Mobilitazione per l'applicazione della Costituzione
il 12 ottobre manifestazione a Roma
Ecco il testo dell'appello che
ha convocato l'assemblea dell'8 settembre da cui scaturisce il
percorso di mobilitazione per la difesa e l'applicazione della
Costituzione.
1. Di fronte alle miserie, alle ambizioni personali e alle
rivalità di gruppi spacciate per affari di Stato, invitiamo i
cittadini a non farsi distrarre. Li invitiamo a interrogarsi sui
grandi problemi della nostra società e a riscoprire la politica
e la sua bussola: la Costituzione. La dignità delle persone, la
giustizia sociale e la solidarietà verso i deboli e gli
emarginati, la legalità e l’abolizione dei privilegi, l’equità
nella distribuzione dei pesi e dei sacrifici imposti dalla crisi
economica, la speranza di libertà, lavoro e cultura per le
giovani generazioni, la giustizia e la democrazia in Europa, la
pace: questo sta nella Costituzione. La difesa della
Costituzione non è uno stanco richiamo a un testo scritto tanti
anni fa. Non è un assurdo atteggiamento conservatore, superato
dai tempi. Non abbiamo forse, oggi più che mai, nella vita
d’ogni giorno di tante persone, bisogno di dignità, legalità,
giustizia, libertà? Non abbiamo bisogno di politica orientata
alla Costituzione? Non abbiamo bisogno d’una profonda
rigenerazione bonificante nel nome dei principi e della
partecipazione democratica ch’essa sancisce?
Invece, si è fatta strada, non per caso e non innocentemente,
l’idea che questa Costituzione sia superata; che essa impedisca
l’ammodernamento del nostro Paese; che i diritti individuali e
collettivi siano un freno allo sviluppo economico; che la
solidarietà sia parola vuota; che i drammi e la disperazione di
individui e famiglie siano un prezzo inevitabile da pagare; che la
partecipazione politica e il Parlamento siano ostacoli; che il
governo debba essere solo efficienza della politica economica al
servizio degli investitori; che la vera costituzione sia, dunque,
un’altra: sia il Diktat dei mercati al quale tutto il resto deve
subordinarsi. In una parola: s’è fatta strada l’idea che la
democrazia abbia fatto il suo tempo e che si sia ormai in un tempo
post-democratico: il tempo della sostituzione del governo della
“tecnica” economico-finanziaria al governo della “politica”
democratica. Così, si spiegano le “ineludibili riforme” – come
sono state definite –, ineludibili per passare da una costituzione
all’altra.
La difesa della Costituzione è dunque innanzitutto la promozione
di un’idea di società, divergente da quella di coloro che hanno
operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per
manometterla formalmente. È un impegno, al tempo stesso, culturale
e politico che richiede sia messa in chiaro la natura della posta
in gioco e che si riuniscano quante più forze è possibile
raggiungere e mobilitare. Non è la difesa d’un passato che non può
ritornare, ma un programma per un futuro da costruire in Italia e
in Europa.
2. Eppure, per quanto si sia fatto per espungerla dal discorso
politico ufficiale, nel quale la si evocava solo per la volontà di
cambiarla, la Costituzione in questi anni è stata ben viva. Oggi,
ci accorgiamo dell’attualità di quell’articolo 1 della
Costituzione che pone il lavoro alla base, a fondamento della
democrazia: un articolo a lungo svalutato o sbeffeggiato come
espressione di vuota ideologia. Oggi, riscopriamo il valore
dell’uguaglianza, come esigenza di giustizia e forza di coesione
sociale, secondo la proclamazione dell’art. 3 della Costituzione:
un articolo a lungo considerato un’anticaglia e sostituito
dall’elogio della disuguaglianza e dell’illimitata competizione
nella scala sociale. Oggi, la dignità della persona e
l’inviolabilità dei suoi diritti fondamentali, proclamate
dall’art. 2 della Costituzione, rappresentano la difesa contro la
mercificazione della vita degli esseri umani, secondo le
“naturali” leggi del mercato. Oggi, il dovere tributario e
l’equità fiscale, secondo il criterio della progressività alla
partecipazione alle spese pubbliche, proclamato dall’art. 53 della
Costituzione, si dimostra essere un caposaldo essenziale d’ogni
possibile legame di cittadinanza, dopo tanti anni di tolleranza,
se non addirittura di giustificazione ed elogio, dell’evasione
fiscale. Ecco, con qualche esempio, che cosa è l’idea di società
giusta che la Costituzione ci indica.
Negli ultimi anni, la difesa di diritti essenziali, come quelli
alla gestione dei beni comuni, alla garanzia dei diritti
sindacali, alla protezione della maternità, all’autodeterminazione
delle persone nei momenti critici dell’esistenza, è avvenuta in
nome della Costituzione, più nelle aule dei tribunali che in
quelle parlamentari; più nelle mobilitazioni popolari che nelle
iniziative legislative e di governo. Anzi, possiamo costatare che
la Costituzione, quanto più la si è ignorata in alto, tanto più è
divenuta punto di riferimento di tante persone, movimenti,
associazioni nella società civile. Tra i più giovani, i discorsi
di politica suonano sempre più freddi; i discorsi di Costituzione,
sempre più caldi, come bene sanno coloro che frequentano le aule
scolastiche. Nel nome della Costituzione, ci si accorge che è
possibile parlare e intendersi politicamente in un senso più
ampio, più elevato e lungimirante di quanto non si faccia
abitualmente nel linguaggio della politica d’ogni giorno.
In breve: mentre lo spazio pubblico ufficiale si perdeva in un
gioco di potere sempre più insensato e si svuotava di senso
costituzionale, ad esso è venuto affiancandosi uno spazio pubblico
informale più largo, occupato da forze spontanee. Strade e piazze
hanno offerto straordinarie opportunità d’incontro e di
riconoscimento reciproco. Devono continuare ad esserlo, perché lì
la novità politica ha assunto forza e capacità di comunicazione;
lì si sono superati, per qualche momento, l’isolamento e la
solitudine; lì si è immaginata una società diversa. Lì, la parola
della Costituzione è risuonata del tutto naturalmente.
3. C’è dunque una grande forza politica e civile, latente nella
nostra società. La sua caratteristica è stata, finora la sua
dispersione in tanti rivoli e momenti che non ha consentito di
farsi valere come avrebbe potuto, sulle politiche ufficiali. Si
pone oggi con urgenza, tanto maggiore quanto più procede il
tentativo di cambiare la Costituzione in senso meramente
efficientistico-aziendalistico (il presidenzialismo è la punta
dell’iceberg!), l’esigenza di raccogliere, coordinare e potenziare
il bisogno e la volontà di Costituzione che sono diffusi,
consapevolmente e, spesso, inconsapevolmente, nel nostro Paese,
alle prese con la crisi politica ed economica e con la
devastazione sociale che ne consegue.
Anche noi abbiamo le nostre “ineludibili riforme”. Ma, sono quelle
che servono per attuare la Costituzione, non per cambiarla.
Lorenza Carlassare
Don Luigi Ciotti
Maurizio Landini
Stefano Rodotà
Gustavo Zagrebelsky
trovate anche una pagina facebook che si chiama costituzione: la
via maestra ed un sito www.costituzioneviamaestra.it
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