I danni delle inondazioni
Prevenire costa molto meno che riparare i disastri, ma forse è proprio per questo che non si fa manutenzione
Ci risiamo. Ancora una volta a contare danni e a piagnucolare lo stato di calamità naturale. Tra dieci giorni già penseranno a tutt'altre questioni e in particolare alla prossima scadenza elettorale. Questo faranno i nostri amministratori regionali insieme alle forze politiche di cui sono espressione. I cittadini devono arrangiarsi come possono. Ogni quattro o cinque anni la stessa storia. Case capannoni centri commerciali interi paesi tutti sott'acqua. Centinaia di milioni di danni e la colpa sembra sia solo del Padreterno distratto. Mai una autocritica. Le campagne e in particolare le zone montane sono lasciate in abbandono e nell'incuria totale. La regimentazione delle acque non porta voti e per questo non viene presa in considerazione. Di investire sulla tutela ambientale neanche se ne parla. Della manutenzione dei fossi, dei torrenti e dei fiumi si parla solo a disastro avvenuto e solo per pochi giorni. Bisogna cambiare registro. C'è tanta disoccupazione e per questo vanno incentivati i giovani che vogliono tornare a lavorare la terra. Parallelamente vanno vanno tutelati i prodotti agricoli nostrani che devono trovare uno spazio commerciale sbarrando la strada alle importazioni dai paesi esteri. Deve finire questa cementificazione selvaggia con un consumo del suolo insopportabile specialmente nelle zone agricole di pregio di pianura. Se non si affrontano questi problemi alla radice ma si rincorrono i disastri e le emergenze, tra cinque anni se non prima saremo di nuovo a contare danni e paesi disastrati. Prevenire costa molto meno che riparare i disastri, ma forse è proprio per questo che non si fa manutenzione.