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Non c’è più tempo. Che piazza Grimana riviva
Non c’è più tempo. Che piazza Grimana riviva
Il livello di insicurezza e di abbassamento della vivibilità di piazza Grimana, oggettivamente, sta toccando livelli preoccupanti
Il processo viene da lontano, dalle trasformazioni sociali ed economiche profonde che hanno attraversato la città, una antica sottovalutazione dei problemi, l’aumento del traffico delle sostanze alimentate da un ottuso proibizionismo.
Piazza Grimana deve essere ripensata, sia dal punto di vista dei flussi di traffico privato sia rioccupando gli spazi sociali, urbani ed edilizi, con progetti che prevedono la loro completa utilizzazione. La Società di Mutuo Soccorso tra gli artisti e gli operai di Perugia nelle scorse settimane ha avanzato una proposta che ripensa l’organizzazione e la funzione di un luogo strategico del centro storico della città, infatti scrive: “Piazza Grimana: Com’era, com’è. …Ma come sarà? Tra una piazza Grimana com’era: l’Arco Etrusco ed Università per stranieri (con i due lampioni liberty) inseriti e contenuti in uno spazio urbano che li fa specchiare l’uno nell’altra e conduce sguardi e passi su per via Vecchia. Una com’è: uno spazio senz’anima che esclude da sé Arco ed Università; un imbuto che accoglie un flusso continuo di auto, moto e grandi autobus provenienti da quattro strade convogliandoli in un unico stretto budello. Con i gas di scarico buttati addosso alle fragili pietre dell’Arco etrusco. Pensiamo possa esserci una nuova Piazza Grimana: con l’Arco restaurato, senza spartitraffico, senza auto parcheggiate in mezzo alla piazza e/o all’ombra dei due torrioni etruschi, attraversata da piccoli autobus navetta con traffico automobilistico ridotto. I due piazzali che siano un tutt’uno con il resto, marciapiedi rimessi a posto, turisti che abbiano a disposizione spazi dai quali poter tranquillamente ammirare l’intera piazza e, grazie ad essa, unire con lo sguardo Arco, Muro etrusco, facciata dell’Università, Chiesa di San Fortunato, panorama da via Cesare Battisti. E di notte illuminazione calda ed omogenea grazie anche, perché no?, ai due lampioni dell’Università da ritrovare che sarebbero le classiche ciliegine sulla torta. Tutto ciò non solo perché l’Arco etrusco è un imponente monumento, ma perché è un nostro simbolo. I simboli hanno un’anima che prende linfa dalla memoria, spesso la confondiamo con il ricordo, con gli aneddoti del passato. Invece la forza della memoria è evocativa, rivolge il pensiero al passato per produrre significati. Non sta con la testa girata all’indietro, ma aiuta ad immaginare cose future. Per questo è importante aprire lo sguardo dei singoli verso un bene comune come l’Arco etrusco. Parlare della sua forza simbolica, del suo futuro e di quello del luogo che l’ha sempre contenuto, perché riscoprendo l’anima dell’Arco etrusco e della sua piazza daremo animo alla nostra città”.
Pertanto occorre lanciare un confronto partecipato di idee e progetti tra le istituzioni, i residenti e gli operatori economici della zona che va da Porta Pesa a Via Pinturicchio a Piazza Grimana e le vie e piazze limitrofe. Nuovi progetti sociali e culturali ma anche repressione dura e intelligente dell’illegalità connessa al mercato delle sostanze stupefacenti. Nella consapevolezza che “più polizia e più repressione” non sono sufficienti senza una politica di prevenzione. Sono due anni che i generosi ragazzi del “Progetto Paul Beathes”, non stando con le mani in mano, hanno preso l’iniziativa concreta realizzando in estate l’occupazione di Piazza Grimana con iniziative culturali incentrate sulla musica, la pittura, la fotografia e la creatività.
Le ragazze e i ragazzi del Progetto Paul Beathens si sono accorti che la situazione sociale è sfuggita di mano, hanno reagito e hanno proposto soluzioni innovative. Progetto Paul Beathens in un suo documento scrive così: “Progetto Paul Beathens nasce come reazione agli ultimi avvenimenti di cui il centro storico della nostra città è stato teatro. Questa spirale di insensata violenza, culminata nei fatti dell’8 maggio scorso, porta a interrogarci sulle cause del disagio ad essa sotteso ma,soprattutto, sulla nostra capacità di reagire costruttivamente per contrastare il generale assopimento e la rassegnazione cui l’urbe perugina sembra essersi consegnata. La nostra e, speriamo, anche la vostra riflessione non può che muovere i primi passi da una vera e propria ricerca valoriale: è la ricerca dei nostri ruoli nei nostri spazi, la ricerca di una dimensione conviviale, di una struttura culturale, una nuova (antica) socialità. Questo a nostro avviso, l’unico antidoto all’isolamento e al vuoto culturale e creativo che pervade da troppo tempo Piazza IV Novembre e dintorni. A ben poco può servire la massiccia presenza di forze dell’ordine senza un risveglio delle coscienze civiche di tutti noi. Solo tornando ad essere protagonisti e attori della vita pubblica e politica possiamo combattere l’assenza di prospettive culturali partecipate. Ci sembra dunque fondamentale tornare a fare dell’aggregazione e della condivisione di spazi e idee lo strumento naturale e più alla portata di tutti per tornare a far rivivere la nostra città. L’apporto creativo e organizzativo, di cui il progetto PB si fa portavoce, punta a coinvolgere l’intera cittadinanza in eventi culturali e di socialità, volti a ritrovare quella convivialità perduta e a ricostruire un sano e attraente clima comunitario in forza di uno scopo comune. Non più solo grandi eventi che si fregiano dell’attributo culturale ma che in realtà richiamano grandi folle solo per meri tornaconti economici, nascondendosi dietro l’antica tradizione cioccolatiera -o musicale che sia- locale; vogliamo che le nostre piazze tornino a popolarsi di spontaneità e bagliori creativi, ad animarsi di tutti quei colori e suoni di una vita associativa il più possibile partecipata. PPB vuole quindi promuovere esperimenti di teatro in piazza, concerti, mostre all’aperto, musica dal vivo, laboratori, azioni di riqualificazione delle aree cittadine, assemblee pubbliche, eventi partecipati e condivisi per tornare ad essere cittadini partecipi e consapevoli”. Il progetto deve il suo nome a uno dei più illustri protagonisti della vita cittadina, Paolo Vinti, di cui Paul Beathens era lo pseudonimo. Da lui abbiamo ereditato la sua idea di città aperta e viva, perché il suo occhio verso la città, teatro di confronti umani, possa essere anche il nostro occhio, il nostro punto di vista, per poter auspicare che una città come Perugia, nel suo piccolo, possa tornare a vivere di socialità, di cultura.