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Maxistalla a Santa Maria Rossa: la diffida alla Provincia
Maxistalla a Santa Maria Rossa: la diffida alla Provincia
Ha tutte le ragioni la mobilitazione popolare nel chiamare in causa la Provincia, che in fatto di ambiente ha specifiche responsabilità quasi sempre dimenticate
Ha tutte le ragioni il Comitato di Santa Maria Rossa che continua a considerare assolutamente inaccettabile la costruzione di una maxistalla con centrale a biomasse in zona agricola a ridosso dell’abitato. L’area era agricola, ma è stata opportunamente modificata previa variante al piano regolatore di Perugia. Adesso ha tutte le ragioni la mobilitazione popolare nel chiamare in causa la Provincia, che in fatto di ambiente ha specifiche responsabilità quasi sempre dimenticate (vedi fiume Tevere). Inconsistenza che da sola giustifica la sua cancellazione come Ente inutile. Va ripetuto che tutta la manovra è sostenuta fin dall’inizio dall’Amministrazione Comunale, che è direttamente interessata perché la presidenza del cosiddetto Ente Morale, proprietario, è nominata dal Sindaco. E ancora va ripetuto che su tutta l’area vigeva un preciso vincolo di divieto a realizzazione di nuovi impianti zootecnici voluto dalla ex IX Circoscrizione considerando il forte disagio provocato dalla zootecnia diffusa. Infine va denunciato che Regione, Provincia, Comune e organismi di controllo ambientale territoriale (vedi Arpa) perpetuano il solito inganno delle affermazioni di principio accompagnate da altri intendimenti, come in questo caso. In ogni occasione pubblica, infatti, va ripetuta la necessità di controllare l’inquinamento delle acque causato dai nitrati degli impianti zootecnici e poi ne permettono la costruzione ovunque, anche dove la falda è molto superficiale.