Dall’ominide all’omìno
Per un’antropologia ragionata sulla galassia dell’homunculus perusinus. Lunedì 6 maggio
Ma qual è il prototipo dell’homunculus perusinus? Omìni si nasce o si diventa? Ma chi è colui che, a Perugia, si può correttamente definire come omìno? Per intenderci: quello “col capèllo, che arduna j nguastiti tutti n fila” quando procede a passo di lumaca con l’Apetto, quello che va a funghi e ad asparagi alzandosi “avanti giorno”, quello che al mercato tratta e contratta con l’ortolano, quello che fa la fila con le ghirbe alla fontanella dell’acqua minerale al Pian di Massiano, quello che dichiara “l’orto vòl l’òmo morto”, quello che bazzica le donnine più economiche in zona Pantano, quello che si danna e fa i conti con la pensione che non basta mai, quello che sta tutto il pomeriggio al circolo a giocare a tressette per un caffè e poi fa la “bella per chi va a pagà”, quello che “stavolta l Perugia mamanco li vede” (e poi torna con la coda tra le gambe), quello che “o vince a bocce o mena ta la móje”, quello che “tanto èn tutti magnoni” (e capite di chi si parla), quello che “sta città è ardutta tutta na buca”. Walter Pilini proporrà una dissertazione libera su sportivi, cercatori di funghi e asparagi, guardoni di peripatetiche, abbigliamento casual, giocatori di bocce e carte, ballerini tardoni con tardone travestite da adolescenti, politici a tempo perso, tecnici della nazionale, pescatori e cacciatori... della 3/4^ età, in variante estiva e invernale. Sì, esattamente: l’omino. Prototipo insuperabile: il Gorino (al secolo Vittorio Gorini), “libero pensatore” di via dell’Oro, con le sue massime sui massimi sistemi. E non c’è da dire altro. Se non che l’omino siamo tutti noi e, perlomeno, il prototipo dell’omino costituisce una maschera, un tòpos, un paradigma di come non vorremmo essere e come forse, malgrado noi, ci ritroveremo a essere. L’antropologia dell’homunculus perusinus è stata studiata dal perugino della Pesa, Walter Pilini, maestro e dialettologo, storico della città e (ahi lui!) in predicato per diventare, a sua volta, omino. Un altro illustre studioso dell’ominitudine perugina è Ornero Fillanti, una vera miniera di aneddoti, amico di Nazzareno Banella, l’omino che scoprì al Toppo di Monteluce la tomba dei Cutu… e poi finì fregato sul compenso da riscuotere… L’esposizione dei due affabulatori verrà accompagnata da una rassegna fotografica di omini perugini, còlti in atteggiamenti emblematici, per la curatela dell’informatico del Dónca Leandro Battistoni. Il tutto nella splendido auditorium di Santa Cecilia, con l’accorta conduzione di Sandro Allegrini, che sarà “quarto tra cotanto senno”. Omino (potenziale) a sua volta. Ci sarà da divertirsi e… da riflettere sull’ominitudine perusina.
Lunedì 6 maggio, ore 17, (Auditorium di Santa Cecilia, via Fratti) Dall’ominide all’omìno. Per un’antropologia ragionata sulla galassia dell’homunculus perusinus (con Walter Pilini, Ornero Fillanti; diapositive di Leandro Battistoni)