Sui rifiuti in Umbria siamo in una situazione di colpevole e rischioso stallo.
Occorre puntare immediatamente su riduzione e raccolta differenziata spinta a cominciare dall’organico.
“In Umbria sui rifiuti siamo in una
situazione di colpevole
e rischioso stallo – si legge in una nota di Legambiente Umbria -
occorre agire immediatamente per la
piena attuazione del piano
regionale dei rifiuti a cominciare dalla testa del problema,
pianificando la
prevenzione a monte e cioè evitando che i prodotti diventino rifiuti.
Per quello che riguarda il ciclo di gestione
vero e proprio cominciamo col pianificare una raccolta differenziata
spinta su
tutto il territorio regionale, a cominciare dall’organico, coinvolgendo
attivamente i cittadini. In questo modo
facilitiamo anche le attività di quelle
imprese che come GreenAsm S.r.l (frutto di una alleanza tra
TerniEnergia
S.p.A. e ASM Terni S.p.A.) realizzando il biodigestore a Nera Montoro di
Narni,
dimostrano coi fatti, che il riciclaggio dei rifiuti non solo fa
bene all’ambiente, ma può diventare un pezzo importante della nostra
economia,
capace anche di creare profitti e nuovi posti di lavoro. A Nera
Montoro il trattamento industriale della frazione organica del rifiuto
post raccolta differenziata servirà a produrre energia e compost.“ "Ma in Umbria purtroppo - continua l'associazione ambientalista - sono
ancora in tanti a continuare a dibattere di rifiuti parlando esclusivamente
della chiusura del ciclo, di discariche ed inceneritori, trascurando la
valorizzazione delle filiere delle raccolte differenziate, del recupero di
materia ed energetico che consentono di trasformare i rifiuti da problema
ambientale in opportunità economica e industriale.”
Sarà per questo che, a parte qualche
rara e meritevole
eccezione, l’Umbria complessivamente è ben lontana da quel 65% previsto
per
legge alla fine del 2012, con il grave ritardo del territorio ternano,
così
come quello della Valle Umbra Sud (Spoleto e a Foligno) e con
l’aggravante di
una raccolta differenziata dell’organico che in tutta l’Umbria è gestita
in
modo approssimativo e inefficiente. Le misure di incentivazione e
facilitazione
per la prevenzione dei rifiuti devono essere assolutamente ampliate,
aumentando da subito il numero delle fontanelle per la distribuzione
dell’acqua
frizzante e i distributori di detersivi alla spina, che hanno incontrato
il favore dei
cittadini evidentemente molto convinti
della necessità di ridurre rifiuti. E sarà anche necessario
intensificare i controlli,
le verifiche e i monitoraggi del piano e del sistema di gestione del
ciclo di
rifiuti, che anche se fatti o programmati non sono serviti ad
incrementare
qualità e quantità di rifiuti differenziati. Tutto questo con il
risultato che la maggior
parte di rifiuti prodotti continuano ad essere smaltiti in discarica,
tutte per
altro in via d’esaurimento.
Non sarà forse che anche in Umbria si aggirano quei “poteri
forti” e quei “comitati d’affari” interessati alla gestione di nuovi
inceneritori dedicati (magari a patto che, come per le centrali nucleari, gli
investimenti siano pubblici ed i profitti privati) ed alla gestione di
discariche favoriti nella loro ricerca di “buoni affari” da quelle “emergenze”
- che l’esperienza campana ha dimostrato spesso essere create ad arte - ed è
sotto gli occhi di tutti che anche in Umbria c’è chi è sempre lì pronto ad
agitare, alla prima occasione lo spettro delle strade invase dai rifiuti.
Non è forse vero che sono in tanti ad accarezzare l’idea di
un ampliamento della discarica di Orvieto, il famigerato terzo calanco? La
soluzione, quella della discarica, più facile e redditizia per costruttori e
gestori ma la più disastrosa per l’ambiente, per le persone, per il paesaggio.
“Questa situazione di colpevole e rischioso stallo –
conclude Legambiente Umbria - impone un
radicale ripensamento del governo dei rifiuti nella nostra regione secondo i
criteri già previsti nelle norme
nazionali e nelle direttive dell’unione Europea e non ancora contemplati nell'attuale Piano dei Rifiuti. Occorre che
tutti, amministrazione regionale e amministrazioni locali, forze politiche,
associazioni, comitati, cittadini, siano disponibili a riaprire il confronto su
una nuova proposta di gestione dei rifiuti che stabilisca prioritariamente
misure di riduzione attraverso prevenzione, raccolta differenziata e
riciclaggio con recupero di materia ed energia e poi individui ipotesi
alternative all'incenerimento, senza escluderne in maniera pregiudiziale ed
ideologica nessuna tra quelle che possono servire a non far costruire
nuovi inceneritori dedicati ed a togliere l’alibi per qualsiasi emergenza vera
o presunta. "
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