici, impianti per i tifosi che debbono solo consumare lo spettacolo sportivo e acquistare merci nei nuovi supermercati. Complimenti.
C’è da chiedersi se tutti i proprietari dei terreni ora non edificabili e che faranno richiesta di edificabilità, riceveranno lo stesso trattamento riservato ai proprietari del campo sportivo. Dubito che saranno in tanti.
Come dubito che alle vaghe promesse di costruzione di un nuovo campo sportivo seguiranno atti concreti: con quali risorse? Dov’è il terreno? Di certo c’è solo che l’amministrazione comunale, da oggi, è in debito con la comunità di Ponte della Pietra. Quello che stato tolto deve essere risarcito; nessuno pensi che la vicenda possa chiudersi nell’oblio o a tarallucci e vino. Ponte della Pietra deve riavere al più presto il suo campo da calcio.
In questa vicenda mi aspettavo che le autorità sportive perugine e regionali prendessero posizione, intervenissero per difendere il campo sportivo, si dessero da fare per trovare soluzioni alternative, ma invano. Registro il silenzio più assoluto del Coni, della Federazione Calcio, degli enti di promozione sportiva, dell’assessore cittadino allo sport, tutti a testa china, tutti subordinati ai “poteri forti”, tutti pavidamente disinteressati alla salvaguardia del “bene comune”.
Mala tempora currunt, ma sappiate che c’è chi non si arrende.




Stefano Vinti

Inserito giovedì 28 novembre 2013


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