Perugia, 28 novembre
2012
LettereRiformiste rivendica
l’eccellenza – internazionalmente riconosciuta - del sistema sanitario pubblico
italiano come pilastro di un Welfare che una drammatica congiuntura economica
destinata a durare chiede di rafforzare non solo per il benessere delle
popolazioni ma anche per la sostenibilità della spesa.
Il rafforzamento del
Welfare nel sistema sanitario
pubblico richiede interventi prioritari sul Servizio Sanitario Nazionale e
regionale a cominciare da una distinzione netta tra il servizio pubblico
delineato dalla legge di riforma del 1978, a carattere universale e
finanziariamente sostenuto attraverso la fiscalità generale, e l’iniziativa
privata costituzionalmente garantita e da ammettere ma senza i privilegi di cui
attualmente gode in una linea di tendenza decisamente incrementale.
Il discorso riguarda in
particolare la spesa corrente, che va ricondotta alla finalità di un servizio
pubblico equilibrato ed efficiente, al riparo da sprechi che ne limitano o
appesantiscono la gestione per due scelte che vanno corrette: in via primaria il
sottofinanziamento dell’assistenza sanitaria di base, territoriale ed
extraospedaliera, da sostenere anche con una ricerca scientifica orientata alla
salute e alla prevenzione; e in via derivata l’espansione di un’organizzazione
ospedaliera che – non coordinata con l’assistenza di base – lasciano intatte le
sacche di inefficienza e gli sprechi delle risorse che rendono difficile
l’assistenza sanitaria e sono causa di ulteriore sofferenza per chi ne ha
bisogno.
Entrambe le linee
presuppongono l’innalzamento del ruolo del medico di medicina generale inserito
in un distretto di base organizzato come fulcro di razionalizzazione della spesa
sanitaria, e come nucleo di partecipazione della popolazione per il controllo
sulla sostenibilità di una spesa che pur attestandosi nel confronto europeo e
mondiale su valori percentualmente bassi del Pil, con risultati eccellenti sul
piano della salute, si rivela nei fatti incapace di contrastare le nuove
tendenze della transizione epidemiologica, obiettivo primario della politica
sanitaria degli anni 2000 in un paese caratterizzato in termini positivi
dall’invecchiamento della popolazione e in termini critici dall’allargamento
dell’area del bisogno dei settori deboli della popolazione, residente ed immigrati.
Per quanto riguarda gli
investimenti, settore dove maggiormente si fanno sentire gli squilibri
territoriali e scientifici del sistema sanitario, occorre fissare centralmente e
regionalmente le priorità degli interventi dell’iniziativa privata, che non sono
conflittuali in linea di principio con la natura pubblica della sanità nazionale
a condizione che venga evitato il prevalere degli interessi privati nell’impiego
delle risorse con conseguente subordinazione della politica sanitaria a scelte
“viziose” nel campo dell’edilizia ospedaliera e delle connesse tecnologie
“pesanti” la cui espansione incontrollata, questa sì, può mettere a rischio la
sostenibilità del sistema
LettereRiformiste
In collaborazione con Guido Guarnieri e Marco
Petrella