Gioco d'azzardo: si può continuare così?
Il gioco d'azzardo è la terza impresa italiana. Tutto questo in un Paese dove il gioco d'azzardo è fuorilegge! Agendo in questi termini il nostro Stato si contraddice
Ma prima una curiosità che alla maggioranza dei cittadini era sfuggita: il governo precedente a quello Monti (il governo Berlusconi, N.d.R.) aveva sancito le modalità di funzionamento dei “giochi di sorte legati al consumo”, pensati per coloro che vanno a fare la spesa, a cui verrebbe proposto di non ritirare il resto ma di giocarselo. Fortunatamente l'autorizzazione è stata messa in mora dal governo Monti nel 2012. Eccezionale! E ora i dati: Il gioco d'azzardo è la terza impresa italiana. Nel 2000 si sono spesi, in Italia, 14,3 miliardi; nel 2011 siamo arrivati a giocare una somma di ben 79,9 miliardi, ma la cosa preoccupante è che una continua crescita ha portato, nel 2012, ad una cifra di ben 94 miliardi di euro (senza considerare i 10 miliardi non controllati dallo Stato perché gestiti dalle lobby mafiose). Con questi numeri l’Italia si pone al primo posto in Europa e al terzo posto nel mondo tra i Paesi che giocano di più. In Italia ci sono 400mila slot machine, ovvero una macchinetta "mangiasoldi" ogni 150 abitanti, una densità seconda solo all’Australia. Una cosa impressionante è che la spesa PRO CAPITE è di 1260 euro. È sconfortante pensare chi gioca a quanti soldi sottrae alla famiglia o per altre cose veramente impostanti. Tutto questo in un Paese dove il gioco d'azzardo è fuorilegge! La definizione di gioco d’azzardo che si ricava dalle nostre leggi ruota intorno a due caratteristiche: il denaro e l’aleatorietà del gioco. Si può dire che vi è gioco d’azzardo quando il risultato del gioco dipende prevalentemente dalla fortuna rispetto all’abilità, e quando su questo risultato si investono soldi per vincere altri soldi. La legge italiana vieta il gioco d’azzardo fatta eccezione per eventuali deroghe concesse dallo Stato. E la questione è tutta nel fatto che queste deroghe sono state concesse con grande facilità. Dagli anni ’90 il divieto di gioco d’azzardo in Italia si trasformò gradualmente, e Lo Stato, sintetizzò in questo modo il fondamentale cambiamento avvenuto: «la legislazione italiana, si propone non già di contenere la domanda e l’offerta di gioco, ma di canalizzarla in circuiti controllabili al fine di prevenire la possibile degenerazione criminale». Quello che è avvenuto dopo è stata una proliferazione senza precedenti di nuovi giochi introdotti dai vari governi che, malauguratamente ha portato allo stato di cose in cui siamo caduti ora. Agendo in questi termini il nostro Stato si contraddice in modo netto perché, se da una parte dice di tutelare la salute dei cittadini, dall'altra mette ai medesimi in mano strumenti che, come si legge quotidianamente nei giornali, lo portano ad un comportamento autolesionista, sia fisico che mentale, coinvolgendo inesorabilmente anche le persone che gli sono vicine. È chiaro che in questo modo non può assolutamente continuare: i nostri politici devono decidere o di tutelare veramente la salute della comunità o diventare a tutto tondo un bookmaker nazionale.