Primarie: non diteci chi, diteci che cosa
Ma non saranno vere primarie se il Pd presenta un solo candidato. Sviluppo edilizio, mobilità e relazioni sono le aree su cui i candidati devono esprimersi
Impazza il toto-sindaco, con i giornali locali impegnatissimi a lanciare ipotesi, nomi, facce, e addirittura una simil-votazione con le schede ritagliate dal quotidiano: ma da tutto questo non si capisce che cosa si prepara davvero per i Perugini. Non si capisce chi davvero è candidato o candidabile, perché i nomi sono intercambiabili come etichette, o come quei foglietti gialli per gli appunti con un bordo attaccato e il resto svolazzante. Ma soprattutto non si capisce che cosa vogliano dire quei nomi, chi li sostiene, e quali idee abbiano. Naturalmente, nelle interviste dei vari notabili possiamo leggere le cose più belle e rassicuranti: ambiente, cultura e socialità scorrono a fiumi come neanche durante l’ultima piena. Intanto, però, una cosa pare decisa: ci sarà una coalizione di centro-sinistra, che sceglierà il proprio candidato con le primarie, che si terranno a fine febbraio. Ci sono però molti distinguo: Rifondazione teme che le primarie la escludano da ogni possibilità, e che il Pd faccia man bassa, per cui chiede di decidere prima il “quadro regionale” (in parole povere, quanti a me, quanti a te): insomma, le primarie non servono, anzi è meglio non farle; ed infatti, con candidati già decisi, che si fanno a fare? da parte sua, il Pd vuol arrivare a primarie con candidati di partito: un altro modo per rendere inutile una votazione su un nome scelto dall’alto: a meno che non serva un plebiscito per lanciare la campagna elettorale. Le primarie hanno senso se in esse, all’interno di un minimo di quadro programmatico condiviso (ad esempio sul terreno dei servizi e della protezione sociale), si confrontano idee e proposte sul futuro della città, per le quali si propongono delle persone capaci di realizzarle. Ci sono nodi ormai ineludibili, su cui non basterà la spolverata di belle parole ma che richiedono scelte nette, chiare, e chiaramente contrapposte. L’esperienza ci ha mostrato che, se il centro-destra sarebbe certo una prospettiva ancor più devastante per la città, perché organicamente collegato a idee di speculazione e sfruttamento indiscriminato del territorio e delle relazioni interpersonali, nel centro-sinistra - pur dominando ancora una visione economicista oggi del tutto fallimentare - ci sono fermenti e insoddisfazioni che hanno bisogno di trovare spazio e ascolto, e rappresentazione. Propongo tre “groppi”, tre macro-aree (tralasciando qui ovviamente tanti altri temi importanti e urgenti) su cui i gruppi e i candidati dovranno esprimersi e confrontarsi senza artifici retorici: 1. lo sviluppo edilizio: la cementificazione dell’ultimo decennio ha esposto la città a una serie di tensioni insopportabili, che vanno dall’intrusione della malavita a rischi di inquinamento della sfera pubblica; è il momento di dare un netto taglio alle cubature complessive, di bloccare definitivamente le varianti in aumento, di impedire ogni altro centro commerciale, di investire in opere di utilità sociale e culturale, di salvaguardia del territorio e di recupero edilizio; 2. la mobilità: in una città largamente dominata dall’automobile, dopo il discusso intervento del minimetrò, è ora di pensare ad invertire la rotta e a privilegiare altre forme di mobilità, a cominciare da quella ciclo-pedonale, oggi penalizzata e impedita in tutti i modi; serve un impegno vero sulla Fcu come metropolitana per l’area nord-est; serve la fine di ogni investimento sulla gomma, come il Nodo di Perugia, per spingere tutte le risorse sulla ferrovia, intervenendo anche sulle resistenze degli attuali gestori; serve impedire ogni nuovo insediamento o struttura al di fuori della rete esistente di trasporto pubblico; 3. le relazioni sociali e culturali: occorre ricostituire il rapporto con i giovani e gli studenti, limitando lo strapotere dei locali notturni; occorre pensare ad uso non distruttivo del centro storico, visto non come “centro commerciale diffuso” ma come luogo di aggregazione polifunzionale, riportandovi in particolare le funzioni amministrative più significative e valorizzando la funzione residenziale; bisogna pensare il riuso del patrimonio (es. Mercato coperto) soprattutto a fini aggregativi e culturali, oltre che commerciali; bisogna rilanciare la partecipazione. Non sono scelte indolori: ma senza di esse, qualunque candidato non saprà scrollarsi di dosso la subalternità ai poteri forti che fin qui hanno condizionato lo sviluppo cittadino in senso speculativo.
Renzo Zuccherini
|