Bottiglie di plastica e piattini non sono roba da bambini
La
produzione della plastica destinata ai contenitori alimentari va
maggiormente vigilata da un punto di vista medico-scientifico e
normata di conseguenza. In contenitori per alimenti quali bottiglie
d'acqua e piatti va senza dubbio evitata la presenza del temutissimo
ammorbidente delle plastiche BISFENOLO A. Già escluso in Italia dai
soli biberon, il Bisfenolo A, come
altre molecole di sintesi meno note,
necessita di urgenti provvedimenti legislativi di categorica
esclusione dai processi produttivi in genere, e da quelli dei
contenitori per alimenti in modo particolare. I governi di Francia e
Canada hanno già provveduto ai dovuti atti di cautela. Attingendo
alla stessa letteratura scientifica di riferimento internazionale
anche l’Istituto Superiore di Sanità Italiano ha attentamente
valutato la raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale di Sanità
(Parma,12.03.2010) ed opportunamente prodotto un DECALOGO:
“Conosci, Riduci, PREVIENI gli Interferenti Endocrini”
in cui, tra l’altro, si scrive: "l'informazione sulle sostanze
chimiche è requisito essenziale per prevenire i rischi sulla salute
umana, specie per i più piccoli".
Cosa
producono queste sostanze chimiche definite INTERFERENTI ENDOCRINI
(esempio BISFENOLO A e/o FTALATI) ? Agiscono
sui sistemi riproduttivi, diminuendo la fertilità nel maschio e
provocando pubertà precoce nella bambina; sono dannosi per la
funzione tiroidea, che nel piccolo regola anche lo sviluppo del
sistema nervoso centrale; sono stati recentemente correlati ad
aumento di asma in età pediatrica e disregolazione del sistema
immunitario. Dove
si trovano queste sostanze? Sono
sottoprodotti dell'attività industriale, del traffico veicolare,
dell'incenerimento dei rifiuti e, caso che ci sta più a cuore,
risultano presenti in piatti di plastica, quelli di policarbonato in
particolare, nonché nei contenitori per alimenti. E’ importante
tener presente che queste molecole vengono liberate in ispecie se il
cibo che vi si pone è caldo e grasso, contaminandolo di conseguenza.
Infine, ma non ultimo, nelle bottiglie di acqua in commercio, di
fatto quasi mai mantenute al buio e a basse temperature come si
dovrebbe, il contenuto liquido può scambiare con il contenitore
plastico sostanze presenti, secondo noi indebitamente, nella
struttura di quest’ultimo.
Il
danno alla salute è particolarmente odioso e temibile perché è
età-dipendente: più piccolo è il bambino, più incisivo è
l’effetto patogeno a causa del diverso metabolismo.
È
un danno “non-dose dipendente” ma amplificato da prolungata,
reiterata esposizione a dosi anche minime di patogeni attraverso
l’innesco di un effetto cocktail (leggi: potenziamento
esponenziale dell’effetto nocivo), in concorso con altri
interferenti endocrini quali il particolato più fine o molecole
risultanti da trattamento termico di rifiuti. Il “rifiuto secco”,
ritenuto ottimale per la combustione, è costituito in buona parte da
plastiche.
Chiediamo perciò
ai decisori politico-amministrativi preposti, con il supporto della
letteratura scientifica di cui disponiamo, di applicare il PRINCIPIO
DI PRECAUZIONE al fine di escludere contenitori ed accessori in
plastica, dimostratamente o anche solo potenzialmente pericolosi per
la salute, dall’uso quotidiano nelle mense scolastiche dove si
nutrono e gioiosamente approcciano una sana cultura alimentare i più
giovani componenti di questa cittadinanza. Sollecitiamo
ed auspichiamo che la amministrazione comunale di Perugia e le
amministrazioni dei comuni dell’Umbria tutte, vogliano
responsabilmente adeguarsi a quanto già fatto in proposito in altre
città italiane ( Vicenza, Bologna, Torino, Modena, Ferrara,
Capannori.).
Maurizio
Venezi - Presidente
Società Internazionale Medici per l’Ambiente (ISDE) Perugia,
Stefania Bernacchi
-pediatra (ISDE),
Luciana
Colombo - medico di sanità pubblica (ISDE).
Maurizio Venezi - Presidente Isde Perugia, Sefania Bernacchi e Luciana Colombo (ISDE)
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