Il Circolo Legambiente di Perugia non intende certo entrare anche nella vertenza del Comitato Ferriera di Torgiano, del resto già portata avanti con forza e legittimamente dalla cittadinanza. E che riguarda l’impianto di lavorazione inerti e il Comune.  Ma rileva che la questione chiama un’altra volta in causa le Istituzioni che hanno permesso nel tempo lo sviluppo dell’abitato fino a inglobare industrie che creano problemi.  La situazione è anche nel comprensorio del perugino una costante, che si tratti di una distilleria (anche se l’unica sancita ad alto rischio)o un allevamento suinicolo, o un bitumificio ecc… Adesso i problemi, che ne conseguono, devono essere affrontati con risolutezza perché incidono profondamente sulla qualità della vita delle persone e la loro qualità ambientale, a cui hanno diritto. Questo principio vale per tutti i comuni, grandi o piccoli che siano e che magari hanno ottenuto riconoscimenti nazionali in forma spesso autoreferenziale. Il settore del “ciclo del cemento”, inoltre, esposto anche ad infiltrazioni malavitose secondo il nostro dossier sulle ecomafie, in Umbria rappresenta il più alto rischio per la salvaguardia di preziosissimi beni naturalistici e paesaggistici. Visto che spesso la lavorazione degli inerti alimenta una dissennata cementificazione del territorio e tale attività a volte viene svolta al di fuori delle regole. Come quando si rapinano i corsi d’acqua dei loro ricchi sedimenti litoidei. Vedi il caso dell’area “Ansa degli Ornari” a P.Valleceppi o la zona rivierasca del Tevere a S.Martino in Campo in località Piscinello-Teverina… Non è un caso che l’Umbria sia fra le regioni con il più alto fabbisogno e produzione di materiale lavorato nel rapporto metri cubi e numero degli abitanti. Anche perché ancora oggi gran parte del prodotto viene venduto fuori regione,mantenendo una speculazione commerciale fortemente punitiva per uno dei più delicati ecosistemi regionali.

Circolo Legambiente di Perugia