Il circolo Legambiente di Perugia è stato attivo per molti anni partecipando al dibattito socio-politico della città, discutendo sulle scelte del governo del territorio, esprimendo le sue idee pubblicamente anche criticamente. Per questo alla lunga è stato accusato di troppa autonomia, di non riconoscere le gerarchie associative, insomma di perseguire un’idea di volontariato ambientalista per quanto possibile legata al territorio e in forma diretta. Tanto che alla fine in questi giorni il direttivo del circolo è stato sciolto dalla presidenza nazionale. Le motivazioni così recitano “si è preferita una pratica di democrazia sostanzialmente partecipativa dove ci si adoperi come volontari orizzontalmente connessi e collegati con associazioni, comitati, movimenti e gruppi spontanei”. E, quindi “non si può che ritenere conclusa l’esperienza del circolo di Perugia per il quale non sarà prevista l’affiliazione a Legambiente per l’anno 2013”. Ora ci chiediamo come si giustifica un tale provvedimento così risolutivo nel periodo storico che stiamo vivendo in cui sono molto diffusi corruzione e malaffare. Mentre il circolo non perseguiva alcun intento speculativo, ma era composto da persone che dedicavano all’ambiente il loro tempo libero senza alcun ritorno economico. Anche perché Legambiente è un’associazione nazionale ben radicata, diffusa in tutto il territorio, che per questo dovrebbe dimostrare una sua apertura, una sua disponibilità al confronto anche con posizioni diverse, una sua eticità per il rinnovamento di un sistema socio-politico vecchio e ormai chiaramente al tramonto. E poi in un periodo di crisi così forte, dove l’ambientalismo è sempre meno una priorità ed è molto difficile promuovere il volontariato, un’associazione moderna e democratica non dovrebbe arroccarsi in un sistema di potere con i suoi schemi, i suoi verticismi, i suoi interessi.