EINSTEIN E FREUD SUL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA GUERRA COME CONFLITTO D’INTERESSI
Tratto dal foglio informativo dell'associazione Le Vie della Salute - n.8 - 1/2009
(Il
presente articolo corrisponde al Capitolo 1.1. del saggio <Il
Brivido della Sicurezza; Psicopolitica del terrorismo, dello
squilibrio ambientale e nucleare> Ed Franco Angeli, Milano. 2007 .
L’indice intero ed altre informazioni si trovano in fondo )
Nel 1932 la
Società delle Nazioni pubblicò una corrispondenza
tra Einstein e Freud, sul “Perché la guerra?”.
Einstein, partendo da considerazioni su diritto e forza afferma che:
“la ricerca della sicurezza internazionale implica che ogni stato
rinunci incondizionatamente a una parte della sua libertà d’azione,
vale a dire alla sua sovranità.....” per “…creare
un’organizzazione sovranazionale che possa emettere verdetti di
autorità incontestata ed imporre con la forza di sottomettersi
all’esecuzione delle sue sentenze”.
Ricercando i
fattori che impediscono tale istituzione egli punta il dito contro le
responsabilità delle classi dominanti, avverse alla limitazione
della sovranità nazionale, e di coloro che “vedono nella guerra,
cioè nella fabbricazione e vendita di armi solo vantaggi mercenari
ed economici.” Einstein domanda retoricamente e si risponde: “Com’è
possibile che la minoranza ora menzionata riesca ad asservire alle
proprie cupidigie la massa del popolo, che da una guerra ha solo da
soffrire e da perdere?” e ancora: “Com’è possibile che la
massa si lasci infiammare con strumenti come la scuola, le
comunicazioni ecc. fino al furore e all’olocausto di sé? Una sola
risposta si impone: perché l’uomo ha dentro di sé il piacere di
odiare e di distruggere. In tempi normali la sua passione rimane
latente, emerge solo in circostanze eccezionali; ma è abbastanza
facile attizzarla e portarla alle altezze di una psicosi collettiva”.
Infine egli domanda a Freud: “Vi è una possibilità di dirigere
l’evoluzione psichica degli uomini in modo che diventino capaci di
resistere alle psicosi dell’odio e della distruzione?”
Freud nella
risposta non raccoglie i termini di “psicosi collettiva”e
“psicosi dell’odio e della distruzione” ed anzi tende a
spiegare questi processi umani come una dolorosa ma naturale
manifestazione della contrapposizione degli istinti. Egli afferma che
i conflitti d’interesse tra gli uomini sono in linea di massima
decisi mediante l’uso della violenza. Ma nell’evoluzione umana
“la forza muscolare è accresciuta o sostituita mediante l’uso di
strumenti; vince chi ha armi migliori o le adopera più abilmente.
Con l’introduzione delle armi, la superiorità intellettuale
comincia già a prendere il posto della forza muscolare bruta”.
Al predominio
del più forte si oppone l’unione di molti. L’unione fa la forza
e “la potenza di coloro che si sono uniti rappresenta ora il
diritto in opposizione alla violenza del singolo. Il diritto è la
potenza di una comunità. È sempre ancora violenza, pronta a
volgersi contro chiunque le si opponga, opera con gli stessi mezzi,
persegue gli stessi scopi; la differenza risiede in realtà solo nel
fatto che non è più la violenza di un singolo a trionfare ma quella
della comunità.”
La comunità
fin dall’inizio comprende elementi di forza ineguali. Il diritto
della comunità diviene allora espressione dei rapporti di forza
ineguali all’interno di essa. Le leggi sono fatte da e per quelli
che comandano, che concedono scarsi diritti a quelli che sono stati
assoggettati. Si evidenziano allora le due forze contrastanti nella
comunità: la tendenza a tornare dal regno del diritto a quello della
violenza, espressa da qualche potente, e gli sforzi dei sudditi per
procurarsi
più potere e per inoltrarsi dal diritto ineguale al diritto uguale
per tutti.
Freud
afferma che possono avvenire adeguamenti pacifici del diritto, ma
sono rari. Egli lascia un barlume di speranza: “Una prevenzione
sicura della guerra è possibile solo se gli uomini si accordano per
costituire un’autorità centrale, al cui verdetto vengano deferiti
tutti i conflitti di interessi.”
Il presente saggio è stato
preparato per il Congresso mondiale dei Medici per la Prevenzione
della Guerra Nucleare (IPPNW- International Physicians for the
Prevention of Nuclear War), Helsinki 7-10 settembre 2006.
Parti
del presente volume sono state pubblicate:
in inglese su
Medicine, Conflict and Survival
(organo della associazione inglese Medici per la Prevenzione della
Guerra Nucleare, sezione della IPPNW International Physicians for
the Prevention of Nuclear War, organizzazione premio Nobel per la
Pace) vol 23 nr 4, con il titolo Towards
a Policy of Human Security; Psychosocial contributions,
Londra, ott-dic 2007.
In
serbo su:
Ljudska Bezbednost (Human Security
rivista della facoltà della sicurezza Università di Belgrado) con
il titolo: Skriveni
psiho-socijalni koreni terorizma i nuklearna pretnija (Human
Security: The hidden psychosocial roots of terrorism and nuclear
threat),
nr V/1, Beograd ott 2007.
La
introduzione è stata pubblicata su: l’Osservatore
Romano
il 21 giugno 2008, pag 4, con il titolo Fisiologia
e patologia dell’insicurezza moderna; un saggio sulle radici
psicopolitiche degli squilibri contemporanei.
Indice
Introduzione
1. Premesse
1.1. La
discussione fra Einstein e Freud sul diritto internazionale e la
guerra come conflitto d’interessi
1.2. La sicurezza nella tradizione
politica
1.3. Crisi ambientale e sicurezza
multidimensionale
1.4. Il nesso fra sicurezza umana
ed economica
1.5. Postulati per un approccio
sistemico alla sicurezza umana
1.6. Aspetti psicologici della
crisi e delle scelte
2.
Fisiologia della sicurezza
2.1. Vulnerabilità, ambiente e
difesa
2.2. Aspetti psicosociali dei
conflitti
2.3. Risposte biologiche e
psicosociali al pericolo
2.4. Paura e percezione della
minaccia
2.5. L’intreccio fra
istituzioni, violenza e minaccia nucleare
2.6. Il nesso fra istituzioni
della sicurezza e lobbies
scientifico- industriali-commerciali
2.7. L’emergere della crisi
psichica collettiva ed i dilemmi dello stato nella sicurezza
interna
3.
Patologia della sicurezza
3.1. La frenesia dello sviluppo
3.2. Il consumismo e lo scarico
dei costi sull’ambiente
3.3. Vertice e
massa nelle polarizzazioni belliche.
L’esempio dell’ex Jugoslavia
3.4. Il nesso fra crisi economica,
psichica ed ambientale
3.5. Il concetto di terrorismo, i
rischi dell’antiterrorismo e del
terrorismo di stato
3.6. Possibili trappole per uno
stato democratico: la
mente viscerale e la patologia collettiva
3.7. La “gestione”
dell’angoscia di morte e la violenza speculare
3.8. Terroristi suicidi, masse
islamiche e masse occidentali
4.
Ipotesi per una terapia palliativa
4.1. Aspetti tattici e strategici
4.2. Il consolidamento democratico
delle istituzioni
4.3. Gli aspetti psicosociali
nella strategia generale
4.4. Il dimensionamento dello
sviluppo e la revisione interna ed esterna delle risorse
4.5. Indirizzi politici e
strumenti concreti dell’Unione Europea e dell’Italia
Francesco Tullio
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