Per non morire di plastica
Sulla messa al bando delle stoviglie di plastica nella refezione scolastica: quanto costa la salute dei nostri bambini? quanto costano le tonnellate di plastica in stoviglie che ogni anno e ogni giorno la Gesenu si prende dalle scuole e porta a smaltire? I nostri Amministratori si sono poi posti il problema di cosa possa insegnare ai nostri bambini un rapporto quotidiano con l’alimentazione?
Lettera di un genitore e cittadino(dal Giornale dell'Umbria del 22 agosto 2013)
Da genitore di figli in età scolare, e da cittadino sensibile alle scelte culturali – oltre che politico-economiche – di questo Comune, sto seguendo con particolare interesse la battaglia di Ideazioni Civiche sulla messa al bando delle stoviglie di plastica nella refezione scolastica. Fortunatamente, i mezzi di informazione stanno dando risalto a questa istanza e, grazie a loro, possiamo seguirne lo svolgimento, con i resoconti degli incontri già effettuati sulla questione e le risposte che il nostro Comune, con la sua consueta lentezza, sta producendo in merito. Proprio leggendo il vostro giornale nelle settimane passate (30 luglio e 14 agosto), sono rimasto allibito nel cogliere tra le riserve dell’Amministrazione comunale solo questioni di ordine economico e burocratico, ovvero il problema di come ovviare ai costi “stimati per il ripristino delle lavastoviglie nelle scuole dove le cucine sono state smantellate” (ma quando è stato? e chi lo ha deciso? e con il consenso di chi?), a quelli “aggiuntivi per il personale che dovrebbe occuparsi delle operazioni di pulizia dei piatti”, e infine alla “necessità di rivedere il capitolato d’appalto per l’erogazione del servizio mensa nelle scuole”. Sono rimasto allibito, dicevo, perché si parla solo di soldi e di appalti quando a me la cosa più grave sembra essere quella di aver scelto di sostituire le stoviglie di ceramica con quelle di plastica senza aver previamente valutato – a fianco a risparmi tutti da verificare – il rischio che tale opzione poteva comportare per la salute dei nostri figli: solo ora, infatti, il Comune avrebbe incaricato i laboratori di una Asl per le analisi relative a eventuali rilasci di sostanze tossiche della plastica utilizzata per i piatti e le posate. Ma non basta: i nostri Amministratori (che avranno anche un nome e un cognome) non si sono poi minimamente posti il problema di cosa possa insegnare ai nostri bambini un rapporto quotidiano con l’alimentazione impostato proprio nella loro scuola, ossia nell’istituzione che dovrebbe educarli anche a una cittadinanza responsabile, sul modello sprecone dello “usa e getta”, gli avanzi di cibo buttati in un secchio assieme alla plastica, e ciò mentre il Comune dovrebbe invece incrementare la raccolta differenziata e, soprattutto, la cultura del riciclo. Come, del resto, non hanno considerato i rischi connessi alla delega a soggetti privati (quelle “cooperative” che, per lo più, gestiscono tale servizio) di un aspetto cruciale della salute dei nostri figli come quella della refezione scolastica, una delega assegnata con forme di appalto variegate, quindi difficilmente sottoponibili a verifiche serie e controlli unanimi di qualità. E allora sorgono anche altre domande da sottoporre a questi Amministratori così sapienti e lungimiranti nel calcolo dei costi: avete calcolato il valore economico della salute dei nostri bambini che avete messo così a rischio, o il dato verrà fuori assieme alle analisi della Asl? avete conteggiato i costi delle tonnellate di plastica in stoviglie che ogni anno e ogni giorno la Gesenu si prende dalle scuole e porta a smaltire? e quanto vale, per la comunità a cui appartiene, un cittadino educato a non sprecare le risorse energetiche e ambientali che ha a disposizione? E adesso una difficile: avete mai considerato che noi, affidando i nostri figli alle scuole che voi gestite, vorremmo tanto che ricevessero pure istruzioni su come salvarsi (almeno loro) dalla Catastrofe incombente?