Dinanzi alla follia
Dal blog Scuola per genitori
Dinanzi ad un gesto folle come quello compiuto ieri dall'uomo piombato
in Regione con in mano una pistola per vendicarsi di un "no" dato dalla
Istituzione assurdamente identificata nelle due impiegate barbaramente
uccise, le parole sembrano soffocarsi in gola, tanto é drammatica e
inaudita la sequenza di eventi.
Cercando peró di andare oltre il dolore, il cordoglio e il senso di
impotenza è bene riflettere. E la prima riflessione che mi viene
spontanea, e che voglio condividere con voi, è quanta responsabilità
condivisa ci possa essere in quella follia, che non nasce come un
fulmine a ciel sereno, forse era prevedibile quasi sicuramente
prevenibile. E in questo entrano in gioco non solo responsabilitá
reciproche di chi non ha tutelato l' incolumitá del giovane folle
attraverso tutto quello che avrebbe potuto e dovuto fare per
proteggerlo, aiutarlo e sostenerlo se, come sembra, aveva giá dato segni
di cedimento e di intemperanze.Ma a parte gli aspetti specifici di
questo singolo caso, che conosco anche poco, dovremmo cogliere questa
occasione per riflettere.
Allora penso che sia importante interrogarci su responsabilità più ampie
come quelle che investono il quotidiano di ognuno di noi in famiglia,
nel lavoro, nella società.
C'è una responsabilità educativa:
i bambini, i ragazzi, i figli, gli alunni vanno aiutati a crescere
comprendendo il significato delle regole, il valore dell'autorità,
l'accettazione del limite; vanno aiutati ad elaborare i "no" che servono
e aiutano ad affrontare quelli che verranno poi nella vita senza per
questo considerarli sconfitte personali e drammi interiori; sostenerli
nelle difficoltà per cercare sempre una via di uscita che li porti ad
avere fiducia in sé: va saputa sviluppare la loro capacità
di valorizzare le proprie risorse e le proprie potenzialità perché
possa pensare di potercela fare; vanno aiutati ad apprezzare il valore
dell'umiltà che li può portare, nei momenti difficili, a chiedere aiuto
agli altri evitando di ficcarsi in un vicolo cieco dove l'unica
soluzione può sembrare l'abbandono del campo.
Vedere il mondo ostile e contrapposto solo perché si é imparato a vivere
tutto in competizione con gli altri in una perenne gara con se stessi,
il benessere, il denaro ecc. porta ad una visione distorta del mondo e
delle relazioni.
Ritrovarsi in una continua giostra in cui conta solo vincere e
affermarsi consuma energie vitali e suggerisce un atteggiamento, molto
diffuso in questo nostro tempo, in cui si rincorre vanità, successo,
immagine facendone non una legittima aspettativa ma una causa di vita.
Sembra che senza questi elementi la vita sia cosí vuota da perdere
significato e diventare un bene qualsiasi, a totale e insindacabile
disposizione della persona interessata, spesso così fragile e isolata da
non provare il minimo attaccamento a quel bene supremo che è la vita
stessa. É importante allora che gli adulti sin da subito aiutino a
comprendere il significato laico ma etico della vita propria e degli
altri in un continuo impegno a vivere che vuol dire partecipare
attraverso la capacità di elaborare le proprie emozioni, positive e
negative.
Genitori e insegnanti
sono e devono sentirsi in trincea su questi temi, prima ancora che
sull' apprendimento e sull' insegnamento. Per evitare deviazioni future
occorre indicare la strada da subito, da piccoli, da giovani con il
coraggio anche di andare controcorrente, di essere contestati, di non
essere capiti... ma questo fa parte del gioco, un genitore non é un
amico é un accompagnatore che guida, indica e condivide... rinunciare a
questo ruolo educativo può voler dire creare un tale squilibrio da
mettere in gioco la tenuta familiare e anche sociale...
Quando spesso mi trovo con i ragazzi a scuola mi accorgo che parlo di
queste cose e loro le ascoltano interessati ma quasi stupiti, come se le
sentissero per la prima volta, come se nessuno gliele avesse mai
proposte come contenuto di riflessione...
E' quasi primavera, allora permettetemi questa metafora: stiamo attenti a
seminare quando è il momento, arrivare troppo tardi o non segui bene la
pianta nel suo fiorire potrebb essere rischioso per la sua
stessa esistenza.
Poi però c'è anche una responsabilità sociale:
Non possiamo negare che gli eventi suicidari si stiano moltiplicando a
dismisura, distribuiti ovunque nella nostra straziata Italia
manifestando un malessere diffuso nei confronti del quale ci si sente
così inermi, straziati, impotenti da gettare la spugna con un atto così
arrendevole che racconta da solo il dramma personale. Dinanzi a questo
straziante lascito anche la società, oltre che il singolo, deve
interrogarsi.
Non aver coltivato in questi anni un comportamento istituzionale vicino e
prossimo al cittadino, anzi a volte, ostile o vessatorio con regole con
alcuni molto ferree e con altri fin troppo elastiche può aver indotto
le persone a raggirare l'ostacolo, a cercare forme di sponsorizzazione
esterna o a pensare di potersi comprarsi tutto il disponibile e
anche l'indisponibile...
Tutto questo vuol dire affermare un principio di corruttibilità diffusa
che nella percezione del cittadino va anche ben oltre la realtà stessa:
essere premiati per un comportamento scorretto è di per sé una grande
diseducazione sociale.
Avere pensato di affrontare condizioni di difficoltà economica estrema
pensando che tartassare i cittadini, quelli che pagano, potesse essere
una risposta possibile mentre, per tanti motivi e altrettanti alibi,
troppo poco si faceva per i soliti, noti a tutti tranne che al fisco,
certo non ha giovato nel rapporto virtuoso fra stato e cittadini.
Avere assistito ai fin troppi funzionari e politici senza scrupoli che
nella commistione pubblico privato si sono dimostrati capaci delle
peggiori corruttele e frodi in barba alla lealtà ancora, fortunatamente e
fortunosamente prevalente nei cittadini comuni, non ha giovato a quella
immagine di autorevolezza che le istituzioni dovrebbero mostrare anche
come testimonianza di civismo e di compostezza.
Avere permesso la delegittimazione dei dipendenti pubblici, come ha ben
detto la nostra Governatrice ieri al TG, senza riuscirne a tutelare
immagine e zelo, ha favorito una caduta di credibilità su chi spesso si
trova, invece, ad affrontare il pubblico come interfaccia della
amministrazione stessa, assumendo su di sé, impropriamente ma
inevitabilmente, la responsabilità di scelte non sue.
Una società che fa crollare i propri valori etici e civili si avvia ad
un declino non solo morale ma anche delle coscienze e determina un
condizionamento negativo tale da indurre i cittadini a scaricare rabbie e
aggressività senza remore e ritegni contro chiunque si frapponga fra il
suo interesse e il bene pubblico: così come accade in molti servizi
pubblici aperti al pubblico, così come succede lungo le strade o nei
luoghi aperti dove le liti spesso travalicano i confini della
temperanza, così come capita ancora troppo spesso all'interno delle mura
domestiche dove le donne pagano ancora un prezzo alto al loro diritto
di scegliere liberamente e di tutelare la propria dignità. ( domani 8
marzo non sia solo una festa di facciata ).
In una società in cui ognuno si sente legittimato a perseguire il
proprio interesse o tornaconto a qualsiasi costo... c' è qualcosa che
non va.
Da troppo tempo ormai quanti provano a difendere il bene comune si
sentono in minoranza e debbono retrocedere davanti all'arroganza dei
tanti troppi prepotenti... non è un bel segno e qualcosa deve pur
suggerirci di fare per fermare questa decadenza morale e civica.
Penso che a margine di questo drammatico episodio che ha colpito
profondamente la nostra cittadinanza una riflessione seria e profonda,
personale e non solo, debba essere fatta per onorare quelle vittime
innocenti che ieri hanno pagato con la vita un prezzo eccessivo alla
propria lealtà istituzionale e al proprio senso del dovere. ognuno di
noi è padre o madre, svolge un lavoro e ha un compito con ruoli diversi,
alcuni molto importanti e decisivi per la nostra vita sociale... se
ognuno si impegnasse a fare il proprio dovere di cittadino onesto e
leale, così, semplicemente, daremo una nuova speranza a questo nostro
paese....
Dal blog Scuola per genitori
Antonio Artegiani
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