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La mostra
All'interno dell'universo della pittura, Luciano Boccardini è forse l’ “ultimo” dei romantici. La sua è un’arte sentimentale, simbolica, surreale, pre-ideologica e per questo, a volte, è in grado di offrire una luce nuova sulle cose e sui soggetti che prendono forma in questo suo ultimo ricco e felice corpus di opere. Come nella poesia simbolista, spesso anche i soggetti della pittura di Boccardini emergono dalla realtà oggettiva, ma sulla tela si mescolano ai sogni, alle inquietudini, alle pulsioni dell’io più profondo del pittore per occupare lo spazio artistico liberi di alludere a qualcos’altro oltre la propria fisica essenza. Attraverso il vaglio dell’anima (o dell’inconscio, che dir si voglia)dal quale non sfuggono neanche i colori che, frequentemente, acquisiscono un vitale affrancamento dal reale, Boccardini giunge ad una rappresentazione schizomorfa dell’uomo contemporaneo (nel suo spaesamento temporale e logico), insieme agli stati d’animo che lo tormentano. Un breve accenno merita anche il modo di comporre di Boccardini. Dita, spatola, pennello, chiodi, carta vetrata, ecc. non sono semplici “attrezzi del mestiere” che usa per dare vita al quadro, ma sono essi stessi significati, esperienze ulteriori che amplificano la tensione conoscitiva ed impongono, quasi, allo spettatore una continua volontà di ricerca e di confronto con la complessa ambiguità del presente. Il quadro diventa anche un “campo di battaglia” nel quale, spesso, la grazia dei colori e dei soggetti si unisce alla rabbia del graffio e della lacerazione.
Pertanto l’universo dell’artista è malinconico, a tratti cupo, pregno di inquietudine, ma di ciò Boccardini non si compiace. Come accade agli utopisti e ai sognatori le sue opere sono in grado di trasmettere a colui che guarda una strabiliante carica di primitiva gioia o di speranza: a volte è racchiusa in un punto di colore vivo o nella linea vorticosa del disegno, altre, invece, è il volo di un uccello, lo sguardo dolce-amaro di una maschera, un palloncino colorato.
Ha scritto il regista greco Theo Anghelopulos che quando finiscono le parole che parlano di speranza, quando i sognatori tacciono, allora arrivano i manager: la società si trasforma in un mercato e la vita, schiacciata nella sua esclusiva dimensione consumistica, perde di significato. Ecco, una delle sfide dell’arte contemporanea è proprio quella di lottare contro la perdita di significato. Per essere autentica l’arte deve tuffarsi a capofitto nel baratro della vita, tentando di sfuggire al puro gioco ornamentale e deve mettere in luce, eternandoli nella rappresentazione estetica, gli orrori e gli incanti dell’uomo e del mondo. Così l’arte, con le sue varie tecniche e maniere, può offrire all’umanità un senso e una direzione. Questo è ciò che, da oltre un trentennio, tenta di fare la pittura “dolce e inquieta” di Luciano Boccardini.
Claudio Brancaleoni
L'autore
Luciano Boccardini è nato a Roma. Maestro d’arte, dopo essersi formato nell’ambiente romano, vive in Umbria a Pierantonio di Umbertide (dove ha lo studio). Insofferente verso qualsiasi tipo di rigido ingabbiamento in tendenze e correnti artistiche, ha intrapreso la sua personale via di ricerca artistica che lo ha indotto a proporre, nel corso di più di trent’anni di intensa attività, diverse forme e stili che spaziano dal figurativo all’astratto, attraverso l’iperrealismo e la geometria materica delle forme e dei colori.
Sue opere si trovano presso la Galleria d’arte contemporanea di Madrid, la Galleria d’arte Moderna di Stoccarda, La Modern art Gallery di New York, il museo di arte moderna di Roma, il Museo di arte contemporanea di Mosca.
www.boccardini.it