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Spaccio, degrado, sicurezza: l'assemblea di piazza Grimana
Spaccio, degrado, sicurezza: l'assemblea di piazza Grimana
Ora che calano le iscrizioni all’università e aumenta la presenza di spacciatori, sembra risvegliarsi l’anima legalitaria di Perugia. E' mancato il riferimento al quadro generale: la crisi, il continuo attacco al diritto allo studio, la mancanza assoluta di una politica di redistribuzione della ricchezza che rivitalizzi l’economia reale
Dai promotori dell'iniziativa (“Piazza Grimana e dintorni” e “Perugia non è la capitale della droga”), quella di ieri sera era stata presentata come un'assemblea pubblica (o civica). Ma assemblea pubblica non vuol dire che si svolge in luogo pubblico, bensì che i cittadini sono chiamati ad intervenire e a discutere intorno ai temi all'ordine del giorno. Invece in piazza Grimana, nelle due ore e mezza di assemblea, il microfono è stato monopolizzato dai commercianti organizzatori e dagli esponenti delle istituzioni (Prefetto, Sindaco, Magnifico Rettore dell'Università per Stranieri, Assessore provinciale, ecc.) e lo spazio per la partecipazione dei numerosi cittadini intervenuti è stato molto ridotto. Il tema era “L’emergenza provocata dallo spostamento dello spaccio di droga in Piazza Grimana ”, argomento che è stato, fin dai primi interventi, collegato direttamente al degrado del centro storico. Certo, il degrado è innegabile, ed è diretta conseguenza dello spopolamento del centro dovuto a scelte sia economiche che di sviluppo urbanistico prese dall'amministrazione comunale da trent’anni a questa parte, ma non ha radici riconducibili allo spaccio, semmai lo spaccio ne è stato favorito, perché dove si lasciano spazi vuoti si crea il terreno ideale per la sua diffusione. Gli interventi necessari a ristabilire la dignità e la vivibilità di quel tessuto urbano sono da tempo indicati dalle varie associazioni che operano in città (rilancio del mercato coperto, recupero degli spazi culturali, potenziamento e razionalizzazione della mobilità pubblica, ecc). L’impegno, la perseveranza e la fantasia di cittadini di varie zone della città hanno sicuramente tracciato la strada da seguire: associazioni come “Viviilborgo” o “Fiorivano le Viole” (solo per fare qualche esempio), con le loro iniziative, rivitalizzano la città senza bisogno di grandi sponsor, ma semplicemente praticando una socialità che oggi ci sembra straordinaria ma che un tempo caratterizzava la vita collettiva di centri piccoli e meno piccoli. Ma un altro aspetto della rivitalizzazione del centro è legato alla chiarezza, da fare quanto prima, sulla giungla di affitti (molti dei quali sembrano essere in nero) delle pseudo abitazioni diventate rifugio di illegalità varie. A questo riguardo non si capisce bene quali siano le difficoltà di intervento, visto che il problema è antico. Finché quei fondi venivano dati in locazione agli studenti fuori sede, la cosa non scandalizzava nessuno. Infatti l’economia dei fuori sede, oltre all'interesse di chi affitta, sostiene anche gli affari di chi vende loro il cibo, i servizi, lo svago ecc; questi interessi hanno fatto chiudere un occhio sulla regolarità dei contratti e sulle condizioni igieniche degli alloggi e tollerato perciò la trasgressione alle norme. Ora che calano le iscrizioni all’università e aumenta la presenza di spacciatori, sembra risvegliarsi l’anima legalitaria di Perugia. Adesso qualcuno individua una relazione diretta tra le due cose, ma ne sbaglia l’ordine. Non calano gli studenti perché ci sono gli spacciatori, ma aumentano gli spacciatori perché sono diminuiti gli studenti. Negli interventi “istituzionali” non sono mancate assunzioni di responsabilità, appelli alla collaborazione, ammissioni di errori, rivendicazioni di risultati e, ultima ma non ultima, la rivendicazione della carenza di risorse. Quello che è mancato è sicuramente il riferimento al quadro generale: la crisi, il continuo attacco al diritto allo studio, la mancanza assoluta di una politica di redistribuzione della ricchezza che rivitalizzi l’economia reale. Tutte cose che non sono competenza precipua delle amministrazioni locali, ma che se vengono a mancare nelle linee guida di qualsiasi intervento, ne inficiano drasticamente l’utilità. Infine, riguardo allo spaccio, sarebbe il caso di chiarire una volta per tutte che in guerra, riuscire a disarmare il nemico è sicuramente la mossa vincente. Qual è l’arma più potente del crimine organizzato che gestisce il mercato della droga? L’enorme massa di denaro di cui dispone grazie al suo commercio! Non sarebbe il caso di levargli in un sol colpo la possibilità di realizzare questi straordinari guadagni? Non sarebbe il caso di liberare risorse investigative dall'azione di contrasto al piccolo spacciatore per concentrarle sui livelli più alti delle organizzazioni criminali? E' insomma giunto il momento di intraprendere la via che porta ad una soluzione del problema non onerosa e finalmente efficace, perché è l'unica capace di spazzare via il mercato clandestino della droga e limitarne fortemente se non eliminarne del tutto le conseguenze più drammatiche, come le decine di morti per overdose che ogni anno avvengono sul nostro territorio. Quella via si chiama LEGALIZZAZIONE Non è cosa che compete alle amministrazioni locali, ma possiamo intanto chiedere al Consiglio Comunale, al Sindaco, di impegnarsi nelle varie istanze (ad esempio associazione dei comuni) per una grande campagna contro le leggi proibizioniste che si sono dimostrate utili solo a trasformare disagio e disperazione in criminalità, garantendo clientela, manovalanza e lauti guadagni alle varie mafie.
(foto Umbria24.it)
Alba (Alleanza per il Lavoro, i Beni comuni e l'Ambiente) nodo di Perugia
Nome: paolo nebbiai Commento: in un breve articolo condensati in maniera chiara e sintetica i temi di fondo della situazione - sono esattamente della stessa opinione, grazie.